Ceramica: una nuova pelle architettonica

Fa bene ai giovani che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro e fa bene all’industria ceramica, che si confronta con sguardi nuovi, freschi, meno banali.
La ceramica italiana da alcuni anni intesse collaborazioni con il mondo universitario. Quest’anno, in occasione dei 150 anni dell’Unità Italia, una delle modalità con cui lo fa è il concorso rivolto agli studenti di tutte le Facoltà di Architettura d’Italia, organizzato da Edicer in occasione di Cersaie 2011, in collaborazione con DNA associazione culturale e  con il sostegno del Politecnico di Torino, della Facoltà di Architettura di Firenze e della Facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza”.
Dedicata al tema “Una nuova pelle architettonica”, l’iniziativa consiste in un concorso di idee per la progettazione di una concreta realtà urbana, nelle città di Torino, Firenze e Roma, capitali storiche e quindi simbolo dell’Unità d’Italia.
Ai partecipanti è stato chiesto di progettare appunto una “nuova pelle architettonica” attraverso l’uso di materiale ceramico italiano utilizzato come rivestimento o parete ventilata scegliendo una tra le tre aree urbane d’intervento proposteStamattina a Cersaie è avvenuta la premiazione dei tre gruppi di studenti vincitori del concorso, alla presenza del presidente della commissione Formazione Scuola e Università di Confindustria Ceramica Emilio Mussini e di Paolo Di Nardo dell’Associazione culturale DNA, professionista affermato che affianca la sua attività a un intenso impegno accademico presso la Facoltà di Architettura di Firenze, dove è docente di progettazione del Laboratorio di Architettura II. Questi i vincitori del concorso di idee “Una nuova pelle architettonica”, che nel corso dell’evento hanno presentato al pubblico i loro lavori e dialogato con i moderatori. 
Andrea Galassi e Agnese Goletti– grupp AADeleven – hanno elaborato un progetto riguardante la città di Torino e in particolare piazza Statuto.
L’incarico prevedeva la soluzione di una situazione complessa, metropolitana, in cui convivono tre elementi urbani: un boulevard pedonale, un trafficato viale per le auto e i binari per l’alta velocità. L’obiettivo, veicolare una nuova identità della città. I progetto ha elaborato il concetto di tre velocità differenti, utilizzando componenti ceramiche per simboleggiare attraverso i tre colori della bandiera italiana l’anniversario dell’Unità d’Italia.  
Simone Chietti e Tommaso Clement– gruppo Archetipo – sono stati premiati per il loro progetto relativo alla città di Firenze e in particolare un muro di fine 800, posto sui vecchi viali di circonvallazione e che delimita il patrimonio Unesco. L’idea dei due studenti parte dal concetto di commemorare l’Unità d’Italia, nel suo significato etimologico di ricordare insieme. E per farlo propone una sorta di lezione di storia collettiva, fatta di testimonianze e citazioni. In questo modo – hanno spiegato – attraverso l’uso della ceramica abbiamo realizzato una proposta per reinterpretare il passato in versione moderna, attraverso time line risorgimentali, che lungo il muro uniscono le date relative ai principali fatti che hanno portato all’unificazione. Punti nel tempo che si infittiscono fino ad unirsi e a realizzare l’Unità.
Infine Germano Schillaci ha realizzato il miglior progetto relativo alla città di Roma, e in particolare una porzione di isolato del quartiere san Lorenzo. Un incompiuto, distrutto dalla guerra.
L’obiettivo era quello di completare con tematiche nuove e un nuovo linguaggio ciò che è stato interrotto, dimostrando una particolare sensibilità individuale in un contesto che presenta problematiche concrete. Schillaci è partito all’urbanistica, valorizzando la struttura a scacchiera presente, caratterizzata da una scansione ritmica ben precisa.
E utilizzando la ceramica come mediazione tra urbanistica ed edificio, restituendo quella continuità che era stata distrutta durante la guerra. “Questa collaborazione con il mondo accademico – ha detto Emilio Mussini – non è solo di natura didattica, ma un esercizio vero sul progetto, una sfida rivolta agli studenti che vuol essere anche una comunicazione verso chi, domani, utilizzerà la ceramica per l’impiego in nuove superfici. In questi progetti – ha aggiunto – si vede molto bene come l’atteggiamento verso il prodotto industriale sia stato libero, ma con una consapevolezza tecnica, per trovare la modalità idonea di utilizzo.
Da sottolineare che qui la ceramica qui è stata utilizzata in  modo da valorizzare e migliorare l’ambiente dal punto di vista estetico”.  “Attraverso questi progetti – ha commentato Paolo Di Nardo –  veniamo a contatto con la fragilità dei momenti creativi di questi giovani. Fragilità che però sono è anche la loro forza e il loro futuro.
È un’ulteriore testimonianza di ciò che sperimento nel mio lavoro con gli studenti, che questa è una generazione fatta di persone che se vengono stimolate sanno reagire. E infatti al concorso si possono osservare risultati di ottimo livello.
Qui veniva chiesta, inoltre, la capacità di comunicare un’idea forte e nello stesso tempo di utilizzare il materiale in un modo nuovo: come pelle, sfruttando l’occasione per creare lo spazio del tra: tra quello che è dentro e quello che è fuori”. Una sfida che questi ragazzi hanno colto e che hanno saputo vincere.     

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