Piano del colore di Portofino. Prima parte

AKZO NOBEL

Il Borgo di Portofino si trova lungo la linea costiera orientale della Provincia di Genova.
La particolare conformazione del territorio, che crea in questo luogo un’insenatura naturale di particolare bellezza, unita alla presenza di un piccolo Borgo peschereccio affacciato sull’acqua fanno di questo paese un sito di grande fascino.
Sono proprio i colori delle facciate del Borgo marinaro a renderlo identificabile e riconoscibile nel mondo. Portofino risulta inoltre essere parte sostanziale dell’omonimo parco naturale, che tutela e vigila sulle bellezze paesaggistiche circostanti e sul costruito del suo interno.

Inquadramento urbanistico
Il Piano del Colore interessa la parte del Borgo di Portofino che costituisce l’affaccio a mare, pertanto gli interventi avvengono su uno dei suoi elementi principali di bellezza ed attrattiva: le facciate dipinte.
Il Piano del Colore riguarda tutti gli affacci che costituiscono il fronte mare: la “piazzetta”
Piazza martiri dell’Olivetta, i due moli calata Marconi e Calata del Porto, via Roma – che collega Piazza della Libertà a Piazza dell’Olivetta – ed infine Via San Giorgio – che da Piazza dell’Olivetta porta alla chiesa di S. Giorgio.

Descrizione dell’esistente colore
Il colore presente sulle facciate degli edifici contribuisce a formare l’immagine paesistica dei luoghi, divenendo nei fatti uno degli elementi di forte caratterizzazione dei centri abitati insieme all’andamento orografico del terreno, alla posizione geografica, alla forma e dimensione degli edifici, ecc..
L’azione del tempo, l’incuria dei proprietari e la carenza di coordinamento degli interventi di manutenzione delle facciate influiscono in modo negativo sulla qualità della vita urbana.
Troppe volte le vecchie tinteggiature sono state sostituite da nuovi prodotti con caratteristiche chimiche sempre diverse, con un risultato che non sempre ha garantito una resa simile allo stato originale, con poca soddisfazione per l’operatore, l’Amministrazione ed il proprietario.

Motivazioni di progetto
Il Piano del Colore delle facciate di Portofino si propone di regolamentare il corretto svolgimento delle operazioni di coloritura e pulitura delle facciate o parte di esse per la riqualificazione dell’immagine del Borgo.
Le motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione ad adottare un Piano del Colore efficace e preciso possono così essere sintetizzate:
– acquisire una conoscenza più approfondita delle colorazioni,
– valorizzare un patrimonio della collettività,
– tutelare gli aspetti cromatici/decorativi del luogo,
– garantire il rispetto e la continuità dei valori cromatici/decorativi e figurativi/tecnologici.
Un’approfondita analisi storica del sito, delle situazioni di degrado esistenti, delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati nel corso degli anni producono un quadro organico della situazione e definiscono quindi soluzioni progettuali adeguate al contesto. Inoltre, la banca dati risultante dal lavoro, rimane a disposizione dei posteri.

Rilievo topografico e architettonico dei prospetti e fotopiani
Considerazioni generali
Il compito principale del rilevatore è di produrre elaborati chiari che consentano una esatta conoscenza dell’immobile in tutte le sue caratteristiche ed in tutte le sue componenti qualitative e quantitative.
Il rilievo è un fondamento imprescindibile di una buona operazione di recupero edilizio, è la base su cui si svolgeranno tutte le attività successive e influenzerà il buon esito dell’operazione, sino alla sua conclusione: un buon rilievo è il presupposto di una buona progettazione senza sorprese in fase esecutiva, è il documento sul quale le imprese potranno redigere i loro preventivi con precisione.
In questo progetto, l’attività ha riguardato il rilievo e la restituzione dei prospetti degli edifici oggetto di analisi e la realizzazione dei fotopiani dei medesimi ove vi fossero le condizioni di presa fotografica e restituzione.

