Continua la crisi del settore delle costruzioni

Per il settore delle costruzioni è ancora lontana l’uscita dalla crisi.
Gli indicatori disponibili non evidenziano segnali di ripresa e le imprese esprimono ancora valutazioni di forte preoccupazione per i ridotti livelli di attività e per l’assottigliarsi del portafoglio ordini.
La domanda privata è ancora fortemente condizionata dal clima di incertezza innescato dalla crisi economica e finanziaria che induce imprese e famiglie a rimandare i propri piani di investimento; contemporaneamente la domanda pubblica risente della progressiva riduzione delle risorse per nuovi investimenti ed è inoltre costretta dai vincoli di spesa derivanti dal patto di stabilità interno che riducono la capacità di investimento nelle opere pubbliche.
I forti ritardi nei pagamenti alle imprese da parte delle amministrazioni pubbliche per lavori eseguiti ed il permanere delle difficoltà di accesso al credito incidono negativamente sulla gestione finanziaria delle imprese e costituiscono alcuni degli ostacoli alla ripresa del settore.
L’Ance stima nel 2009 una riduzione degli investimenti in costruzioni del 9,4% in termini reali rispetto all’anno precedente che si aggiunge al -2,3% del 2008 rispetto al 2007. Un’ulteriore flessione del 7,1% è prevista per il 2010.
In tre anni, dal 2008 al 2010, il settore delle costruzioni avrà perduto il 18% in termini di investimenti. Risultati particolarmente preoccupanti segnano alcuni comparti come quello delle nuove abitazioni, che avrà perso in tre anni il 30% del volume degli investimenti. Per i lavori pubblici la riduzione dei livelli produttivi è in atto da sei anni e nel 2010 gli investimenti saranno il 23% in meno rispetto al 2004.
In altri termini, dopo nove anni di crescita, i volumi di produzione del settore sono tornati ai livelli osservati alla fine degli anni ’90.
Il piano casa 2, sul quale erano state riposte molte aspettative per la ripresa del
settore, non decolla ed effetti sostanziali sui livelli produttivi si potranno manifestare
solo nel 2012 e 2013. La funzione anticongiunturale del piano casa è dunque
mancata.
La propensione alla spesa di investimento per la infrastrutturazione del territorio
negli ultimi anni ha subito un deciso ridimensionamento. Fra il 2003 e il 2009 il
valore dei lavori pubblici messi in gara è diminuito del 24% in termini reali.
Il valore delle gare pubblicate a gennaio 2010, inferiore del 10% rispetto all’importo delle opere bandite nel corrispondente periodo dell’anno precedente, conferma il proseguimento della tendenza negativa.
Anche il mercato immobiliare è in forte contrazione. Nel 2009 le compravendite di abitazioni hanno subito una riduzione dell’11,3% rispetto al 2008 e tra il 2006 ed il 2009 il calo risulta del 30% in presenza di una sostanziale tenuta dei prezzi di vendita. La contrazione del mercato sta riportando i livelli di abitazioni compravendute a quelli osservati a fine anni ‘90.
Esiste, però, un fabbisogno potenziale di abitazioni non soddisfatto. Con riferimento agli anni 2004-2008, il confronto tra abitazioni messe in cantiere e nuove famiglie fa emergere la mancanza di circa 350.000 abitazioni. Nell’attuale situazione economica e finanziaria il fabbisogno stenta a trasformarsi in domanda.
Per quanto riguarda la manovra di finanza pubblica per il 2010 si registra una riduzione delle risorse per nuove infrastrutture nel 2010 del 7,8% in termini reali rispetto all’anno precedente che va a sommarsi al -13,4% registrato con la manovra di finanza pubblica dello scorso anno, facendo registrare una riduzione complessiva del -20% nel biennio 2009-2010.
In particolare, l’assenza di stanziamenti per l’Anas per il 2010 determinerà un blocco nell’attività ordinaria dell’Ente nel corso dell’anno, con gravi conseguenze sullo sviluppo e la manutenzione di tutta la rete stradale.
Ma non è solo la riduzione degli stanziamenti a destare preoccupazione.
Serve un’accelerazione dell’effettiva realizzazione del Piano delle infrastrutture prioritarie, approvato dal Cipe il 26 giugno 2009.
Tale programma prevede investimenti infrastrutturali per un importo pari a circa 29,7 miliardi di euro, di cui 11,2 miliardi di euro di risorse pubbliche e 18,4 miliardi di euro di risorse private provenienti principalmente da concessionari autostradali.
Degli 11,2 miliardi di euro relativi a interventi finanziati con fondi pubblici sono stati finora confermati soltanto 6,6 miliardi di euro, dei quali:
– circa 1 miliardo di euro destinato alla prosecuzione di opere in corso;
– 3,2 miliardi di euro sono stati destinati alla realizzazione di interventi già affidati in passato a General Contractor che non sono in esecuzione e saranno attivati in tempi lunghi;
– 2,2 miliardi di euro corrispondono a gare ancora da bandire e quindi a risorse da attivare;
– 200 milioni di euro corrispondono a nuove opere bandite;
– 20 milioni corrispondono a nuove opere affidate.
Questi numeri dimostrano come lo sforzo compiuto dal Governo per reperire e programmare le risorse non abbia ancora prodotto, a distanza di quasi un anno, effetti significativi sul mercato delle nuove opere pubbliche.

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