Un’esperienza italiana: il primo caso europeo di EPD nel settore edilizio

Le metodologie proprie del Life Cycle Assessment sono volte alla valutazione delle prestazioni ambientali di un prodotto o di un servizio. Tale valutazione considera i carichi energetici e ambientali del prodotto durante tutto il suo ciclo di vita: dall’approvvigionamento delle materie prime fino allo smaltimento e/o riciclo al termine del suo utilizzo, comprese le fasi intermedie di trasformazione, trasporto, impiego e manutenzione.
L’analisi del ciclo di vita del prodotto attraverso l’esplicitazione delle criticità del processo, è in grado di controllare le problematiche interne e di innescare azioni migliorative con una notevole riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse.
Il RINA, da sempre promotore di strumenti innovativi, aveva definito per primo al mondo nel 1998 uno schema di certificazione per il LCA, che aveva trovato immediata applicazione nella certificazione del trasmettitore differenziale di pressione 621D della ABB Instrumentation SpA.
In tempi recenti e sulla spinta del quadro generale di Politica Integrata di Prodotto che si va delineando a livello europeo, il RINA ha sviluppato un sistema di convalida delle Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) basate sulla realizzazione di uno studio LCA. La convalida della EPD si configura come uno degli schemi di certificazione più all’avanguardia e come uno strumento essenzialmente comunicativo, capace di rispondere alle richieste del contesto socio-economico attuale, sempre più attento a trasformare le variabili ambientali in fattori competitivi di mercato e alla conseguente esigenza da parte dell’azienda di dare visibilità al proprio impegno nella salvaguardia ambientale.

Scenario di riferimento
Il quadro socio-economico-legislativo che si è andato delineando nel corso degli ultimi anni all’interno della Comunità Europea ha evidenziato con chiarezza lo sviluppo di politiche e azioni finalizzate alla creazione di una sinergia tra miglioramento ambientale e crescita economica, trasformando la variabile ambientale in un elemento di competitività.
Un aspetto su cui si è recentemente focalizzato l’interesse della Commissione Europea è il concetto di Politica Integrata di Prodotto (IPP), che si basa sullo sviluppo di un approccio integrato alle politiche ambientali che permetta un miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti nell’arco dell’intero ciclo di vita. Le IPP non rappresentano quindi una nuova tipologia di politica ambientale, ma un approccio metodologico volto a raccordare e ottimizzare l’azione dei diversi strumenti di gestione ambientale esistenti.
Il termine “integrata” è quello più appropriato per descrivere quindi l’ampia portata che il concetto di IPP sottointende:
– integrazione dei diversi strumenti di gestione ambientale;
– integrazione fra gestione del processo e gestione del prodotto;
– coinvolgimento di tutte le parti interessate; considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti.

Gli stessi Sistemi di Gestione Ambientale hanno introdotto un cambiamento nello stile di gestione delle imprese e grazie all’acquisizione d’informazioni, alla quantificazione e all’identificazione degli impatti ambientali significativi, gettano le basi per un successivo sviluppo delle EPD stesse.

Le etichette ecologiche: l’EPD
Nel corso dell’ultimo decennio si è consolidata l’attenzione volta all’etichettatura dei prodotti, nell’ambito degli strumenti volontari di politica ambientale. Attualmente si distinguono, secondo la classificazione ISO, tre categorie di etichette ecologiche:

1° TIPO. Etichette ecologiche sottoposte a certificazione esterna, quali, ad esempio, il marchio europeo di qualità ecologica ECOLABEL;

2° TIPO. Etichette ecologiche che riportano autodichiarazioni;

3° TIPO. Etichette ecologiche che riportano dichiarazioni basate su parametri stabiliti e sottoposte a un controllo indipendente, quali le EPD.

Il crescente interesse dimostrato dalle aziende nel corso degli ultimi anni alle forme di comunicazione ambientale legate al prodotto, ha fatto altresì nascere la necessità di disciplinare e regolare tali forme di comunicazione all’interno del mercato, al fine di garantire al destinatario la correttezza e la veridicità delle informazioni ricevute.

Schema generale di convalida della EPD
Le Linee Guida di riferimento per lo schema di convalida sono state sviluppate in Svezia dallo Swedish Environmental Management Council e prevedono la verifica da parte di un Organismo accreditato indipendente che garantisca la veridicità delle informazioni contenute nella EPD.
Il sistema di certificazione si basa sul network internazionale (G.D.E.NET), riguardante le Dichiarazioni Ambientali di Prodotto di tipo III basate sull’ISO TR 14025, al quale hanno aderito diversi paesi, tra i quali: Canada, Danimarca, Germania, Italia, Giappone, Norvegia, Svezia e Sud Corea.
In questo contesto il RINA ha sviluppato a partire dal 2001 lo schema di convalida delle EPD che, focalizzando l’attenzione sugli impatti ambientali associati al ciclo di vita dei prodotti/servizi, permette forti connessioni con i criteri applicativi propri dei sistemi di gestione ambientale.
Infatti mentre l’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale focalizza la propria attenzione sul controllo e la gestione degli impatti ambientali legati alle attività e ai processi svolti su un sito produttivo, la Dichiarazione Ambientale di Prodotto, basata su un Life Cycle Assessment, complementa il bagaglio di informazioni, concentrandosi espressamente sul prodotto.
L’LCA ha le caratteristiche di “rompere” i confini aziendali, consentendo di quantificare le pressioni ambientali di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione e trattamento delle materie prime fino al riciclo e allo smaltimento finale dei rifiuti. I dati acquisiti nel corso di un’analisi del ciclo di vita del prodotto costituiscono, ad esempio, un valido sistema informativo a supporto di un sistema di gestione ambientale già preesistente o ancora da implementare.