Sopralluogo
Durante il sopralluogo preliminare si è appurato che non sarebbe stato possibile eseguire i fotopiani di tutti i fronti degli edifici a causa dell’angustia di alcuni vicoli e quindi della mancanza degli spazi minimi di presa fotografica.

Inquadramento
L’inquadramento del lavoro è consistito nella determinazione di una serie di punti di stazione planoaltimetricamente esatti dai quali effettuare misurazioni di dettaglio sui fronti dei vari edifici.
Si è ritenuto opportuno adottare un sistema di coordinate planimetriche lineari locali orientato a nord con l’altimetria riferita alla Carta Comunale in scala 1:500 per rendere compatibili gli elaborati.
Per ottenere ciò si sono utilizzate strumentazioni e metodologie mutuate dalla topografia classica.
Nel dettaglio, si sono realizzate poligonali (per uno sviluppo di circa 1 km) utilizzando strumentazione elettronica munita di registratore dati interno, con precisione angolari di 2cc e precisioni lineari di +/- 2 mm.
Gli strumenti utilizzati sono dotati di messa in bolla elettronica e di un sistema di autocompensazione della geometria degli assi verticali ed orizzontali sino a 20cc, con segnalazione sonora in caso di superamento di tali limiti.

Rilievo
Mentre si procedeva alla realizzazione dell’inquadramento, sono stati realizzati gli eidotipi di tutti i prospetti che sarebbero serviti all’indicazione dei punti battuti sui vari fronti.
Da tutte le stazioni materializzate in loco sono stati quindi osservati una serie di punti seminati sui prospetti degli edifici da rilevare: tali punti sono stati misurati con l’utilizzo di geodimetri dotati di misuratore laser a riflesso diretto, con portate superiori ai + 300 m e precisioni di + o – (3mm + 3ppm) senza l’utilizzo di prismi riflettenti.
I punti rilevati sono stati prescelti tra quelli che agevolassero la ricostruzione geometrica dei prospetti, sia quelli del fronte principale sia quelli di sfondo quali falde della copertura e fronti arretrati, privilegiando spigoli dell’edificio, spigoli di porte e finestre, cornicioni, davanzali ed archi, etc.
Nel complesso sono stati rilevati circa 4.700 punti di dettaglio su di una superficie complessiva di circa 10.000 mq, per una densità quindi di circa 1 punto topograficamente determinato ogni 2mq di rilievo. In alcune zone particolarmente articolate si è proceduto ad integrare le misurazioni laser strumentali con rilevazioni dirette sugli oggetti grazie a laser portatili e metri tradizionali.
È intuitivo che la densità dei punti rilevati sia un indice che rappresenta la qualità e la precisione complessiva del rilievo.

Rilievo fotografico
La campagna fotografica ha avuto inizio in un secondo tempo rispetto alle attività di rilievo topografico.
Si è cercato di eseguire, ove possibile, le prese fotografiche in giornate luminose senza ombre ed in modo che il sole fosse sempre alle spalle dell’operatore.
Gli scatti sono stati oltre 400 e sono stati effettuati con fotocamere digitali professionali Minolta Dimage 5/7 con focali da 35-250 mm (nelle fotocamere da 35 mm) con elemento sensibile CCD da 1/1,8” con 3,5/5,2 megapixel con profondità del colore 36 bit, risoluzione 2048 x 1536 pixel.
Il formato di registrazione è stato prevalentemente il TIFF.

