Protocollo di Kyoto, nessun taglio agli ecoincentivi

Nessun taglio ai fondi per l’attuazione del protocollo di Kyoto. Dal ministero dell’Ambiente assicurano che si sarebbe trattato soltanto di un errore di interpretazione del testo della nuova legge Finanziaria per il 2008, in discussione in Parlamento.
Il fondo rotativo. «Dal momento che non vi è alcun richiamo al fondo per le misure di attuazione al protocollo di Kyoto, si è creato l’equivoco della sua soppressione – dichiara Valerio Angelelli della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente -. Invece, proprio l’assenza di ogni esplicito riferimento comporta che le risorse vengano prorogate alle stesse condizioni, in quanto l’abolizione si sarebbe potuta disporre solo con una norma di legge che espressamente lo avesse previsto». Non solo: a riprova della sua esistenza, dal ministero aggiungono di aver presentato un emendamento alla Finanziaria per allungare la durata del finanziamento nel caso in cui il beneficiario in questione sia una pubblica amministrazione. Restano fermi gli stanziamenti già decisi per il triennio 2007-2009, che ammonterebbero a 200 milioni di euro all’anno da distribuirsi equamente su tutto il territorio nazionale. Ma il condizionale è d’obbligo: gli incentivi non sono stati ancora assegnati. La stesura del decreto interministeriale (fra Ambiente e Sviluppo economico), a cui spetta stabilire le norme di applicazione e le modalità di gestione, si è dimostrata complessa, sia per il funzionamento innovativo del fondo, sia per l’iter burocratico (una volta licenziato va poi approvato dalla Conferenza unificata, sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e di quella Stato-Città e Autonomie locali). Si tratta, infatti, di un fondo di garanzia che assegna non finanziamenti in contanti ma mutui a tasso agevolato. Dal ministero, in ogni caso, sono ottimisti e sono convinti che a breve il provvedimento dovrebbe concludere l’iter. E che entro circa un mese e mezzo dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Per quanto riguarda il meccanismo del fondo rotativo, le risorse vengono affidate in gestione dall’Ambiente alla Cassa depositi e prestiti e poi attribuite sotto forma di mutuo a soggetti privati (privati e imprese, enti eccetera) e pubblici (enti locali); mentre per il tasso applicato, in relazione agli aiuti per il fotovoltaico, siamo nell’ordine dell’1,5-2% (contro il 5-6% concesso in genere dalle banche).
Ma quali attività si vanno a sostenere? Nel 2002, con la ratifica del Protocollo, l’Italia si è assunta l’impegno di ridurre, entro il 2012, le emissioni nazionali di gas a effetto serra del 6,5% rispetto al 1990. Ma in verità si sta già lavorando sul periodo successivo, sul cosiddetto ‘‘Kyoto-2’’, con l’obiettivo europeo, entro il termine del 2020, di tagliare del 20% le emissioni di anidride carbonica e raggiungere il 20% di fonti rinnovabili di energia. I mutui concessi aiuteranno le imprese che adottano misure per diminuire le emissioni di anidride carbonica. Saranno finanziate operazioni quali l’installazione di impianti di piccola taglia che sfruttino fonti rinnovabili (primi fra tutti gli impianti fotovoltaici che utilizzano l’energia solare); l’installazione di impianti di microcogenerazione, che cioè recuperano e utilizzano il calore generato durante la fase di combustione; attività per l’efficientamento energetico degli edifici, per produrre energia evitando gli sprechi.
Questo sistema di razionalizzazione dei consumi, però, si aggiunge ai due già a regime, vale a dire quelli indicati come “Conto energia” e “Bonus energia”’.
Il “Conto Energia”. L’obiettivo è di far decollare anche in Italia il settore fotovoltaico, sull’esempio della Germania dove, paradossalmente, il numero di ore di sole è quasi la metà (in media 700 contro 1.300).
Il “Conto energia” (decreto interministeriale Economia e Sviluppo economico del 19 febbraio 2007) è il meccanismo in base a cui viene stabilito un incentivo e tariffe speciali per 20anni, destinato a privati, imprese ed enti pubblici che installino pannelli fotovoltaici. L’incentivo è proporzionale all’energia prodotta. Appena si comincia a creare energia il Gestore servizi elettrici (Gse) riconosce ed eroga una tariffa più vantaggiosa rispetto a quanto normalmente si spende per comprarla dalla rete elettrica, dopo di che si potrà decidere se vendere l’energia prodotta al libero mercato o al gestore di rete cui l’impianto è collegato.
Il “Bonus energia”. La legge Finanziaria per il 2007 (comma 344 dell’articolo 1 della legge 296/2006) ha previsto benefici fiscali anche per chi realizza opere di riqualificazione energetica con l’impiego di combustibili innovativi. I decreti attuativi della legge di bilancio hanno così aperto alle imprese l’accesso alla detrazione d’imposta del 55% per interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici (è il caso, fra gli altri, della sostituzione degli impianti di riscaldamento con l’installazione di pannelli solari). In più all’industria, oltre a questa agevolazione Ires e Irpef con un tetto che può arrivare a 100mila euro da scaglionarsi in tre anni, è stato concesso un ulteriore sgravio del 20% per la sostituzione di motori elettrici di vecchia generazione con nuovi impianti ad alta efficienza.

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