ANGAISA: prospettive di ripresa legate al “piano casa”

Partendo da un’analisi puntuale dei principali indicatori macroeconomici italiani e internazionali, CRESME ha fornito un dettagliato quadro congiunturale dei fenomeni recessivi in atto: dal 2008 si registrano, in Europa, una pesante flessione degli investimenti in nuove abitazioni e una sostanziale frenata del rinnovo. Nel periodo 2008 – 2010 si stima una forte contrazione delle abitazioni ultimate, che porterà complessivamente ad una “perdita” di quasi 900.000 abitazioni (-14,3% nel 2008 e -13,8% nel 2009), mentre per il mercato della riqualificazione si prevede nel 2009 un tasso negativo medio pari al -1,3%. Le prospettive per il breve termine indicano che la fase di ripresa sarà lenta e graduale: solo nel 2010 potranno essere colti i primi segnali di uscita dalla recessione, e quindi nel 2011 potrebbe registrarsi un primo dato positivo, con un complessivo +1,6%, legato soprattutto all’attività di riqualificazione e alle nuove opere del genio civile.
E l’Italia? La crisi economica più grave dal 1929 sta rapidamente producendo i suoi effetti negativi sull’edilizia, un settore per il quale era già in corso – dal 2006 – una naturale inversione di tendenza, dopo un ciclo di crescita che si era protratto, pressoché ininterrottamente, per circa 12 anni. La progressiva riduzione dei livelli di investimento e produzione nel settore delle costruzioni, porterà, secondo CRESME, in assenza di misure straordinarie di sostegno, ad una flessione del 15-20% in tre anni (con una perdita occupazionale rispettivamente pari a 300.000 o 400.000 unità): in sostanza, una perdita nel valore della produzione che va dai 30 ai 40 miliardi di euro.
Per quando riguarda il settore della distribuzione idrotermosanitaria, le stime basate sull’Osservatorio Vendite ANGAISA evidenziano un fatturato 2008 stimato in 13.758 milioni di €, mentre nel 2009 la flessione attesa è pari al -15%, con valori analoghi a quelli registrati negli anni 2004-2005, intorno agli 11.500 milioni di €.
Nel nostro Paese, una leva fondamentale per far ripartire il motore dell’edilizia è quello delle preannunciate misure legate al cosiddetto “piano-casa”, che consentirebbe di ampliare del 20% il patrimonio immobiliare delle abitazioni uni-bifamigliari italiane. Secondo la stima di CRESME, un’applicazione uniforme, sull’intero territorio, del “piano casa”, dovrebbe comportare circa 60 miliardi di investimenti aggiuntivi, considerando che almeno il 10% degli aventi diritto intraprenda l’attività di ampliamento. Il nuovo volano, che produrrebbe i suoi effetti sul 2010 e il 2011, consentirebbe di trainare l’edilizia abitativa fuori dalla crisi, almeno per i prossimi due anni. Resta da vedere quali saranno i tempi e i modi di attuazione del decreto, che le singole Regioni dovrebbero “recepire” entro il prossimo 30 giugno, varando apposite leggi che potrebbero ampliare o restringere la portata delle nuove misure. In ogni caso, la manovra complessiva porterà benefici rilevanti per l’intera filiera: dalle piccole imprese di costruzione ai produttori di materiali e componenti per l’edilizia, dai distributori ai progettisti.
Segnali incoraggianti emergono anche dall’indagine telefonica realizzata da CRESME, che ha coinvolto un campione di 3.767 famiglie intervistate nel mese di aprile, con l’obiettivo di verificare il comportamento delle famiglie nei confronti del mercato del recupero edilizio.
A fronte di una conoscenza diffusa della proposta di legge, volta a favorire gli ampliamenti delle abitazioni, (l’80% degli intervistati ha confermato di esserne a conoscenza) le proiezioni effettuate consentono di stimare l’esistenza di almeno 1 milione di famiglie interessate, che dichiarano di volersi avvalere del nuovo provvedimento per realizzare stanze (67%), locali di servizio (16%), bagni (7%) o piccoli appartamenti (2%), mentre 1.300.000 famiglie si riservano di approfondire la conoscenza delle modalità applicative (“devo capire meglio, ma lo farei”).

14° Convegno nazionale di ANGAISA – 20 e 21 maggio 2009

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