Restituzione calcoli e preparazione editing
La restituzione dei calcoli riguarda principalmente l’aspetto della compensazione delle poligonali, della celerimensura per i punti di dettaglio e quello del raddrizzamento dell’immagine.
Per la restituzione dei calcoli delle operazioni topografiche è stato utilizzato il software LEONARDO QUATTRO (Datronics).
Le poligonali vincolate o chiuse sono state calcolate secondo criteri di compensazione rigorosa, con l’importazione di un sistema di incognite pari al numero delle misure di angoli e distanze effettuate.
In tutti gli altri casi la procedura ha eseguito un controllo volto a verificare la correttezza e la congruenza delle misure.
Le coordinate dei vertici delle stazioni di poligonale così calcolate sono state quindi inserite nel calcolo di risoluzione della celerimensura.
Il risultato di queste operazioni è una semina di punti in formato DXF di Autocad (Autodesk) rappresentati, oltre che dal punto stesso, da codice identificativo e quota altimetrica.
Il codice è l’elemento rappresentativo del punto stesso che lo rende distinguibile dagli altri e che è stato attribuito nel corso del rilievo di campagna.

Editing
In questa fase sono stati individuati gli allineamenti dei singoli prospetti o di una serie di fronti contigui ricadenti su di un medesimo allineamento.
Individuati tali allineamenti, si è provveduto ad “alzare i prospetti” con l’utilizzo di un apposito software che procede a:
– selezionare tutti e solo i punti che appartengono al prospetto, sfondo compreso;
– rototraslare il sistema di coordinate planoaltimetriche generale in un sistema di coordinate locale dove l’asse delle X sia parallelo al fronte dell’edificio;
– ruotare nuovamente i punti intorno all’asse delle X in modo che il sistema di coordinate X, Y, Z possa essere visualizzato con il valore X, Z, Y.
La rappresentazione che si ottiene è la semina dei punti idicati sulla vista frontale del prospetto.
Con queste basi si è provveduto a completare la raffigurazione vettoriale dei prospetti e degli sfondi dei singoli edifici.

Raddrizzamenti di immagini e fotomosaici
Man mano che la restituzione vettoriale completava porzioni di prospetti sufficientemente ampi, le immagini sono state raddrizzate tramite il software GIOTTO 3 TRACE (Datronics).
Le modalità di raddrizzamento utilizzate per le foto selezionate sono due:
1) geometrico: consiste nell’inserire alcune linee (cadenti) che nella realtà sono orizzontali o verticali;
2) analitico: consiste nell’inserire sull’immagine almeno 4 punti di cui si conoscono le coordinate-immagine e le coordinate-oggetto.
La differenza sostanziale tra i due sistemi è che nel primo caso, per riportare l’immagine alle proporzioni corrette, è necessario associare ad una o più cadenti una lunghezza di riferimento.
A completamento di questa fase si è proceduto – ove necessario – alla mosaicatura delle immagini, ossia ad inserire più foto raddrizzate consecutivamente in modo che il prospetto in oggetto fosse completamente rappresentato da un’unica immagine.
Il processo prevede di individuare almeno 3 punti non allineati per ogni immagine.
Nelle zone di sovrapposizione, la procedura effettua un’operazione di miscelatura digitale tra i colori in modo da creare un passaggio graduale da un’immagine all’altra (morphing).
L’immagine così costituita è stata quindi inserita come sfondo alla rappresentazione vettoriale.
Per completare le zone, in alcuni punti dei prospetti, è stato necessario anche inserire dei ritagli di immagini sulla rappresentazione vettoriale.
Il formato di esportazione delle immagini dopo questi passaggi è il BMP.

Elaborati e conclusioni
Immagini e vettoriali sono stati inseriti in un file Autocad DWG, suddivisi per zone in cui si sono sviluppati i prospetti con valori geometrici corretti e quote riferite al livello del mare.
Le precisioni medie sono di circa + 3 cm sui vettori rappresentati.
Una parola va spesa per gli sfondi dei prospetti, ossia di tutte le entità quali cornicioni, tetti, falde, terrazze, colmi, gronde, etc., che sono state rappresentate pur non appartenendo al piano del prospetto.
È chiaro che, trattandosi di uno sviluppo di prospetti con diverse inclinazioni planimetriche,
la rappresentazione dello sfondo non può essere univoca (con zone di sovrapposizione e zone vuote, prospetti laterali, viste di scorcio), pertanto si è ritenuto di rappresentarle in modo che fosse comprensibile la conformazione complessiva dell’edificio a discapito dell’uso per valutazioni dimensionali degli oggetti rappresentati.

