La sicurezza partecipata

Sul fronte legislativo si è più volte intervenuti per rafforzare le regole per la sicurezza, enfatizzando le responsabilità di committenti e aziende. I risultati ottenuti sotto il profilo della riduzione degli incidenti, e specialmente di quelli mortali, tuttavia evidenziano una situazione nel complesso ancora insoddisfacente.
Nelle costruzioni si registra, infatti, ancora un elevato numero di infortuni, anche mortali (calo medio 2009 – 2008 – 12,2%, ma nelle costruzioni meno del 4%).
Ogni 100.000 occupati nei Paesi aderenti all’Unione Europea, il numero degli infortuni mortali sul lavoro rilevati per il 2007 dall’Eurostat è, in Italia, di 2,5, rispetto alla media UE di 2,1. Inferiori alla media sono Germania, GB e paesi scandinavi, mentre superiori sono la Spagna (2.3), la Francia (2,2), il Portogallo (6,3) e la Grecia (3,8).
La scarsa efficacia degli interventi a favore della sicurezza va imputata soprattutto al persistere di una distanza fra le prescrizioni normative e le pratiche realmente seguite.

Aumentare la consapevolezza e la responsabilità dei lavoratori contribuisce a ridurre il rischio di incidenti gravi, e la base per raggiungere quest’obiettivo è la ‘sensibilizzazione’ delle maestranze, dei committenti, di chi fa ispezione, dell’impresa.

Puntare sulla partecipazione è una strategia che può condurre ad esiti di particolare rilevanza, che un approccio puramente prescrittivo e sanzionatorio non riuscirebbe ad ottenere.
Come emerge dal progetto pilota condotto per la prima volta in Italia nel cantiere di Porta Nuova Garibaldi a Milano, un approccio partecipativo al tema della sicurezza comporta un notevole apprendimento in merito alle dinamiche reali dei processi di lavoro e la conseguente individuazione di linee di azione per migliorare la sicurezza, più adeguate allo specifico contesto e dunque potenzialmente più efficaci.
L’iniziativa ha consentito di sperimentare un approccio nuovo alla sicurezza, che ha il suo fulcro in una azione di indagine, ascolto e intermediazione non sanzionatoria in grado di intervenire nello spazio che divide le regole formali dalle prassi. Tale approccio favorisce lo scambio e la ricerca di soluzioni pratiche tra le diverse parti del cantiere conducendo, attraverso opportune metodologie di coinvolgimento, al confronto e all’elaborazione creativa.

L’ESPERIENZA DEL CANTIERE DI PORTA GARIBALDI A MILANO
Il progetto, ideato e sviluppato da Avventura Urbana, società esperta in progettazione partecipata, e dall’ing. Amaro della Gae Engineering, esperti nella gestione della sicurezza, e da Hilson Moran Italia, società di ingegneria multidisciplinare, è stato sperimentato dal committente Hines Italia SGR S.p.A. per conto del Fondo Porta Nuova Garibaldi e dal General Contractor Colombo Costruzioni.

La metodologia sperimentata si è basata sulla tecnica dello shadowing, un particolare tipo di osservazione partecipante in cui l’operatore segue come un’ombra la persona che vuole osservare per tutta la sua giornata di lavoro. Questa tecnica è finalizzata a ricostruire le prassi concretamente seguite dai lavoratori, osservando direttamente come vengono svolte e non chiedendo a loro di descriverle.
Complessivamente sono state realizzate sei giornate di shadowing che hanno permesso di stabilire un rapporto di maggiore fiducia con i lavoratori e di superare i racconti e le risposte standard finalizzati a non incorrere in sanzioni.
Alla fase di ascolto ed osservazione è seguito un “confronto creativo”, ovvero una fase di discussione con gruppi di tecnici e lavoratori, assistita da mediatori esperti, volta ad individuare possibili soluzioni ai problemi riscontrati. I lavoratori coinvolti hanno cooperato nella descrizione delle diverse cornici implicite che convivono nel cantiere, ossia dei diversi punti di vista (il più delle volte non dichiarati), che caratterizzano il modo con cui gli operatori vivono la loro attività in relazione alla sicurezza.

