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Saranno a breve sottoposti ad inchiesta pubblica due progetti di norma concernenti la redazione degli studi di impatto ambientale relativi a progetti di discariche di rifiuti e di attività di cava. La prima linea guida (progetto UNI U53000280) stabilisce i criteri applicabili sia a progetti di nuove discariche che alle richieste di variante di discariche già in essere. Lo smaltimento in discarica, come ormai stabilito anche dalla legislazione vigente (Direttiva Europea 1999/31/CE), deve essere visto nell’ambito di un sistema complessivo di gestione dei rifiuti, i cui principi ispiratori, in ordine prioritario, sono la prevenzione (cioé la riduzione all’origine dei rifiuti prodotti), il recupero di materiali ed energia e, infine, il ricorso alla discarica, il quale, non avendo alcuna valorizzazione delle risorse e comportando un rischio per l’ambiente, deve rappresentare l’opzione ultima inevitabile. In questo ordine di priorità, la discarica deve essere presa in considerazione solo per i residui ultimi non più suscettibili di essere riusati o trattati nelle condizioni tecniche ed economiche del momento e deve avvenire con modalità tali da ridurre al minimo le conseguenze negative per la salute e l’ambiente. Inoltre, per quanto detto in precedenza, la progettazione di una discarica deve essere inserita in un più ampio contesto di “piano di gestione integrata dei rifiuti”. Il progetto di norma prevede infatti che lo studio di impatto ambientale comprenda la definizione del ruolo che assume il progetto nell’ambito del sistema integrato dei rifiuti, la definizione del bacino di utenza dell’impianto, l’analisi del trend di produzione delle tipologie di rifiuto ammesse, la stima della domanda di smaltimento a breve e lungo periodo e dell’organizzazione della raccolta e del conferimento dei rifiuti, l’analisi degli effetti qualora l’impianto non venisse realizzato nei tempi e nei modi previsti. La seconda linea guida (progetto UNI U53000610) stabilisce invece i criteri per la redazione di studi di impatto ambientale per progetti di tutte le attività di cava, con esclusione delle attività di estrazione nell’alveo dei fiumi e delle attività sotterranee.Nella redazione di uno studio di impatto ambientale per progetti di questo tipo si deve tenere conto che lo studio non può limitarsi alla sola fase di estrazione dei materiali, ma deve comprendere, congiuntamente alle operazioni di recupero dell’area, anche l’attività cui sarà adibito il luogo al termine dell’escavazione. In sintesi, lo studio di impatto ambientale deve fare riferimento alle fasi di coltivazione della cava e di recupero della cava, inclusa l’attività che diviene operativa sull’area a recupero ultimato.In particolare devono essere analizzati la localizzazione rispetto alla eventuale presenza di vincoli (idrogeologici, paesaggistici, ecc), le dimensioni del giacimento, l’attuale uso del suolo, lo sviluppo dell’assetto industriale circostante correlato alle attività di cava, il programma di estrazione previsto nella cava in oggetto. Questi due nuovi progetti di norma vanno ad inserirsi in un pacchetto di norme, elaborate dalla Commissione Ambiente dell’UNI, in materia di studi di impatto ambientale: in particolare le linee guida per i progetti di impianti di trattamento di rifiuti speciali (UNI 10743), di impianti di termoutilizzazione o di incenerimento di rifiuti urbani ed assimilabili (UNI 10744) e di impianti di depurazione delle acque reflue civili (UNI 10908), di recente pubblicazione. Per quanto concerne la riduzione dell’impatto ambientale dei rifiuti da demolizione e costruzione, dopo aver pubblicato una linea guida contenente indicazioni progettuali ed esecutive, il Gruppo di lavoro 7 “Rifiuti da demolizione e costruzione” della Commissione Processo edilizio dell’UNI ha recentemente completato una proposta di aggiornamento della norma CNR UNI 10006 “Costruzione e manutenzione delle strade. Tecnica di impiego delle terre”.La proposta prevede l’ampliamento del campo di applicazione della norma stessa all’impiego di materiali provenienti da attività edilizie di costruzione e demolizione (C&D) nella realizzazione di sottofondi e rilevati stradali. Da tali attività vengono generati materiali assortiti di varia natura suscettibili di essere reimpiegati come aggregati, anche in miscela con aggregati naturali e con rifiuti minerali di altre attività dei quali sia ammesso il recupero nelle costruzioni stradali per effetto della vigente legislazione. La sostituzione, totale o parziale, di aggregati di cava con materiali da C&D può consentire benefici economici ed ambientali. La proposta del GL 7 è attualmente sottoposta all’approvazione degli Organi Tecnici UNI competenti, in vista del suo inoltro all’inchiesta pubblica. e-mail: [email protected] [email protected] pubblicato sul n. 21 (28 maggio/1 giugno) di “Edilizia e Territorio” Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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