Il lamento di Urbani

Dichiarazione senza mezzi termini del ministro. Giulio urbani, in relazione allo stato del nostro patrimonio storico-artistico ha dichiarato: “una situazione ‘disastrata’ che può migliorare solo con una ‘rivoluzione’ e con risorse più ingenti rispetto allo 0.17% del Pil come accade ora”. Urbani fa il punto sugli ”sforzi continui per modificare una situazione che ho trovato assai disastrata”. ”Subito ho capito – dice – che o rivoluzionavo la struttura o non sarebbe servito restare qui”, cioe’ in un ministero al quale, sottolinea, non era destinato ma di cui Berlusconi e Ciampi gli hanno chiesto di occuparsi. La rivoluzione, per Urbani, consiste nel ”far esplodere le risorse” perche’ l’Italia ha un ”patrimonio irripetibile ma vi destina solo lo 0,17-0,18% del Pil”. Somme insufficienti per i 3000 musei, di cui 260 statali, 2500 siti archeologici, 4000 castelli, 90 mila edifici vincolati, 300 santuari con capolavori ecc. Per il ministro c’e’ un’ ”asimmetria assoluta tra tutela e valorizzazione”. ”Abbiamo poche risorse finanziarie – sottolinea Urbani – e se non esiste valorizzazione, la tutela e’ impossibile”. Il ministro aggiunge di aver ”cominciato a discutere con Tremonti per risolvere una situazione quasi tragica”. A questo proposito, Urbani torna sulla questione dei privati, il cui apporto, dice, ”e’ indispensabile oggi per la carenza di fondi statali e non si puo’ stravolgere il bilancio dello Stato con l’attuale congiuntura economica. Cio’ significa favorire le erogazioni liberali, sostenere le imprese che investono nell’arte, dare una gestione piu’ efficiente e manageriale ai musei”. Per controbilanciare i privati in quest’ ultimo caso Urbani sostiene che ci vogliano ”soprintendenti di alta classe”, gli stessi cui va sottratto l’ onere della gestione economica ma cui va attribuita l’ ultima parola su cio’ che si puo’ e non si puo’ fare, ”un meccanismo quasi da magistratura”. Sulla gestione che l’ha preceduto, Urbani dice: ”Questo ministero nacque male dall’inizio, con Spadolini, senza portafoglio”, poi ”ci furono ministri che non misero piede qui al ministero”. Quanto ai predecessori piu’ recenti, ”hanno lasciato una situazione difficile: cose buone – come i ricavi del Lotto per alcuni restauri – poi e’ stato fatto parecchio per diminuire i danni e i rischi del degrado”.

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