Ricerca d’archivio
Al fine di comprendere le fasi di sviluppo urbanistico che hanno portato il borgo di Portofino ad avere la conformazione attuale, è stato necessario condurre una ricerca di tipo bibliografico ed archivistico.
Le fonti bibliografiche utilizzabili per la ricerca sono risultate abbastanza povere di notizie.
È facile supporre che Portofino sia sempre risultato un agglomerato di secondo piano e molto isolato rispetto alle principali direttrici di attraversamento costiero (vedasi Relazione Storica) ed in rapporto ad altre località costiere.
La ricerca archivistica ha invece dato risultati significativi. La conoscenza dell’esistenza di un ampio archivio cartografico prodotto dalla Repubblica di Genova a partire dal XVII secolo ha portato a ricercare direttamente presso l’Archivio di Stato di Genova la documentazione necessaria.
L’indagine ha portato al ritrovamento di due cartografie storiche disegnate in china ed acquarello:
– Planimetria del borgo di Portofino e della Costa disegnata da Matteo Vinzoni nel 1793 – Archivio Segreto Militare n. 87 busta D – Archivio di Stato di Genova;
– Planimetria del Borgo di Portofino Piano Geometrico n.839 1:792 – Secolo XVIII– Archivio di Stato di Genova.
Gli elaborati in oggetto forniscono due differenti tipi di informazioni architettoniche: il primo disegno è ricco di dettagli riguardanti la conformazione costiera e la posizione del Borgo rispetto all’affaccio a mare; il secondo fornisce una planimetria dettagliata del piano terra del Borgo così come si presentava nel XVIII secolo.
La seconda planimetria si dimostra molto utile per lo studio dello sviluppo urbano di Portofino in quanto risultano ben individuati gli edifici, i porticati, le strade ed i corsi d’acqua: tali informazioni sono importanti per stabilire la datazione relativa agli edifici oggetto del Piano del Colore.