IL CONCORSO DI IDEE
Lo spostamento da una narrazione “stereotipata” dei problemi ad una reale ha permesso di costruire una base di conoscenza condivisa tra le diverse figure del cantiere. Da qui è nata la sperimentazione di un possibile modello per coinvolgere i lavoratori nella ricerca di soluzioni innovative, finalizzate a migliorare lo stato concreto della sicurezza sul luogo di lavoro, ricorrendo ad un concorso di idee denominato “La sicurezza ti premia”.

L’idea alla base del concorso è che esso possa costituire un’occasione in cui tutti gli attori coinvolti (lavoratori, tecnici della sicurezza, responsabili delle imprese) imparino a ragionare in un altro modo sul tema della sicurezza. Si è chiesto loro di adottare un’ottica esplorativa, creativa e collaborativa di “riduzione del rischio”, a partire da un rafforzamento della consapevolezza di chi conosce e vive quotidianamente il cantiere. Obiettivo, l’innesco di un processo di cambiamento culturale che aumenti la consapevolezza dei lavoratori nei confronti del rischio e delle norme di sicurezza.

Il concorso ha riguardato tre categorie:
1. Miglioramento dei dispositivi di protezione individuale o delle attrezzature
2. Miglioramento di procedure di sicurezza
3. Miglioramento della comunicazione in cantiere.
Complessivamente al concorso si sono iscritti 61 lavoratori che hanno prodotto 34 proposte.
I premi previsti erano 8 per un totale di 6.200 Euro e un Apple I-pad per l’idea più creativa.

I vincitori sono: Alessio Fantauzzo e Alberto Vinci (pontisti impresa MTN ponteggi); Ivan Pesclevei Vasilich, carpentiere (impresa Fabiano); Luigi Montini, preposto (impresa Fercarbo), Alexis Marchiori, addetto alla logistica (impresa Fabiano); Antonio Lazzoni, preposto (impresa Cefla); Emanuele Ghilardi, carpentiere (impresa CSEC); George Paunescu (impresa MAX); Andrea Salvalaio, carpentiere (CSC); Ashraf Moussa, pavimenti sollevati (impresa MDM); Giovanni Di Grazia, assistente di cantiere (Impresa REC Termoidraulica); Manuel Camera, elettricista (GB impianti).

“Il processo messo in atto ha dimostrato che cambiare l’atteggiamento degli addetti ai lavori nei confronti della sicurezza da passivo ad attivo è possibile – ha spiegato Iolanda Romano di Avventura Urbana -. La situazione tipica in cui si trova l’operaio di fronte ad una procedura complessa di sicurezza è quella di dover scegliere se bloccare la lavorazione (cosa che il più delle volte non può fare), oppure se svolgerla in una situazione di insicurezza. L’idea vincente nel concorso è quella che cerca una via intermedia e che individua la soluzione per svolgere le procedure in sicurezza ma nel modo più semplice, sicuro, economico e facile da realizzare. Si tratta di una prima sperimentazione che ha mostrato un approccio metodologico totalmente nuovo in questo campo e che andrà sviluppata in modalità più complesse, integrate alla fase di progettazione dell’opera oltre che di esecuzione e di valutazione dell’impatto”.
Complessivamente al concorso si sono iscritti 61 lavoratori che hanno prodotto 34 proposte. La maggior parte di esse vengono dall’esperienza, dall’osservazione e dal desiderio di superare alcune difficoltà. Le idee dei lavoratori sono state raccolte da un gruppo di facilitatori esperti durante brevi colloqui in cantiere e sono poi state restituite attraverso schede di presentazione che descrivono non solo la soluzione tecnica proposta, ma anche e soprattutto la ragione per cui il partecipante ha individuato proprio quel problema e proposto quella soluzione.

