Via l’Ici dalla prima casa

A beneficiare del taglio inserito nel decreto fiscale saranno i proprietari di prima abitazione, con esclusione di ville, castelli, abitazioni di lusso. In tal modo si completa l’operazione avviata dal Governo Prodi con la Finanziaria 2008, che ha esentato di fatto il 40% delle abitazioni attraverso l’incremento delle detrazioni. L’abolizione dell’Ici sulla prima casa – ha osservato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi – consentirà «una spinta allo sviluppo. Intendiamo porre rimedio alla perdita di valore del potere d’acquisto delle famiglie, con il Paese che oggi registra crescita zero». L’intero pacchetto fiscale, comprensivo sia del taglio dell’Ici che della detassazione degli straordinari e delle parti variabili del salario, è stato coperto al momento per circa 2,7 miliardi, secondo quanto ha reso il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La rimodulazione della base imponibile per banche e assicurazioni e la stretta per le società petrolifere, ipotizzata in un primo tempo quale fonte di copertura del decreto, è rinviata a fine giugno. Sarà contenuta nel provvedimento che accompagnerà il prossimo Dpef. Nell’immediato si opera attraverso il definanziamento di alcune misure di spesa contenute nel decreto «mille proroghe» varato lo scorso febbraio nella fase finale della legislatura. «A titolo di esempio – ha spiegato Tremonti – vi è uno stanziamento di 2 milioni per l’apicoltura, che evidentemente serve a qualcuno per fare spesa pubblica personale». Non si tratta di «soldi sottratti alle tasche dei cittadini ma di trasferimenti fatti da palazzo a palazzo, cioè dal Bilancio dello Stato a diversi enti e strutture beneficiarie». Abbiamo tagliato – ha aggiunto Berlusconi – «i capricci di spesa e i regali agli amici della precedente amministrazione». Con l’Ici e l’intesa raggiunta con l’Abi per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati prima del 1° gennaio 2007 «togliamo un po’ d’angoscia che si era accumulata tra le famiglie», ha osservato Tremonti. Secondo quanto lo stesso ministro ha assicurato all’Anci, la copertura sarà integrale per i Comuni. Con la decisione di ieri, l’Ici, imposta che ha fatto il suo esordio nell’ordinamento dal 1° gennaio 1993 (garantisce un gettito totale di circa 10 miliardi), sarà d’ora in poi applicata solo alle seconde e terze abiltazioni, su capannoni e immobili commerciali e industriali, oltre che sui terreni edificabili, agricoli, sulle concessioni demaniali, negozi, studi professionali. Nel decreto sono state inserite le opportune compensazioni per quanti abbiano già versato l’imposta, ad esempio chi si è avvalso del modello 730. Nessuna novità invece per chi ha casa in affitto. Per i Comuni, è evidente che la restituzione del mancato incasso non potrà che avere carattere transitorio. La partita è rinviata all’autunno, quando partirà la discussione sul modello di federalismo fiscale che il Governo deciderà di adottare, tenendo conto che l’Ici, con tutti i suoi difetti, è un’imposta, è vero, poco amata dagli italiani, ma pur sempre uno degli strumenti in mano ai contribuenti per verificare, fatti alla mano, se nel proprio Comune il sindaco ha speso bene o male i soldi che gli sono stati affidati. Controllo che non verrà meno, poiché il gettito Ici dalle prime abitazioni non supera il 26% del totale, ma che potrebbe cambiare per certi versi natura. Tremonti ha assicurato che la compensazione per i Comuni sarà contestuale. «Speriamo che ce la rimborsino», commenta il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. A sollevare dubbi sull’operazione è Pierluigi Bersani, ministro ombra del Pd: «Per noi costa 2,5 miliardi, per loro 2,7 tra Ici e straordinari. Comunque, le abitazioni normali, o più modeste, sono già esentate grazie al Governo Prodi».

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