Classificazione delle tipologie costruttive
La parte del borgo di Portofino oggetto di studio si presenta ad oggi con una conformazione urbana del tutto simile a quella rappresentata nelle cartografie storiche del XVIII secolo.
Le tipologie architettoniche di tipo storico individuabili sono di tre specie:
1. a schiera: l’edificio si presenta come un elemento minimo di residenza affiancato da altri similari.
Si compone di un prospetto stretto che presenta generalmente una o due bucature per piano, un porticato a piano terra o comunque spazi terreni dedicati all’attività commerciale e una scala distributiva interna in linea addossata ad uno dei muri laterali perimetrali.
Questa tipologia è databile all’epoca Medievale e si ritrova diffusa in quasi tutti i centri storici della Liguria;
2. in linea: è uno sviluppo successivo, per datazione, alla tipologia a schiera in quanto si tratta solitamente della fusione di più elementi a schiera, con l’utilizzo di una scala di accesso in comune a due cellule-base;
3. edificio isolato: sono edifici che si presentano per impianto isolati planimetricamente rispetto all’aggregato edilizio.
Il Borgo presenta attualmente numerosi edifici a schiera, probabilmente immutati dall’impianto, ed alcuni edifici in linea risultanti dalla fusione di due schiere.
Gli edifici isolati sono rari e si distinguono per avere generalmente una destinazione d’uso non residenziale, come ad esempio la Capitaneria di Porto e l’Oratorio dell’Annunziata.
Le facciate dipinte delle case nel borgo di Portofino hanno un particolare significato di comunicazione visiva che ci riporta alle nostre radici culturali, intese come memoria storica della nostra vita e dei nostri antenati, artefici del fascino della cittadina stessa.
Questo patrimonio storico ed artistico merita notevole attenzione, soprattutto nella riscoperta e nel rilancio di una tecnica di affresco antica, tradizionale e peculiare della terra ligure.
Anticamente l’esecuzione del “fresco” era un compito lungo e faticoso.
I materiali utilizzati- sabbia, calce spenta e polvere di marmo- venivano trasportati via mare e successivamente, una volta sbarcati, caricati a mano su antiquati carretti trainati da muli.
Sia il trasporto dei materiali sia l’esecuzione effettiva del lavoro richiedeva tempi lunghissimi, ma la resa era notevole in quanto la trasparenza e la tonalità dei colori, la traspirabilità delle superfici e la durata stessa del lavoro rendevano la facciata una vera e propria opera d’arte. In seguito, l’evoluzione delle tecniche e dei materiali ha portato ad utilizzare per l’ultima stesura (arenino) una miscela di cemento e calce adesiva detta stabilitura.
Con il dopo guerra sono intervenuti determinati fatti nuovi di ordine tecnico, di natura economica, di situazione ambientale e di capacità esecutive.
Il “boom” edilizio scoppiato negli anni seguenti (la così detta “rapallizzazione”) ha portato nel Tigullio ad un utilizzo di varie tecniche pittoriche più rapide ed economiche a scapito del risultato artistico. I motivi di ordine tecnico che hanno causato l’abbandono dell’affresco sono costituiti dall’impossibilità del reperimento dei materiali di base e dall’elevato tempo, e quindi costo, di realizzazione.
In tempi recenti la produzione industriale per coloriture da esterni si è quindi orientata verso pigmenti di sintesi, utilizzati in prodotti detti genericamente tinte lavabili acriliche.
Semplici da usare, meno costosi, adatti ad una produzione più estesa, tali prodotti non erano affatto paragonabili negli effetti figurativi generali a quelli di “invecchiamento nobile” e alle coloriture a fresco: tipica è l’assenza di trasparenza e il rapido spogliamento causato dalla mancata traspirazione dell’umidità interna della muratura e dell’intonaco.
A causa dei problemi sopra citati è sorta una maggiore sensibilità al tema delle facciate dipinte.
La produzione industriale si è quindi indirizzata verso materiali più adeguati a questo tipo di decorazione, giungendo ai silicati di potassio ed alle tinte silossaniche, simili per opacità e traspirabilità al fresco.
Con il susseguirsi di tali tecniche, si è giunti ai nostri giorni a privilegiare coloriture che si avvicinino il più possibile all’antica arte dell’affresco.
Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo della calce a secco (il “finto fresco”), caratterizzata da opacità, trasparenza, traspirabilità e tonalità dei colori notevolmente simili all’affresco originale; essa mantiene inoltre un’adeguata resistenza nel tempo ed una buona resa.
Questa tecnica permette oggi di riportare le facciate del borgo di Portofino agli antichi splendori, preservandone la tradizione storica che rappresenta la nostra eredità culturale ed artistica.

Classificazione delle tipologie decorative
Le facciate dipinte del Borgo presentano vari tipi di decorazione, classificabili in tre grandi gruppi distinti per grado di complessità del decoro e ricchezza cromatica (definizioni elaborate da un Maestro Decoratore operante in loco):
GRUPPO 1: Le facciate sono caratterizzate da decori semplici e non elaborati, consistenti nella rappresentazione grafica in rilievo di angoli (anteridi), marcapiani e contorni di finestre.
I decori descritti sono realizzati tramite lumi superiori e con scuri ed ombre inferiori.
GRUPPO 2: Le facciate sono molto decorate, ricche di ornati e/o figure geometriche o naturali.
Gli ornati sono rilevati in copia, su fogli trasparenti in scala 1:1.
Le copie, opportunamente traforate, sono poi utilizzate per la tecnica dello spolvero.
I finti rilievi sono realizzati con varie gradazioni di colori: chiare per il lumeggio, scure per spessori, scanalature ed ombre.
GRUPPO 3: Le facciate sono arricchite solo con decorazioni geometriche per angoli (anteridi), marcapiani, cornici delle finestre e per eventuali bugnati.
Le decorazioni così classificate si distribuiscono sui prospetti oggetto di studio senza particolari aree di aggregazione stilistica.
È tuttavia rilevabile che all’interno dell’ambito analizzato, esiste solo un edificio privo di decori in facciata (Edificio n. 23 Fronte A), in quanto presenta come elemento di ornato una bifora medievale.
Al fine di costruire una banca dati è stata approfondita l’analisi sia con lo studio dei materiali costituenti le facciate sia con la valutazione e classificazione dello stato complessivo di conservazione del fronte studiato.