“Agli occhi di un esperto di sicurezza potrebbe sembrare, ad un primo sguardo, che molte delle idee raccolte siano ingenue o trovino soluzioni a questioni già risolte dalla normativa o ancora propongano soluzioni tecniche già presenti sul mercato dei DPI e delle attrezzature – ha detto Giuseppe Amaro di Gae Engineering -. La valutazione (e quindi l’attribuzione del punteggio) delle idee è stata invece orientata a premiare le proposte non tanto da un punto di vista tecnico ma dal punto di vista evocativo (“del processo”), ossia della loro capacità di suscitare una riflessione sulla sicurezza nell’ottica di ridurre la distanza fra procedure e realtà a partire da un rafforzamento della consapevolezza da parte degli stessi lavoratori. Più in generale si tratta di coinvolgere i lavoratori nella definizione di procedure sicure che possano costituire buone pratiche da diffondere, adottando anziché un sistema di controllo punitivo e sanzionatorio, un sistema di carattere premiale, come quello che è stato sperimentato nel concorso delle idee”.

Le idee da premiare sono dunque quelle che fanno capire che capovolgere l’atteggiamento verso la sicurezza, da passivo ad attivo, è possibile.
“I fenomeni partecipativi presuppongono che non debba esserci un alto ed un basso, un sopra e un sotto, ma solo e semplicemente una comunione di intenti di tutti i soggetti coinvolti per arrivare ad un medesimo obiettivo – ha spiegato Luca Giannelli di Hilson Moran Italia -. In questo caso l’obiettivo è quanto di più importante: la sicurezza, la vita. L’errore più comune che si commette è quello di considerare questo approccio “rivoluzionario”. Non è cosi! Le regole ci sono e vanno comunque rispettate. L’innovazione sta nel comprendere anche il punto di vista di coloro che normalmente vengono considerati un soggetto passivo del processo e renderli invece “partecipi”. Il sempre maggiore coinvolgimento delle maestranze infatti porterà con sé due aspetti positivi. Da una parte la raccolta di spunti concreti per un’applicazione più efficace delle norme, dall’altra la più immediata e “partecipata” applicazione delle procedure di lavoro derivanti dalle norme stesse”.

TRA LE SOLUZIONI VINCENTI
Categoria 1: miglioramenti dei dispositivi di protezione individuale o delle attrezzature. Primo premio
Se non cade è meglio: miglioramento di un supporto per attrezzi
di Alessio Fantauzzo e Alberto Vinci, pontisti, impresa MTN ponteggi
Durante la circolazione in luoghi di lavoro stretti, intricati e di difficile percorrenza sia in quota sia a terra, gli utensili che generalmente vengono agganciati ai cinturoni (chiavi inglesi, tenaglie, martelli, ecc) possono facilmente incastrarsi a parte delle strutture e cadere o far perdere l’equilibrio all’operatore che li indossa.
La tenaglia è un attrezzo che quasi tutti gli operai in cantiere utilizzano e la portano fissata alla cintura, con i manici infilati in un supporto di ferro, privo di sistema di bloccaggio.
La soluzione proposta è la modifica del porta tenaglia comunemente usato tramite raddoppio del supporto a spirale e aggiunta di una fascetta di sicurezza che faccia da blocco anticaduta.
Categoria 2: miglioramenti di procedure di sicurezza. Primo premio
In cordata sul solaio: dispositivo integrato per lineavita
di Luigi Montini, preposto, impresa Fercarbo
Le attività in quota rappresentano una delle lavorazioni a più alto rischio. In particolari casi, come durante la formazione dei solai, l’ancoraggio dell’operatore a punti fissi e sicuri è di difficile individuazione e non sempre risulta efficace; in particolare quando sui pilastri ci sono i ferri di ripresa, la rotazione a 360° di questo elemento viene bloccata dai ferri stessi, impedendo l’accesso all’intera area di lavoro. La soluzione proposta (progettata e realizzata) è un elemento diverso che prevede la predisposizione di una linea vita tesa tra due supporti fissati a due pilastri, così da permettere di: installare velocemente delle linee vita temporanee; coprire tutta l’area di lavoro, superando il problema della rotazione; dare maggior libertà di movimento dei lavoratori sul solaio; avere più punti di vincolo sullo stesso supporto. La soluzione aumenta l’operatività sui solai in presenza di ferri di ripresa e in assenza di protezioni collettive.

