Buzzetti, costruzioni ancora in crescita ma per le infrastrutture è emergenza

“Anche per il 2007 – ha dichiarato Buzzetti – le nostre previsioni sono positive, ma l’incremento dovrebbe essere più contenuto, e attestarsi sul +0,9%”.
Un risultato, ha spiegato il presidente dei costruttori, che si deve esclusivamente all’effetto di traino svolto dal comparto dell’edilizia privata, dal momento che per le opere pubbliche nel nostro Paese si è aperta una fase di vera e propria emergenza. Il 2007 sarà infatti, secondo le stime Ance, il terzo anno consecutivo di calo per gli investimenti in infrastrutture e questo, come ha sottolineato Buzzetti, rappresenta “un vero e proprio paradosso, specie se si considera che è proprio sull’ammodernamento infrastrutturale che si gioca una delle partite fondamentali della competizione futura”. Buzzetti ha poi spiegato le ragioni della crisi del comparto e del conseguente allarme della categoria. Prima tra tutte la drastica riduzione delle risorse destinate alle opere pubbliche, che dal 2004 al 2006 si sono praticamente dimezzate (-49,4%).
Una contrazione, ha detto il presidente dei costruttori, solo parzialmente recuperata dall’aumento del 23% previsto dalla Finanziaria 2007: un aumento, peraltro, pieno di incognite e di incertezze. I fondi per le nuove opere, sebbene in aumento, rischiano infatti di rimanere per il momento solo sulla carta, bloccati da lunghi e complicati processi autorizzativi e dalla lentezza delle scelte necessarie a garantirne l’allocazione ai centri di spesa.
Si pensi ad esempio al caso dell’Anas, che per poter utilizzare le risorse dell’ultima manovra (4 miliardi per il triennio 2007-2009 più 663 milioni per la Sa-Rc) deve attendere l’approvazione del proprio piano quinquennale di investimenti da parte di tutti i ministeri e Commissioni parlamentari competenti, oltre che dalla Conferenza Stato-regioni.
“Una procedura lunga e farraginosa, i cui effetti – ha sostenuto con forza il presidente dell’Ance – sono già osservabili nella sostanziale paralisi delle nuove iniziative dell’ente”. E questo vale anche per le Ferrovie, che stanno incontrando analoghi problemi per utilizzare le nuove risorse. Ma a pesare sul mercato delle opere pubbliche c’è anche il problema dei trasferimenti “a singhiozzo” alle stazioni appaltanti da parte del ministero dell’Economia – problema questo, ha dichiarato Buzzetti, che non fa che produrre costi aggiuntivi legati ai legittimi interessi di mora richiesti dalle imprese creditrici – e l’incertezza legata alla reale disponibilità del Fondo Tfr.
“Un fondo istituito per finanziare molti e importanti interventi infrastrutturali, ma di cui sarà possibile conoscere la reale consistenza – ha spiegato il presidente dei costruttori – solo dopo la trimestrale di cassa di settembre”.
In uno scenario così incerto l’Ance giudica positivamente la definizione del piano delle grandi opere da parte del ministro delle infrastrutture Di Pietro, che riduce il numero di interventi che usufruiranno delle procedure e delle risorse straordinarie della legge Obiettivo.
“Al di là del giudizio sul merito della selezione operata – ha precisato in questo senso il presidente dei costruttori – il nostro favore va al coraggio di una scelta mirata a restituire certezza alla programmazione e alla fattibilità delle opere ritenute prioritarie per il Paese. È ovvio tuttavia che la nostra richiesta forte è quella che venga garantita coerenza tra il programma degli interventi e la concreta attivazione delle risorse necessarie”. Naturalmente le sole grandi opere non bastano a risolvere i problemi di ammodernamento infrastrutturale del Paese. “Non meno cruciali per l’efficienza e la competitività – ha detto infatti Buzzetti – sono gli interventi medi e piccoli, per i quali chiediamo con altrettanta forza l’impegno finanziario dello Stato, che attualmente risulta di gran lunga inferiore rispetto a quello dei maggiori paesi europei. Paesi che, pur disponendo di una rete infrastrutturale più moderna e sviluppata della nostra, continuano a investire più di noi”.
