In Italia si è riunita l’industria Europea Pannelli: una risorsa per la UE

A fare gli onori di casa è stato Giuseppe Bini, presidente di Assopannelli, l’Associazione italiana di Federlegno-Arredo che riunisce i fabbricanti di pannelli e semilavorati in legno e che ha ospitato a Stresa le due associazioni europee EPF e FEIC, che rappresentano il settore che conta in Europa oltre 400 imprese e 11.150 addetti.
Non sono solo i numeri a fare dell’industria dei pannelli un settore significativo per lo sviluppo europeo, ma soprattutto la sua compatibilità ambientale, la possibilità di riciclo dei prodotti, la loro caratteristica di immagazzinatori naturali di anidride carbonica.
“Il nostro intento – ha spiegato il presidente di Assopannelli, Giuseppe Bini – è promuovere e far conoscere le caratteristiche di rinnovabilità del legno e la sua capacità di assorbire e immagazzinare anidride carbonica, sottolineando il ruolo strategico che sia l’industria forestale sia quella manifatturiera a base legno possono avere nella difesa dell’ambiente e nella lotta ai cambiamenti climatici.
I prodotti a base di legno, infatti, immagazzinano l’anidride carbonica presente nell’aria, sono consigliabili da un punto di vista ecologico e considerati a tutti gli effetti riserve di carbonio.
Il maggior uso di prodotti a base di legno permette quindi di estrarre più anidride carbonica dall’atmosfera creando un “pozzo di carbonio” che è una risorsa ambientale decisiva”.

Occorre sottolineare che la cosiddetta forest-based-Industry, a differenza del resto dell’industria, non è solo consumatrice di energia ma è anche in grado di crearne realizzando prodotti utilizzabili per fini energetici (ad esempio i pellets e le biomasse).
L’utilizzo dei pannelli in edilizia, inoltre, consente un risparmio di energia sia nel processo di costruzione, sia nella gestione dell’edificio.
Il legno infatti è in grado di creare un ottimo isolamento nei confronti sia del caldo, sia del freddo. In questo modo, oltre a risparmiare sul costo energetico dei materiali da costruzione, si risparmia sul fabbisogno energetico per la climatizzazione delle abitazioni.
“Dal punto di vista ambientale – ha continuato Giuseppe Bini – l’impiego del legno nell’edilizia offre vantaggi notevoli poiché, ad esempio, l’utilizzo avviene con basso dispendio d’energia.
L’energia che viene prodotta e riutilizzata durante il ciclo di produzione dei componenti in legno per l’edilizia, sommata all’energia ricavata dai prodotti legnosi riciclati al termine della loro vita, rendono il bilancio energetico dei prodotti legnosi particolarmente vantaggioso.
Questo spiega la crescita dell’uso di questa materia prima”.

Per dare le dimensioni di quale sia in Italia il beneficio per l’ambiente, bisogna pensare che il carico pro capite di emissioni, derivante dai consumi energetici, è pari a 9,8 t di CO2 all’anno e che una macchina alimentata a benzina, produce 186 kg di CO2 ogni 10.000 km.
Ciò significa che la CO2 immagazzinata in una casa realizzata totalmente in legno equivale all’emissione annua per consumi energetici di circa 10 italiani o alle emissioni annue per spostamenti in auto di circa 201 italiani (considerando annualmente 25.000 km/auto). (Fonte: ricerca “La casa in legno” – Busetto/Schmiedhofer)
“In particolare – ha sottolineato il presidente Bini – vogliamo promuovere l’impiego del pioppo, in ragione della maggiore capacità di assorbimento di C02 rispetto ad altre specie arboree e della sua minore esigenza di acqua per la coltivazione, un ulteriore contributo che queste piante offrono all’ambiente nel contrastare il fenomeno della desertificazione.
La nostra intenzione è quella di creare una sinergia fra agricoltura e industria, ovvero fra produttori e utilizzatori di questa importante materia prima.
Ci stiamo quindi muovendo in questo senso a livello regionale, nazionale ed anche europeo”.
Non meno significativi peraltro i numeri dell’industria nazionale dei pannelli, che conta 130 aziende che impiegano quasi 7.200 addetti con una taglia media (55,3 addetti per impresa) ben superiore alla media dell’intera filiera del legno-arredamento (5,1 addetti per impresa); esportazioni per oltre 500 milioni di euro in crescita rispetto al 2005 di quasi il 15%.
Un’industria importante, quindi, che si propone di utilizzare la crescita dell’inquinamento mondiale come opportunità per riproporre l’ecosostenibilità dell’utilizzo del legno, non solo perché rappresenta una materia rinnovabile, riciclabile e biodegradabile, ma anche perché costituisce un forte propulsore alla crescita e alla manutenzione dei boschi, fattore determinante per la preservazione di un equilibrio idrogeologico sul territorio, ma anche per il suo contributo economico al paese.
“Ogni anno – ha spiegato ancora il presidente di Assopannelli – il saldo commerciale della filiera del legno-arredamento è inferiore di circa 2,3 miliardi di euro a causa di una crescente importazione di materia prima legno, che potrebbe essere almeno in parte recuperata attraverso una gestione più oculata dei nostri boschi.
Un dato che da solo dimostra quanto sia necessaria la gestione di una politica forestale in Italia e un riequilibrio degli incentivi nell’utilizzo della materia prima.
Infatti le centrali a biomassa, create negli ultimi anni in Italia sulla base di significativi meccanismi incentivanti, attingono in larga parte agli stessi input dell’industria di riciclo del legno (pannelli, ma anche paste per carta) determinando fenomeni di distorta competizione per l’approvvigionamento di materia prima.
Purtroppo questa situazione distorta del mercato si ripercuote sui costi e la disponibilità di materie prime facendone una delle priorità dell’economia europea”.
Una recente ricerca del CERIS/CNR mette infatti in evidenza che l’utilizzo delle foreste e dei sistemi agro-forestali italiani è prevalentemente legato ad un uso a fini energetici (circa il 68% della destinazione dei prelievi forestali italiani) piuttosto che ad utilizzi industriali (32%).
“Dobbiamo essere consapevoli – ha concludso Bini – che la sostenibilità ambientale è una risorsa per il pianeta, ma anche per la nostra economia europea, che potrà anche a livello globale differenziarsi rispetto a paesi produttori più inquinanti.
In questo occorre però da parte delle istituzioni europee un forte riconoscimento del ruolo strategico delle industrie del legno nel quadro del Protocollo di Kyoto, ammettendo quindi formalmente il contributo positivo del legno al controllo dei cambiamenti climatici”.

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