Ance: un anno di grandi cambiamenti

De Albertis: siamo a una svolta storica. Il presidente dell’Ance nella sua relazione all’assemblea annuale dell’Associazione- che si è svolta nei giorni scorsi a Roma – ha sintetizzato con queste parole l’anno che si è appena chiuso e che ha portato alla ribalta il mercato nazionale delle costruzioni e il ruolo della categoria.
Di fronte ad una platea gremita di imprenditori (ne erano presenti oltre 400 provenienti da tutta Italia) e alla presenza del gotha della politica italiana, De Albertis ha infatti illustrato le proposte e le aspettative di una categoria che oggi più che mai ricopre un ruolo cruciale per lo sviluppo del paese.
“Oggi – ha detto il presidente dei costruttori – non solo siamo in presenza di un ciclo congiunturale favorevole, ma ci troviamo di fronte a un elemento decisamente nuovo, rappresentato dal fatto che l’importanza strategica delle costruzioni per la crescita del nostro paese è finalmente riaffermata e non più controversa”.
Una svolta “storica”, come si diceva, che tuttavia se schiude nuove prospettive al mercato e alla categoria nel suo complesso, d’altra parte impone l’esigenza di molteplici e attente riflessioni sulle questioni più urgenti che restano ancora da affrontare per il concreto rilancio del paese e dell’economia.
Il nuovo scenario, infatti, se è ricco di segnali positivi non manca tuttavia, come ha sottolineato De Albertis, di contraddizioni e interrogativi: restano immutate tutte le fragilità del “sistema Italia” e, nello stesso tempo, non possono essere più ignorati i grandi cambiamenti che stanno attraversando il mercato e la società.
Cambiamenti che se colpiscono tutti i settori, sicuramente vedono il comparto degli appalti pubblici al centro di una fase di vera e propria mutazione. Da un lato, ha dichiarato De Albertis, “aumenta la dimensione delle opere e si affermano tendenze legislative nazionali ed europee orientate in questa direzione. Dall’altro si riducono le risorse per le opere pubbliche. Nello stesso tempo si fanno avanti, in maniera spesso confusa e non collaudata, formule di partnership pubblico-privato”.
Su questi aspetti le preoccupazioni e le richieste espresse dall’industria delle costruzioni sono chiare. Quello che va evitato è che il cammino verso una “cultura della grande dimensione” plasmi “l’intero sistema dei lavori pubblici, fino al punto di determinare l’artificioso accorpamento di opere in un unico appalto”. Altrettanto importante, ha rilevato ancora De Albertis, è che le procedure eccezionali di affidamento dei lavori riguardino solo le opere realmente strategiche. “Un’esigenza questa – ha detto il presidente dell’Ance – dettata da un realistico atteggiamento di politica industriale: un sistema di imprese cresciuto per decenni secondo determinate logiche, ha bisogno di tempi ragionevoli per riconvertirsi a metodi e a richieste diverse.” In questo senso sono tre le linee d’intervento sulle quali il settore si attende risposte veloci ed adeguate da parte del Governo: allargare il numero di imprese che possono accedere alla Legge Obiettivo; predisporre il necessario supporto legislativo, amministrativo e fiscale per la crescita delle aziende; semplificare la normativa in materia di appalti.
Non meno cruciale è poi la questione delle risorse destinate alle infrastrutture, che dal 1990 ad oggi si sono ridotte del 22 per cento. Un trend che va invertito, ha detto De Albertis, e il banco di prova dell’impegno a stanziare le risorse necessarie a finanziare lo sviluppo del paese, sarà rappresentato dal documento di programmazione economica, la cui presentazione è prevista a giorni.
Garanzie e assicurazioni sulle intenzioni del governo sono venute dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e dal vice-presidente del Consiglio Gianfranco Fini, intervenuti all¹assemblea.
“Nel prossimo semestre intendiamo avviare opere per circa 7.000 milioni di euro – ha annunciato Lunardi nel suo intervento all’assemblea – ma questa sfida sarà possibile solo se il vostro grande tessuto imprenditoriale risponderà con la carica di volontà e fermezza che lo ha sempre contraddistinto”. Lunardi ha confermato anche l’approvazione, entro i primi giorni di luglio, del decreto legislativo previsto dalla legge obiettivo e del disegno di legge collegato sulle infrastrutture. Ha poi citato i 14 assi infrastrutturali di rilevanza strategica su cui intervenire attraverso la logica del general contractor: dai tre valichi del Frejus, del Sempione e del Brennero, al ponte sullo stretto di Messina.
