Recuperare con le ?Stu?

I progetti per i centri urbani grandi e minori sembra possano ricevere nuovo slancio. Si assiste, infatti, a un risveglio di interesse nei confronti delle Stu, Spa miste tra Comuni e soggetti privati per la riqualificazione di aree degradate, introdotte dalle legge 127/1997 e rilanciate nel dicembre scorso da una circolare del ministro dei Lavori pubblici. Tra i primi comuni che propongono iniziative in questa direzione spicca quello di Grosseto dove la Stu serve a promuovere interventi in prevalenza privati su aree in larga parte pubbliche. Scade il 18 aprile il termine per presentare le offerte per acquisire un massimo del 60% del capitale. L’area di intervento si estende per sette ettari (solo un ettaro privato) è occupata dalle sedi dismesse del mattatoio e del foro boario. Il bando non impedisce al proprietario di partecipare alla gara, purché però possegga (anche in associazione) i requisiti tecnici richiesti. La Stu dovrà realizzare interventi pubblici per 45mila metri cubi (sedi del Comune e della Cdc) e privati per 123mila (63mila residenziali, 54mila direzionali, quattromila commerciali). Le maggiori difficoltà concernono, però, la delineazione delle caratteristiche e delle funzioni definite dal nuovo strumento. Altrettanto interessante l’attività in corso a Valmontone (Roma). Qui la Stu serve a progettare e attuare interventi edilizi su case comunali, a finanziamento pubblico, con procedure molto più agili rispetto alle singole gare “Merloni”. Il 60% delle quote appartiene al Comune e il 40% ai privati, la cooperativa edile Cmb di Carpi (Modena) e i progettisti di Ecosfera di Roma. L’attività della società consiste nella progettazione e realizzazione di tutti i lavori di ristrutturazione, recupero e anche demolizione e ricostruzione di vaste aree dei centri storici (tutti alloggi di proprietà comunale) dei tre Comuni, finanziati fra l’altro da un contratto di quartiere, per un totale di 50 miliardi.

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