Teleriscaldamento ostacolato

L’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano prende una netta posizione contro il provvedimento che sta per essere emanato dal Governo, provvedimento che mette a serio rischio il teleriscaldamento, il quale rappresenta un sistema “pulito” di produzione e trasporto di calore, utilizzato in Italia da molti cittadini e in fase di continuo sviluppo. Esso consiste nella distribuzione del calore, prodotto da una o più centrali termiche, con una rete di tubazioni lungo le vie cittadine, alle quali vengono allacciate le singole utenze: in pratica si fornisce calore per il riscaldamento e per l’acqua sanitaria tramite gli scambiatori di calore installati presso ogni abitazione. Tra i vantaggi dati dalla sua adozione, il più evidente è quello, grazie all’utilizzo di una sola centrale termica, di una diminuzione e di un sicuro controllo delle emissioni di gas combusto in atmosfera nonché di un notevole risparmio economico.
Nonostante queste credenziali, sembra che ora il teleriscaldamento sia minacciato dal regolamento attuativo dell’art. 35 della Finanziaria 2002. L’Allarme è dell’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (Airu), che nel corso di un workshop ha preso posizione sul provvedimento che sta per essere emanato dal Governo. La preoccupazione è che il teleriscaldamento venga inserito tra i servizi pubblici a carattere industriale, come il gas e i rifiuti. Se ciò avvenisse, si avrebbe l’apertura delle gare per il teleriscaldamento e questo ne potrebbe decretare la fine. Secondo Tranquillo Magnelli, dell’Airu, le caratteristiche intrinseche del servizio rendono infatti impossibile l’avvio di gare in questo settore. Sempre secondo l’Airu, esiste già una linea di Governo che, premiando le grandi centrali con buoni rendimenti elettrici, indirettamente penalizza gli impianti su scala territoriale locale come il teleriscaldamento, nonostante ciò sia in contrasto con la riforma federalista, la quale dovrebbe affidare alle regioni più poteri nel settore energia.

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