L’architettura degli ingegneri

L’architettura non è mai stata esclusivamente risoluzione di un problema tecnico, ma piuttosto formalizzazione di una risposta a una serie di questioni mediante l’utilizzo di un’adeguata tecnologia costruttiva in grado di rappresentare il senso del progetto.
La costruzione è elemento necessario ad ogni architettura, infatti non si dà architettura senza costruzione e ciò risulta evidente se si percorre la storia dell’architettura: in tutte le grandi epoche la costruzione ha avuto come obiettivo finale la rappresentazione del senso dell’edificio.
Solo in epoca moderna si è verificata una frattura fra la figura dell’architetto e quella dell’ingegnere.
Distinzione che vede nell’architetto colui che si preoccupa di rappresentare il carattere dell’edificio e nell’ingegnere colui che invece si limita a realizzarlo, nel migliore dei modi e con la minore spesa possibile.
Così come nella storia dell’architettura, nei suoi momenti più felici, le due figure non sono mai state separate, allo stesso modo oggi le due competenze dovranno tornare a completarsi vicendevolmente.
Al termine del dibattito verrà inaugurata la mostra “L’architettura degli ingegneri”, già allestita nel 2000 presso la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano.
Obiettivo della mostra è stato quello di portare studenti e professori a confrontarsi con un tema attuale e strettamente legato alla professione: la questione delle diverse competenze partecipanti al progetto e in particolare, appunto, il rapporto che l’architettura instaura con le discipline tecniche. Nella storia mai una ha prevalso sull’altra; al contrario la collaborazione fra differenti personalità, fra diverse “conoscenze”, ha sempre prodotto opere di grande qualità.
Appare evidente allora, come oggi, soprattutto vista la particolare complessità del progetto, sia necessario riprendere la strada percorsa dalla storia riconfermando la partecipazione all’attività progettuale di ogni specifica competenza: il progetto riuscirà solamente nel momento in cui sarà raggiunta una “convivenza armoniosa” fra ognuna di queste.
Ciò significa che la riuscita del progetto è garantita ogni qual volta non si presenti alcuna contraddizione fra l’idea progettuale, la tipologia dell’oggetto e la sua realizzazione.
Il progetto deve tornare ad essere considerato come un lavoro “collettivo” cui ognuno, con la propria scienza, partecipa avendo come fine sempre il medesimo: la rappresentazione del senso dell’architettura.

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