La ceramica si fa con i vetri dei neon

Relux è una piastrella che in azienda definiscono «etica ad alta tecnologia».
La Polis manifatture ceramiche, poco meno di 50 milioni di fatturato con 270 dipendenti nel distretto di Sassuolo (Modena), ha lanciato questa piastrella in gres porcellanato riutilizzando vetro di scarto.
Il 40% del materiale è vetro dei neon fuori uso.
Fulminati. «Definiamo etica la piastrella – spiega Giorgio Campani, responsabile del progetto – perché rimette in gioco un prodotto che ha concluso il suo ciclo di vita. Abbattiamo gli scarti industriali, riduciamo l'uso di materie prime "nuove", tagliamo i trasporti e, al tempo stesso, garantiamo una qualità di durata, resistenza ed estetica simile agli altri gres porcellanati».
Ma soprattutto Relux rappresenta uno dei tanti modi con i quali il distretto della piastrelle, che ha pesantemente risentito della grande crisi, cerca di trovare nuove strade.
Con il filo conduttore della ricerca, innovazione e tecnologie pulite. Il pubblico comincia a riconoscere il "valore aggiunto" del riciclo e della sperimentazione: «Per il momento troviamo molta sensibilità nella fascia alta del mercato, soprattutto tra i professionisti. Architetti, in particolare. Non abbiamo ancora la signora Maria tra i clienti, ma sono sicuro che prima o poi arriveremo anche al pubblico più ampio, perché la coscienza ambientale sta aumentando e i clienti esigono sempre più prodotti ecosostenibili».

Relux è il risultato di una lunga ricerca che ha coinvolto Polis, l'università di Modena-Reggio Emilia e l'azienda Relight, che si occupa di raccolta, trattamento e recupero delle lampade fluorescenti.
Due anni di ricerche, poi il lancio sul mercato, con tanto di speciale menzione come miglior prodotto del premio Impresa-Ambiente della Ue.
 

Fonte ilsole24ore

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