Categoria 3: miglioramento della comunicazione in cantiere. Primo premio
Un’immagine vale più di mille parole
di Antonio Lazzoni, preposto, impresa Cefla
Il numero crescente di lavoratori stranieri nelle imprese pone un problema di comunicazione rispetto alla lingua, lasciando dei dubbi sull’effettiva comprensione delle informazioni fornite nei momenti di formazione previsti per legge: spesso gli operai non comprendono a pieno le descrizioni delle procedure e al momento di metterle in pratica si confondono.
Si propone di realizzare brevi video, da utilizzare durante la formazione, che illustrino sia le procedure
da rispettare durante le lavorazioni, sia il modo corretto di indossare i DPI e utilizzare le attrezzature.

Premio speciale per l’originalità
Ci sono rumori e rumori: cuffie con sistema audio integrato
di George Paunescu, impresa MAX
Quando si indossano gli otoprotettori, non si è in grado di sentire alcun rumore, come per esempio un segnale di allarme o un rumore sospetto che lasci supporre un pericolo. Essere isolato e incapace di capire cosa succede intorno genera non solo una percezione, ma anche una reale condizione di scarsa sicurezza. La soluzione proposta prevede degli otoprotettori dotati di un sistema audio wireless che permetta di sentire i suoni esterni, ad esempio con microfoni posizionati più lontano della sorgente di rumore oppure affidati ad un compagno, che sarebbe così in grado di comunicare in qualunque momento con chi si trova acusticamente isolato.

LE AZIENDE MADRINE
Due grandi aziende hanno deciso di supportare la sperimentazione “Sicurezza partecipata”: 3M Italia Spa, uno dei principali fornitori di prodotti e tecnologie per la tutela dell’ambiente e la sicurezza sul lavoro, e Peri Italia Spa, azienda leader nel settore delle casseforme e delle impalcature di sostegno per cantieri.
Ciò che ha spinto 3M ad appoggiare il progetto è il suo allineamento con l’approccio dell’azienda, basato sulla convinzione che conoscenze, ricerca ed innovazione non sarebbero possibili senza un confronto continuativo con gli utilizzatori-lavoratori, con gli operatori di mercato ed i professionisti della sicurezza. Osservare da vicino le reali esigenze del mercato tramite un progetto di ricerca innovativo quanto ambizioso, utilizzando un processo partecipativo, ha per 3M l’obiettivo finale di mettere a punto soluzioni e DPI sempre più adeguati.
Anche per Peri il progetto “Sicurezza Partecipata” è coerente con il pensiero della società, da sempre convinta che la sicurezza andrebbe condivisa a tutti i livelli e vissuta come un plus valore e un incentivo al miglioramento del processo di costruzione anziché come un obbligo, un vincolo imposto dall’alto. Secondo Peri il vero problema non è la mancanza di regole, ma la difficoltà nel rispettarle e il concorso di idee, che ha puntato sulla gratificazione attiva dei lavoratori, non più attori passivi, ma personaggi chiave del processo, ha permesso di conseguire risultati condivisi, oculati e migliorativi.

DAL CANTIERE AL PROGETTO
Il processo sperimentale fin qui svolto e in fase di conclusione, si è concentrato sulla fase esecutiva del cantiere, uno dei momenti fondamentali della messa in atto della sicurezza, ma non l’unico.. Per intervenire in modo efficace è fondamentale poter estendere la sperimentazione anche alla fase precedente alla messa in opera dei lavori, ossia al momento in cui viene costruito il progetto architettonico e insieme a questo viene redatto il progetto della sicurezza.
È infatti quello il momento in cui vengono operate alcune scelte fondamentali sul modo in cui l’opera può essere concepita e realizzata.
L’obiettivo sarà quello di sviluppare un modello logico da applicare e perfezionare in un’opera di più grande respiro ed impegno, prevedendo una seria ed attenta attività di monitoraggio e valutazione, tale da poter mostrare chiaramente i diversi impatti che un approccio partecipativo può avere nella riduzione dei rischi, degli infortuni, nell’accrescimento della consapevolezza ed eventualmente anche nella riduzione dei costi.

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