La mappatura dei materiali
Le mappe dei materiali sono rilievi di tipo tematico in quanto registrano i dati necessari per descrivere gli aspetti specifici della fabbrica e gli interventi necessari allo specifico fronte.
Questi elaborati sono stati realizzati utilizzando il rilievo fotogrammetrico come struttura portante su cui registrare le informazioni ed i risultati delle indagini.
Il rilievo dei materiali costituenti ciascuna facciata porta ad acquisire conoscenze riguardanti:
1. la tipologia e la natura degli intonaci utilizzati sia nella fase storica che contemporanea (intonaci a calce naturale, in malta cementizia, in malta “bastarda” – calce+cemento – etc.);
2. le caratteristiche delle tinteggiature attualmente presenti sulle facciate (coloriture a calce, di tipo plastico, etc.).
3. la qualità degli elementi lapidei presenti sulle facciate, sia che si tratti di elementi funzionali che decorativi (piane, sovraporte, zoccolature, mensole);
4. la tipologia e la natura degli elementi accessori (serramenti, ringhiere, pluviali);
5. tutte le stratificazioni materiche e cromatiche leggibili;
6. tutti gli elementi che interagiscono con la facciata (serramenti, legni, ferri, etc.) che costituiscono un impatto significativo nel contesto della superficie dipinta.
La conoscenza della consistenza materica degli edifici è un elemento fondamentale per la progettazione dell’intervento di riqualificazione: in base ai risultati delle analisi effettuate si ottiene un quadro complessivo dei materiali che compongono la facciata e si definisce quali tra questi risultano appartenenti alla fase “storica” e quali risultano estranei all’impianto originario, quali sono da considerarsi di tipo naturale e quali di origine sintetica o cementizia.

Analisi dei materiali e dello stato di conservazione
Lo schema utilizzato per il rilievo visivo dei materiali di facciata è sintetizzabile in questo modo:
RIVESTIMENTI DI FACCIATA
materiali lapidei, laterizi, calcestruzzo, materiali ceramici
INTONACO TINTEGGIATO A MONOCROMIA /DICROMIA/POLICROMIA
Intonaco di calce e tinta in pasta di calce
Intonaco di calce e tinta a calce e terre naturali
Intonaco in malta cementizia e tinta con silicati o silossani
Intonaco di calce e tinta con silicati o silossani
Intonaco in malta cementizia e finiture plastiche
ELEMENTI ACCESSORI
Serramenti in legno
Serramenti in alluminio e pvc
Elementi in ferro
Elementi in vetro
Elementi in materiale lapideo
Elementi in rame
Le peculiarità di tipo materico riscontrate per il borgo di Portofino sono soprattutto: la presenza per tutte le facciate di una parte basamentale, corrispondente al piano commerciale, trattata con intonaci grossolani (rinzaffo a rustico) di malta cementizia; colorazione monocromatica ed assenza di elementi lapidei o piastrellature in funzione di zoccolatura;
– la mancanza quasi totale di elementi plastici di decoro sui prospetti: solo pochi elementi presenti consistono nella riquadrature di alcune bucature;
– la realizzazione della struttura dei terrazzi con lastre di marmo Carrara e mensole di sostegno in altro materiale lapideo o in ferro battuto. Questa tipologia costruttiva è ricorrente in Liguria come tecnica storico-tradizionale;
– la presenza di bassorilievi in ardesia;
– la presenza di grate in ferro o ghisa con lavorazioni semplici o artistiche.

