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Appuntamento domenica 28 dicembre 2008, alle 11.30 nell’Aula Magna della Facoltà di scienze dell’Università di Messina e alle 16.30 nell’Auditorium “Lucianum” di Reggio Calabria. In occasione del centenario del terremoto di Messina e Reggio Calabria, il WWF offre alla popolazione delle due città un’occasione per riflettere del territorio, dello Stretto e di altre storie con il "Monologo per le generazioni che verranno" di Mario Tozzi, geologo, ricercatore del CNR, autore e consulente di programmi RAI, che verrà presentato da Gaetano Benedetto, condirettore del WWF Italia.Il WWF Italia in questa occasione ricorda che l’area dello Stretto di Messina è considerata e riconosciuta universalmente come l'area a più alto rischio sismico del Mediterraneo, per lo scontro esistente tra la placca africana e quella euroasiatica. Nella mappa redatta del National Geographic, è individuata tra le 10 località più a rischio del globo terrestre, con periodicità di un evento disastroso ogni circa 80/110 anni.L’area, delimitata dalla Calabria e dalla punta nord orientale della Sicilia (Messina), detiene il primato di regione più sismica d'Italia (Boschi, Bordieri Terremoti d'Italia, Baldini e Castoldi 1998, pag. 15): in quest’area si sono verificati una ventina dei Big one (i più forti terremoti) italiani, sette dei quali concentrati in appena 125 anni: 1783, 1832, 1835, 1836, 1870, 1894, 1905, 1907, 1908.Ovvero, uno ogni 18 anni. Un’area dove sorgono: la città di Messina, che oggi conta 243.997 abitanti, è la terza città di rango metropolitano della Sicilia, tredicesimo comune d'Italia per numero di abitanti e la quinta città dell'Italia Meridionale (dopo Napoli, Palermo, Catania, Bari e la città); e la città di Reggio Calabria, che oggi conta 185.567 abitanti ed è la prima città della Calabria. E dove si calcola che se si ripetesse oggi un sisma di magnitudo analoga a quella del 1908 nella sola Messina (secondo percentuali che non vanno cumulate): gli edifici danneggiati sarebbero il 52%; quelli danneggiati in maniera grave sarebbero il 44%; e quelli che di cui è previsto il collasso sarebbero il 38%. Il WWF Italia rispetto alla situazione attuale denuncia: 1. Sia Messina che Reggio Calabria dispongono solo da pochissimo tempo di un piano comunale di protezione civile (Messina da settembre e Reggio da giugno, quasi un secolo dopo il grande sisma) ma le popolazioni di entrambe le città non sono informate adeguatamente e non hanno mai partecipato nel loro complesso ad alcuna esercitazione 2. ad oggi non esiste un sistema di allarme in caso di maremoto in nessuna località né tirrenica né ionica, sulle coste siciliana e calabrese dello Stretto di Messina 3. solo il 25% delle case di Messina e Reggio Calabria è in sicurezza antisismica 4. sia nell’area di Reggio Calabria che in quella di Messina negli ultimi 50 anni si è avuto uno sviluppo edilizio caotico e intensivo (la densità abitativa nel Comune di Reggio Calabria è di oltre 764,1 abitanti per Kmq e a Messina siamo oltre i 1.193,1 ab/Kmq, secondo il censimento ISTAT 2001 quando la media nazionale è di 198 ab/Kmq) e si sono costruiti edifici pubblici e privati e infrastrutture anche in aree a rischio idrogeologico come le fiumare. Questo è il fragile equilibrio di un territorio dove dovrebbe sorgere il ponte sullo Stretto di Messina. Il progetto redatto da una cordata capeggiata da Impregilo, prevede, la costruzione di un ponte sospeso ad unica campata presentato alla Valutazione di Impatto Ambientale nel gennaio 2003, risulta ancora più lungo del precedente. Il doppio impalcato stradale e ferroviario è lungo 3.300 m, più di 200 m rispetto al progetto precedente presentato agli inizi degli anni ’90 e le torri che lo sorreggono sono ancora più alte, 382,60 m (la torre Eiffel, per fare un paragone è alta appena 300 metri circa) rispetto ai 376 m del progetto del 1992. A questi dati sull’impatto dell’opera principale, si deve aggiungere lo sviluppo delle opere connesse: infrastrutture stradali (15 km) e ferroviarie (12 km).Progetto che venne aspramente contestato dalle principali associazioni ambientaliste anche per la sottovalutazione del rischio sismico e del delicato equilibrio idrogeologico. Lacune che sono state confermate recentemente dall’ingegnere Remo Calzona, professore ordinario di tecnica delle costruzioni presso la Facoltà di ingegneria dell’Università degli studi di Roma e già coordinatore del Comitato Scientifico della Stretto di Messina SpA, che nel suo libro “La Ricerca non ha fine – Il Ponte sullo Stretto di Messina” (pubblicato dalla Casa Editrice DEI – Tipografia del genio Civile srl – giugno 2008). ammette che nel progetto preliminare del 2002, diversamente da quanto documentato nel progetto del 1992, sono scomparse le faglie sotto le pile portando a pensare che queste potessero cadere in zone non interessate da faglie. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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