Si sgonfia negli Usa il boom dell’edilizia

Il calo di dicembre, al passo annuale di 1,933 milioni di abitazioni, non ha impedito all’edilizia residenziale statunitense di fregiarsi di nuovi primati nel 2005: l’intero anno ha visto la costruzione di 2,065 milioni di abitazioni, con un incremento del 5,6% rispetto al 2004 e soprattutto con la seconda prestazione di sempre, alle spalle dei 2,357 milioni di nuove case dell’ormai lontano 1972.
Ma è stato l’andamento nell’ultimo mese a sollevare gli interrogativi sul futuro.
Il rischio è che il rallentamento, verificatosi in ogni regione del Paese ad eccezione degli Stati meridionali, possa trasformarsi in una ritirata, soprattutto qualora esplodessero bolle speculative o scattassero improvvisi rialzi nei tassi d’interesse e nei costi dei mutui.
Simili scenari potrebbero rivelarsi pericolosi per l’economia, la cui crescita resta in carreggiata ma ha a sua volta dato segni di frenata, forse ad un passo inferiore al 3% nell’ultimo trimestre.
Anche se dati incoraggianti per l’espansione sono giunti ieri dal mercato del lavoro: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono diminuite di 36mila unità a 271mila.
E la media delle ultime quattro settimane è scesa a 299mila unità, il livello più contenuto dall’ottobre del 2000 e un andamento che lascia prevedere la creazione di circa 25mila posti di lavoro in gennaio.
Le ragioni di un possibile allarme immobiliare sono state sottolineate da alcuni analisti. ‘È in corso – ha detto Joel Naroff, della Naroff Economic Advisors – un prevedibile arretramento nel settore immobiliare.
Se i costi dei mutui non aumenteranno vertiginosamente possiamo attenderci una semplice moderazione del mercato.
Se però si verificassero scosse, i rischi si moltiplicheranno’.
La prospettiva di una semplice moderazione è invece auspicata dall’associazione di settore, la National Association of Home Builders: il suo capo economista Michael Carliner pronostica una diminuzione del 6,5% sia nelle costruzioni che nelle vendite di abitazioni nel corso del 2006. Con i prezzi (raddoppiati su scala nazionale negli ultimi 10 anni), in aumento solo del 5 per cento.
Una delle maggiori incognite è rappresentata dalle scelte di politica monetaria della Federal Reserve.
La Fed ha indicato di voler probabilmente alzare ancora il costo del denaro durante il vertice di fine gennaio, quando la leadership della Banca centrale passerà da Alan Greenspan a Ben Bernanke.
E un altro intervento potrebbe scattare in marzo. Decisioni di ulteriori strette di politica monetaria in risposta a pressioni inflazionistiche potrebbero però scuotere il mercato immobiliare.
Al momento i tassi sui mutui trentennali oscillano attorno al 6,10%, il minimo degli ultimi tre mesi.

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