La classificazione dello stato di conservazione
La classificazione dello stato di conservazione è stata condotta preliminarmente con rilevamento a vista ed in base alle caratteristiche macroscopiche dei fenomeni di degrado.
In una seconda fase si è proceduto alla catalogazione basandosi su quattro distinti campi così composti:
– fatiscente: facciate interessate da fenomeni di degrado diffusi o parziali fortemente pronunciati;
– mediocre: facciate interessate da limitati fenomeni di degrado;
– buono: facciate non interessate da particolari fenomeni di degrado;
– molto buono: facciate non interessate da alcun fenomeno di degrado.
Il giudizio è correlato allo stato di conservazione fisico degli elementi di facciata e di degrado estetico, in rapporto alla condizione originaria.
A seguito dell’analisi visiva dei materiali è stato necessario sottoporre ad indagini stratigrafiche alcuni edifici che presentano finiture di tipo storico, al fine di individuare in modo certo la presenza di malte e pitturazioni storiche a calce.
I campioni prelevati, scelti in modo da contenere quante più informazioni possibili sulla tecnica, sui materiali impiegati e sul degrado, hanno prodotto indicazioni riguardanti le sostanze e le cromie originari del Borgo.
Sono state condotte indagini di laboratorio quali:
– analisi morfologico – tessiturale mediante microscopio ottico stereoscopico in luce riflessa (20 – 40 X);
– analisi delle patine superficiali in sezione lucida trasversale al microscopio in luce riflessa (100 – 200 X), per la determinazione della successione stratigrafica con definizione della composizione qualitativa dei singoli strati;
– analisi in sezione sottile trasversale al microscopio mineralogico (40 -100 X) per la caratterizzazione mineralogico-petrografica di intonaci;
– misurazioni granulometriche dell’aggregato mediante separazione meccanica aggregato/legante;
– analisi dei sali solubili per ottenere indicazioni sulla composizione chimica dei materiali e sui processi di degrado in atto. All’analisi conduttimetrica è stata abbinata l’analisi chimica qualitativa e semiquantitativa per determinare le principali specie ioniche presenti.
Le analisi di laboratorio condotte sui campioni di intonaco, prelevati dai prospetti esterni degli edifici, sono state effettuate sia al microscopio stereoscopico in luce riflessa sia al microscopio mineralogico in luce polarizzata (Leitz Laborlux. 12 Pol S).
Tali esami hanno consentito di rilevare lo spessore degli strati, la natura e la morfologia dei clasti e la loro distribuzione (uniformità, addensamento, ecc), inoltre hanno fornito informazioni utili sulla porosità e quindi sul degrado del materiale.
Si è proceduto inoltre alla separazione meccanica aggregato/legante per i singoli strati del campione al fine di costruire la curva di distribuzione granulometrica.
Per un approfondimento sullo studio del materiale degradato, per ogni singolo strato sono state condotte misure di conducibilità elettrolitica, abbinate all’analisi chimica qualitativa e semiquantitativa per determinare le principali specie ioniche presenti.
Il riconoscimento degli strati di colore ed il loro spessore è stato condotto in sezione lucida stratigrafica al microscopio in luce riflessa.
L’indagine è stata integrata da analisi microchimiche per l’identificazione dei pigmenti e da test di tipo istochimico per il riconoscimento dei leganti organici.
I risultati ottenuti dalle analisi in generale hanno evidenziato differenti intonaci di colore d’insieme variabile dal grigio al marroncino, talora con caratteristiche ed aspetto tipico dei cementanti idraulici impiegati dal XIX secolo in poi.

Per ulteriori informazioni
www.akzonobel.com
www.sikkens.it

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