Casa: Governo e Regioni verso un testo condiviso

Il piano casa riparte da zero. Il Governo accantona il decreto legge, anche nella sua versione ridimensionata voluta martedì dal premier. Si apre un tavolo tecnico per cercare un minimo comun denominatore con le Regioni, da tradurre poi in disegno di legge o decreto legge, qualora la condivisione fosse davvero forte. Cancellato anche il preconsiglio di ieri, dedicato alla casa. “Il tavolo tecnico – ha detto il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto – entrerà nel merito di tutte le misure e concluderà il lavoro entro martedì prossimo; dopo ci sarà una nuova conferenza unificata per valutare il lavoro congiunto e anche lo strumento e il merito”.
Ancora più esplicito il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che pure si era a lungo speso per una mediazione che sbloccasse subito un decreto leggero con il consenso della Conferenza delle Regioni. “Il Governo – ha commentato – ha deciso di ritirare un decreto che, riguardando materie di competenza regionale, avrebbe sollevato discussioni e conflitti a non finire. Le Regioni hanno acconsentito a sedersi sin da subito al tavolo con l’obiettivo di raggiungere un accordo in tempi rapidi che vada nella direzione già indicata dal Governo: rilancio dell’economia, sostegno al settore edilizio, semplificazione delle norme nel rispetto delle competenze”. Il confronto riparte quindi non sulla base del decreto legge, ma di una ricognizione a tutto campo dei problemi del settore e dei freni che ne rallentano l’azione.
A intestarsi la vittoria sul rinvio è anche il leader del Pd, Dario Franceschini. “Il Governo – ha detto ha fatto marcia indietro, ora si discuta in Parlamento un vero piano casa e non un decreto cementificazione”. Alla fine è passata la linea dei Governatori del centro-sinistra, che, forti dell`appoggio del Quirinale, si erano opposti fin dall’inizio allo strappo del decreto legge. Si è capito subito che la mediazione di Formigoni ieri non avrebbe funzionato e che sarebbe stato meglio tenerla pronta per i prossimi giorni. Lo stesso Berlusconi ha introdotto la Conferenza unificata ieri mattina smussando tutti gli angoli e accorciando le distanze rispetto alla posizione delle Regioni. Non solo ha ribadito la volontà di raggiungere un accordo con le Regioni e ha escluso che l’ipotesi del decreto legge sia l’unica sul tavolo. E’ entrato anche nel merito delle bozze circolate nei giorni scorsi. “Non sono idee mie – ha detto il premier – nè la possibilità di acquistare il diritto di ampliare la casa dal vicino nè gli ampliamenti nei centri storici o nei condomini”. Il premier ci ha però tenuto a precisare che quello del Governo “non sarà un piano per sole villette, perchè il 50% delle abitazioni sono unifamiliari o bifamiliari”.
In effetti, i numeri distribuiti ieri da Confartigianato confermano quanto nei giorni scorsi aveva già detto il Cresme: l’intervento edilizio, pur limitato alle unità residenziali mono o bifamiliari, produrrà un effetto molto forte sul settore delle costruzioni. Per l’organizzazione degli artigiani il piano può contribuire a creare 97.965 posti di lavoro, aumentando del 5,3 per cento l’occupazione e del 4,8 per cento il fatturato del settore costruzioni. Il rapporto analizza l’impatto del provvedimento annunciato dal governo sulle piccole imprese fino a 50 addetti: stima in 11.484.582 le abitazioni potenzialmente interessate e in 300.114 il numero di interventi di ampliamento che potranno essere attivati per un maggiore fatturato complessivo di 10.804 milioni.

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