Obiettivo dello schema è quello di attuare un sistema di convalida riconoscibile dal pubblico e che goda di ampia visibilità, garantendo la credibilità delle informazioni contenute nelle EPD. A questo scopo lo schema di convalida prevede la preparazione e l’approvazione dei Requisiti Specifici di Prodotto (PSR) che costituiscono un vero e proprio documento identificativo delle caratteristiche tecniche e funzionali di una stessa categoria di prodotti.
Le PSR definiscono al loro interno le regole comuni per l’effettuazione dello studio LCA e forniscono i riferimenti necessari alla redazione dell’EPD stessa. Questo rende possibile il confronto di EPD diverse, comparando le prestazioni ambientali di prodotti appartenenti allo stesso gruppo.
L’EPD costituisce pertanto un valido strumento di comunicazione delle prestazioni ambientali di un prodotto, complementare e sinergico ai Sistemi di Gestione Ambientale e in grado di valorizzare le strategie di comunicazione e di visibilità dell’azienda. (Fig. 1)

Accanto alla rigorosità propria dello schema di convalida, la EPD permette quindi al suo interno una forma di comunicazione flessibile, lasciando la possibilità di fornire un’ampia gamma di informazioni, tarabili sulle esigenze e sulle strategie di comunicazione proprie dell’organizzazione che accede allo schema.

I destinatari di tali informazioni possono pertanto essere molteplici: intermediari commerciali, fornitori, consumatori professionali, consumatori ultimi, comuni cittadini, enti e associazioni.

Vantaggi
I vantaggi dello schema di convalida della EPD, riassumibili in termini di migliore conoscenza del sistema e di comunicazione strategica, sono molteplici e possono essere così sintetizzati:
– informazione e trasparenza verso i consumatori, gli utilizzatori professionali;
– maggiore competitività del prodotto sul mercato;
– miglioramento dell’immagine di marca;
– sinergia con gli strumenti di gestione ambientale; ottimizzazione risorse/costi;
– diminuzione degli impatti ambientali;
– acquisizione di dati utili alla definizione delle strategie aziendali;
– individuazione delle opportunità di miglioramento legate all’utilizzo di processi /prodotti alternativi;
– possibile anticipazione di provvedimenti legislativi e ottenimento di agevolazioni fiscali e/o finanziamenti.

Primo gruppo di aziende italiane ad aver intrapreso la strada della certificazione ambientale di prodotto Si tratta del primo nucleo di aziende italiane che a breve otterrà la certificazione EPD e che farà la propria apparizione nell’ambito di questo sistema di certificazione di prodotto a valenza internazionale.

Alcune delle aziende sottoelencate hanno già ottenuto tale riconoscimento:
ABB – Produzione macchinari elettrici;
ACAM – Servizio trattamento rifiuti urbani;
IDROEDIL – Servizio trattamento rifiuti urbani;
ITALTEL – Produzioni apparecchi per telecomunicazioni;
LORENZO DEL CARLO – Processi di zincatura;
METALZINCO – Processi di zincatura;
NN EUROBALL – Lavorazioni acciaio;
ZIEGELEI GASSER – Produzione laterizi.

Nel grafico successivo (Fig. 2) viene mostrata la distribuzione delle EPD ad oggi certificate secondo i diversi settori produttivi. La certificazione ambientale di prodotto è rivolta principalmente al B to B e pertanto originariamente si è affermata in settori produttivi legati a lavorazioni meccaniche e a prodotti elettrotecnici. L’evoluzione attuale mostra un allargamento di questo schema di certificazione a molteplici settori di attività che variano dal chimico, al tessile, all’agroalimentare, con una quota significativa legata ai prodotti edilizi. Una delle prime EPD certificate in Italia riguarda infatti la produzione di mattoni in argilla ed è stata realizzata dall’azienda Ziegelei Gasser.

Nella figura 3 viene evidenziata la distribuzione delle EPD già certificate nei diversi paesi (grafico a destra) e il numero di settori merceologici (grafico a sinistra) che hanno aderito, nei rispettivi paesi, al sistema di certificazione EPD . Particolarmente interessati alla certificazione ambientale di prodotto si sono rivelati i paesi nordeuropei e il Giappone, coinvolgendo oltre una sessantina di settori merceologici differenti. L’Italia si è recentemente inserita nel panorama internazionale con le prime esperienze di certificazione EPD.
Attualmente sono state realizzate 76 EPD, coinvolgendo altrettante categorie di prodotto. Le esperienze italiane in corso sono circa una quindicina e riguardano grossi gruppi industriali (ABB, ITALTEL) quanto realtà esclusivamente italiane e fortemente legate al contesto in cui operano (ACAM, IDROEDIL, METALZINCO, GASSER).

Ulteriori informazioni possono essere trovate sul sito internet www.envidec.com

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