Energia: l’Europa rischia di diventare sempre più dipendente dall’estero

Lo afferma una ricerca condotta dall’Isae in collaborazione con lo Iuss. Politiche specifiche che, anche alla luce di eventi ricorrenti quali blackout e crisi geopolitiche del gas, risultano ormai non più dilazionabili.
Le strategie orientate alla domanda dovrebbero ibridare l’intera gamma dei programmi per il conseguimento della Strategia di Lisbona, e, in particolare, quelli riguardanti lo sviluppo regionale, la coesione, la competitività e la cooperazione internazionale. Allo stesso modo, la R&S finalizzata dovrebbe essere largamente canalizzata in maniera da contribuire a piegare la domanda di energia in tutti i settori della vita economica e sociale.
Le strategie dovrebbero andare dalla riduzione vera e propria dei consumi, sostenuta da innovazioni tecnologiche che consentano di mantenere inalterati i livelli di servizio e di comfort, al raggiungimento di livelli sempre più elevati di efficienza energetica, che rappresenta una condizione indispensabile per accrescere la sicurezza.
Un miglioramento dell’efficienza energetica dell’1% l’anno fino al 2010 consentirebbe ai Paesi dell’Unione Europea di conseguire due terzi dei potenziali risparmi possibili, e potrebbe inoltre garantire il raggiungimento del 40% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
L’Italia, con la sua elevata dipendenza energetica e con un livello estremamente modesto di sfruttamento delle risorse rinnovabili, si trova in una condizione particolarmente critica. Per questa ragione, la questione dell’energia e la gestione della domanda hanno trovato uno spazio sempre più rilevante all’interno degli strumenti della programmazione dello sviluppo regionale e nella pianificazione locale.

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