Buzzetti ha poi tracciato sinteticamente il quadro dell’andamento dei singoli comparti del settore nel 2006 e ha illustrato le previsioni per il 2007, sottolineando come le costruzioni si confermano uno dei settori portanti dell’economia italiana, capace di offrire un rilevante contributo alla produzione e all’occupazione del Paese. I dati dell’ultimo Osservatorio, del resto, lo dimostrano ampiamente: a partire dal 1998, infatti, i livelli produttivi del settore sono cresciuti molto più rapidamente del prodotto interno lordo (complessivamente +25,5% contro +11,3%). Non solo: il fondamentale ruolo di volano dell’edilizia, che oggi rappresenta il 9,9% del Pil, è evidente anche a livello occupazionale.
“Nelle costruzioni lavorano 1.900.000 persone – ha spiegato Buzzetti – che costituiscono il 27,4% degli occupati dell’industria e l’8,3% degli addetti di tutti i settori economici”.
Secondo le valutazioni Ance – ha detto il presidente dei costruttori affrontando nello specifico l’analisi dei singoli segmenti del settore – gli investimenti in abitazioni sono cresciuti nel 2006 del 3,6%. Per l’edilizia non residenziale privata lo scorso anno ha rappresentato l’inversione del trend negativo: dopo 3 anni di ridimensionamenti, infatti, gli investimenti hanno fatto registrare un aumento dello 1,5%. A completare i consuntivi 2006, i dati relativi all’andamento delle opere pubbliche, che – come detto – hanno fatto registrare una nuova diminuzione, pari all’1%.
Positive, complessivamente, le stime Ance per il 2007. La crescita prevista, dello 0,9%, deriva dalla previsione di uno sviluppo più moderato dell’edilizia abitativa (+1,1%) e di un modesto aumento dell’edilizia non residenziale privata (+0,4%). Previsto, anche nel 2007, un risultato negativo per il comparto, che si prevede pari a -1,5%.
Ma la presentazione dell’Osservatorio congiunturale è stata anche l’occasione per il presidente dell’Ance di ribadire le proposte – su infrastrutture, casa, lavoro e politiche fiscali – che i costruttori hanno di recente presentato al governo e che sperano siano recepite nel prossimo Dpef.
Sul fronte delle opere pubbliche, oltre a scelte chiare e coerenti e alla previsione di un meccanismo che renda automatico il trasferimento dei fondi alle stazioni appaltanti, l’Ance chiede – come ha sottolineato Buzzetti – di garantire un “percorso di recupero” delle risorse, che riporti gli stanziamenti ai livelli del 2003. Per far questo occorre che le nuove manovre di finanza pubblica, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, contengano un aumento di fondi pari ad almeno due miliardi di euro, naturalmente in aggiunta alle risorse necessarie ai programmi in atto di Anas e Ferrovie.
Sul fronte della casa l’Ance ha formulato invece una serie di richieste mirate a trovare soluzioni efficaci all’emergenza abitativa, soprattutto attraverso il potenziamento dell’offerta di alloggi a canone sostenibile. “Attraverso l’impegno congiunto delle imprese di costruzione e della pubblica amministrazione – ha spiegato in questo senso il presidente Buzzetti – è possibile la realizzazione di programmi misti, che contengano, cioè, alloggi da destinare all’affitto a canone sostenibile e abitazioni per la vendita immediata”.
In tema di lavoro, Buzzetti ha ricordato la proposta dell’Ance di prevedere meccanismi di premialità per le imprese regolari. Una proposta che va soprattutto nella direzione della lotta al sommerso e che, come ha precisato il presidente dei costruttori, trova concordi con l’Ance non solo i sindacati ma anche lo stesso ministro del Lavoro Damiano.
Tra le proposte più forti sul fronte delle politiche fiscali, infine, il ripristino dell’1% sui trasferimenti di immobili nei programmi residenziali, la proroga del bonus Irpef del 36% anche sull’acquisto di immobili ristrutturati da imprese, un nuovo regime Iva per le cessioni e locazioni immobiliari e l’estensione – non solo per un ulteriore anno, ma anche con riferimento ai fabbricati in corso di costruzione – della detrazione del 55% sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

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