In ritardo le isole, sul Piano Casa

Nove, più la provincia (autonoma) di Bolzano. Altre sei amministrazioni ci stanno lavorando, con il Governo che richiamerà al rispetto dei tempi, fissati da un accordo del marzo scorso.
È il Piano casa, la rivoluzione edilizia pensata dal leader del Pdl, Silvio Berlusconi, per rilanciare l’economia con segnali immediati, visibili, una trovata che ha saputo mettere d’accordo governatori di tutti gli schieramenti.
In questa operazione di restyling delle case degli italiani, la Sardegna – terra in profonda crisi, dove il settore costruzioni valeva 2 miliardi di euro all’anno – non si è ancora allineata alle regioni più veloci nell’approvare la legge. Mentre ci sono cinque regioni ancora senza un testo di legge, il nostro Piano casa si è fermato, prima delle vacanze estive, sulla porta della commissione Urbanistica del Consiglio regionale (prima dello sbarco in Aula) e lì ci rimarrà, almeno fino alla fine di ottobre. Mentre metà d’Italia ha già una disciplina in vigore, con decine di migliaia di cantieri già aperti e un’economia che potrebbe ripartire subito, fra imprese al lavoro e un sicuro miglioramento del livello di qualità del patrimonio edilizio.

Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Puglia e Lazio, con la provincia (autonoma) di Bolzano, hanno una legge già approvata fra aprile e giugno di quest’anno. Per prima è arrivata la Toscana (legge varata l’8 maggio), nel gruppo delle prime si è aggregata pochi giorni fa la regione Lazio. Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Campania, e Marche ci stanno lavorando, fra testi approvati e ormai in uscita dalle commissioni competenti. Sicilia e Sardegna sono nel terzo gruppo, con il disegno di legge appena arrivato in commissione. La disciplina introdotta dalle leggi regionali ha validità non superiore a 18 mesi dalla loro entrata in vigore.

Cosa sta accadendo in Sardegna? Il 16 luglio, il disegno di legge sulle “Disposizioni straordinarie per il sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo” è stato approvato dalla Giunta regionale. Il passaggio successivo, come per tutte le leggi, è stato in commissione Urbanistica: si è fatto in tempo a tenere una sola seduta, alla fine del mese scorso, prima dell’arrivederci a settembre. Il presidente dell’organismo consiliare, il gallurese Matteo Sanna (Popolo della libertà), alla riapertura dei lavori del Consiglio (fra dieci giorni) verrà nominato relatore del disegno di legge, incarico che gli consentirà di illustrare ai colleghi della commissione – dodici – il lavoro della Giunta sull’auspicato rilancio dell’edilizia nell’Isola. Subito dopo, comincerà la discussione, antipasto leggero di quello che accadrà in Consiglio. Dove un testo di legge come questo – scommettono i consiglieri più esperti – stimolerà un dibattito acceso. Previsioni: in una ventina di sedute, ovvero almeno un mese di tempo, il Piano casa diventerà finalmente una legge della Regione, immediatamente operativa. Tempi lunghissimi, rispetto all’emergenza Sardegna, dettati dal lungo lavoro di elaborazione del testo e dai necessari, inevitabili passaggi politici.

Perché puntare sulle costruzioni, sul miglioramento architettonico ed energetico delle case degli italiani? «Per favorire il rilancio dell’economia, rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie e per introdurre incisive misure di semplificazione procedurali dell’attività edilizia», questo l’obiettivo del Governo, quando il 31 marzo scorso si è firmato – con le Regioni e le autonomie locali – l’accordo per avere un Piano casa in ogni regione. Fra i punti principali dell’intesa, quello legato ai tempi: “Le Regioni si impegnano ad approvare entro e non oltre 90 giorni proprie leggi”, termine che non è stato rispettato. Cosa dovranno contenere le leggi regionali sul Piano per l’edilizia abitativa? Primo: “Regolamentare interventi, da realizzare attraverso programmi definiti tra Regioni e Comuni, al fine di migliorare la qualità architettonica ed energetica degli edifici entro il limite del 20 per cento della volumetria esistente di edifici residenziali uni-bi familiari o comunque di volumetria non superiore ai 1000 metri cubi, per un incremento complessivo massimo di 200 metri cubi”. Secondo: “Disciplinare interventi straordinari di demolizione e ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro il limite del 35 per cento della volumetria esistente, con finalità di miglioramento della qualità architettonica, dell’efficienza energetica ed utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale, ferma restando l’autonomia legislativa regionale in riferimento ad altre tipologie di intervento”. Terzo: “Introdurre forme semplificate e celeri per l’attuazione degli interventi edilizi… in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale. Tali interventi non possono riferirsi ad edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta”.

La legge licenziata un mese fa dalla Giunta prevede, in caso di ristrutturazione del proprio immobile, un incremento massimo del 20 per cento della volumetria esistente. La quota sale, come nel resto d’Italia, fino al 30 per cento “se previsti interventi di riqualificazione dell’intera unità immobiliare… tali da determinare una riduzione almeno del 15 per cento del fabbisogno di energia primaria”. Per gli edifici ad uso residenziale “e per i servizi connessi alla residenza” situati in zona F turistica, “nei 300 metri dalla linea di battigia sono ammissibili esclusivamente gli incrementi sino al 10 per cento del volume esistente, senza sopraelevazione, a condizione che siano finalizzati al miglioramento della qualità architettonica e del contesto paesaggistico”. In questo caso, la proposta di intervento dovrà ottenere la valutazione positiva della Commissione regionale per la qualità architettonica e paesaggistica, appena costituita. Per gli alberghi nella fascia dei 330 metri dal mare “è consentito l’incremento del 10 per cento della volumetria esistente alla data di presentazione” della richiesta di intervento. Confermato il premio di volumetria del 40 per cento per chi demolisce la propria casa entro i 300 metri dal mare, per ricostruirla oltre la fascia di massima tutela: un premio “a condizione che il lotto originario sia ceduto gratuitamente al Comune per destinarlo a finalità pubbliche”.

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