Al problema della riqualificazione e della modernizzazione urbana e alla necessità di mettere a punto strumenti adeguati per fronteggiare l’ascesa della domanda abitativa e residenziale, il presidente De Albertis ha dedicato un’ampia parte del suo intervento. “Le città sono state concepite e sono cresciute per rispondere a bisogni che oggi sono in gran parte cambiati², ha detto De Albertis, che ha invitato i responsabili del governo centrale e locale ad avere più coraggio per disfarsi della gabbia di un’urbanistica d’altri tempi e avviare un processo di gestione concertata del territorio.
L’Ance intende portare la riflessione sul terreno di una “urbanizzazione funzionale”, che impone il passaggio dalla pianificazione fisica alla pianificazione per azioni della vita urbana. “E’ necessario coniugare fattibilità economica delle iniziative con fruibilità dei servizi da parte delle fasce più deboli – ha sottolineato De Albertis – è questo che intendiamo per marketing dei servizi urbani, per governance della città”. Le proposte dell’Associazione riguardano in particolar modo il problema delle aree edificabili, i cui costi di acquisizione sono diventati inaccessibili. “Non possiamo comprimere i costi di costruzione – ha dichiarato De Albertis – ma per far tornare i conti e rispettare parametri minimi di qualità, possiamo aumentare l’offerta di aree edificabili private oppure ricorrere alla dismissione del patrimonio pubblico attraverso la concessione del diritto di superficie”.
Secondo il presidente dell’Ance è impossibile affrontare le questioni che attraversano la società urbana senza occuparsi dell’emergenza-casa, soprattutto della domanda abitativa espressa da immigrati, anziani, persone a basso reddito. In questo senso l’Associazione, anche in relazione al richiamo del presidente della Repubblica Ciampi sul tema della famiglia e sull’andamento negativo della natalità, ha presentato un “Programma Famiglia”, finalizzato a contenere l’onere del mutuo per l’acquisto dell’abitazione attraverso l’agevolazione della cessione o della permuta dell’appartamento originario.
In ogni caso è fondamentale, per intraprendere efficacemente qualsiasi progetto di riqualificazione urbana, che si possa contare su una politica fiscale volta non esclusivamente a obiettivi di gettito, ma a obiettivi di sviluppo. “Il governo si è già mosso in questo senso – ha ricordato De Albertis – ma c’è bisogno di misure di più ampio respiro”. L’intervento più urgente, secondo il presidente dei costruttori, è quello che porrà fine a una discriminazione, introducendo la parità di trattamento fiscale tra attività finanziarie e attività reali, o quantomeno prevedendo un regime di tassazione separata.
L’Ance, attraverso il suo presidente, ha stimolato il governo all’apertura di un tavolo di trattative anche sul delicato tema del mercato del lavoro e della lotta al sommerso. Dopo l’accordo del 29 gennaio, che prevede un patto tra sindacati ed imprenditori edili per combattere il lavoro irregolare attraverso la Cassa Edile, le questioni centrali, ha ribadito De Albertis, restano la carenza di manodopera, e la scarsa o nulla disponibilità di alloggi per i lavoratori.
Rilevante, infine, in uno scenario ricco di potenzialità e di sollecitazioni, ma anche di rischi, è il nuovo impegno richiesto alle imprese, che devono procedere con decisione sulla strada del cambiamento. “Non vogliamo contrastare la tensione verso il nuovo – ha dichiarato De Albertis – ma anzi farci portatori di sollecitazioni ed esercitare la nostra forza per governare il cambiamento”.
Un obiettivo che si può concretizzare agendo in due direzioni fondamentali: quella della politica industriale e quella delle stesse imprese che, secondo il presidente dell’Ance, devono compiere ogni sforzo per crescere e per restare competitive. Non ci saranno più nicchie di mercato riservate, dunque, e aumenteranno le responsabilità: in termini di qualità, di rispetto dei costi preventivati e delle esigenze della Committenza. “Le aziende costruttrici dovranno prepararsi a partecipare a gare pubbliche mettendo sul tavolo anche la loro capacità di finanziare e gestire le opere – ha esortato De Albertis – il ricorso al project financing non riguarderà infatti solo grandissimi lavori, ma potrà applicarsi anche alle opere minori”.

Fonte Ance

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