Senza l’attestato di certificazione energetica edilizia si affossa il risparmio energetico

Il Kyoto Club è sconcertato dall’emendamento presentato a firma del Governo, nel corso della seduta congiunta delle Commissioni di Bilancio e Finanza della Camera dei Deputati del 10 luglio, nel quale si prevede l’eliminazione dell’obbligo dell’attestato di certificazione energetica negli atti di compravendita o locazione degli edifici esistenti (abrogazione dei commi 3 e 4 dell’articolo 6 del decreto legislativo 192/05 che attua la Direttiva europea 2002/91/CE) e l’eliminazione della nullità dell’atto in caso di mancata presentazione della certificazione al compratore o al conduttore (abrogazione dei commi 8 e 9 dell’art. 15 del Dlgs 192/05).

“Una stralcio, questo, che indebolirebbe tutto il sistema della certificazione energetica degli edifici in Italia e che è in palese contraddizione con il recente decreto legislativo n. 115 del 30 maggio 2008 che lo stesso Governo ha voluto per accelerare la normativa che stabilisce un quadro di misure volte al miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia anche per l’edilizia”, ha detto Mario Gamberale, direttore operativo del Kyoto Club.
Un altro aspetto molto grave è che “tale emendamento va in aperto contrasto con una delle principali finalità della Direttiva europea 2002/91/CE – continua Gamberale – cioè quella che riguarda l’obbligo di informare i cittadini, tramite appunto il certificato energetico, sui consumi energetici dell’edificio”.

Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club “l’indebolimento della certificazione energetica degli edifici risulta tanto più incomprensibile in quanto si tratta di uno degli strumenti più efficaci per contrastare gli alti prezzi dell’energia”.
“Considerando il numero delle compravendite annuali di alloggi – spiega Silvestrini – la riduzione dei consumi indotta dalla trasformazione del mercato legata alla certificazione si può stimare cautelativamente in 80 ktep/a (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio). Al 2020 il risparmio cumulativo ammonterebbe a 6 milioni di tep”.
“Cioè, con questa semplice misura che porta evidenti vantaggi economici ai cittadini e al paese – conclude il direttore scientifico del Kyoto Club – si risparmierebbe cumulativamente una quantità di energia pari a 8 anni di produzione di una centrale nucleare da 1.300 MW che, nell’ipotesi più favorevole, entrerebbe in funzione non prima del 2020” (sono stati utilizzati gli stessi fattori di conversione tra kWh e tep utilizzati per l’idroelettrico, 1 TWh = 0,086 Mtep).
Sono state cancellate le norme che prevedevano, in caso di vendita di interi immobili o di singole unità immobiliari, di allegare all’atto un attestato di certificazione energetica (abrogazione dei commi 3 e 4 dell’articolo 6 del decreto legislativo 192/05 che attua la Direttiva europea 2002/91/CE) e che in caso contrario prevedeva la nullità dell’atto, (abrogazione dei commi 8 e 9 dell’art. 15 del Dlgs 192/05).
Il Kyoto Club chiede il ritiro dell’emendamento presentato dal Governo, ed è certo che alcune Regioni, come la Lombardia, che hanno già intrapreso un percorso virtuoso verso la certificazione energetica edilizia, basandosi proprio sul quadro legislativo offerto dalla 192, vedrebbero la propria normativa, messa a punto con fatica in questi anni, fortemente minata da questo provvedimento.

Pertanto la nostra Associazione chiede con fermezza il ritiro di questo emendamento perché, oltre che immotivato, è contrario alle disposizione europee e agli obiettivi di efficienza energetica che il nostro paese si è impegnato a raggiungere.

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