Mantova: illuminazione del percorso gonzaghesco

l progetto presentato nella seguente memoria presenta l’illuminazione temporanea di alcuni edifici storici di Mantova: Castello di San Giorgio, La Cavallerizza e Palazzo Te, in occasione dell’evento organizzato dal Comune intitolato “Luce al percorso gonzaghesco”.
Intervenendo in un sito di particolare rilevanza ed in uno spazio urbano fortemente caratterizzato dalla presenza di questi stessi edifici, non è possibile scindere l’integrazione della progettazione illuminotecnica nel rispetto del contesto storico urbano, dalla soluzione impiantistica in chiave dell’attuale stato dell’arte e per l’adeguamento alle normative in materia.
La soluzione si basa sui seguenti fondamenti:
– Ridurre l’ impatto visivo diurno;- consentire un risparmio energetico, misurato sull’efficienza delle sorgenti luminose e sulrendimento degli apparecchi illuminanti;
– garantire una visione corretta e precisa delle tonalità di colore adeguate alle caratteristichecromatiche degli edifici e del particolare contesto architettonico ed ambientale;
– conseguire il raggiungimento e la distribuzione di giusti livelli d’illuminamento per la sicurezza delle persone;
– assicurare il bilanciamento dei contrasti di luminanza per il raggiungimento del comfort visivo;
– raggiungere una totale assenza di inquinamento luminoso.

Obiettivi
La proposta di intervento è stata concepita per consentire una migliore visione notturna del Castello San Giorgio, La Cavallerizza e Palazzo Te ed una rinnovata percezione visiva e fruibilità degli spazi immediatamente adiacenti. 

Metodo
La procedura operativa seguita consiste in una fase di analisi:- individuazione dei caratteri peculiari del sito;- rilievo fotografico dello stato attuale;- individuazione degli obiettivi da perseguire.

Priorità
Individuando e riconoscendo nel Castello e negli altri edifici, il valore di emergenza storicoarchitettonica e di emergenza culturale ne deriva che la luce si pone come strumento per consentire di:- recuperare la memoria storica di questi importanti strutture;evidenziare in maniera calibrata la rilevante importanza che essi detengono nei confronti dell’ambiente attorno che non gode della stessa caratterizzazione;- segnalare otticamente un percorso visuale creando un itinerario orientativo e didattico sul valore di tutto il contesto tramite lo sviluppo di una soluzione di illuminazione dinamica.

Castello San Giorgio
Analisi Storica
Il progetto di illuminazione da noi sviluppato nasce dalla mole del Castello di San Giorgio,continuando per l’edificio che racchiude la Cavallerizza e si sviluppa sino a coinvolgere Palazzo Te.
Occorre innanzitutto sottolineare che entrando nella città di Mantova attraverso il Ponte di San Giorgio la possente costruzione del Castello, appare subito evidente, conferendole un aspetto di valida difesa e di grande potenza; il tutto è favorito anche attraverso il forte contrasto dimensionale tra l’ambiente pianeggiante e il bacino d’acqua immota che circonda il Castello e la verticalità spinta che esso presenta.
La costruzione di questa mole ebbe inizio nel 1935 a opera di Bartolino di Novara, collocata in questa particolare posizione per proteggere l’entrata del ponte e come punto di avvistamento sull’intero bacino lacustre quasi come se si trattasse di un estensione del fossato stesso; un’ulteriore compito del Castello era sicuramente quello di rifugio e riparo dalle sommosse interne ed esterne che all’epoca non erano certo infrequenti.
Non a caso il Castello si integrò ben presto con il Palazzo Ducale che fu eretto alle sue spalle e che ebbe una funzione di completamento, sia pur militare al palazzo stesso; la progettazione ne aveva previsto una disposizione planimetrica quadra, con quattro torri angolari e controtorri che servivano a difendere le tre porte d’ingresso munite di ponti levatoi secondo gli schemi difensivi più evoluti dell’epoca. L’integrazione più significativa con il Palazzo Ducale fu segnata dall’elegante portico in stilerinascimentale realizzato dall’architetto Luca Francelli, che cinge il Castello sui due lati settentrionali del cortile.

Analisi dei Materiali e delle finiture
La colorazione della grande struttura muraria è rossastra, presentando quindi un forte impatto visivo come massa uniforme, compatta, che sottolinea la solidità necessaria ad una difesa efficace; la luce naturale d’altro canto accentua questa visione grazie all’effetto di grande diffusione della luce, la durezza del contatto visivo con le murate del Castello dovrebbero essere state ancor più suggestive durante la notte con la poca o nulla illuminazione dell’epoca.
Sembra proprio che ci sia stata la volontà di mostrare la stretta relazione esistente tra il costruito, la posizione, il paesaggio, la funzione del castello e la sua importanza simbolica; questi elementi sono stati sicuramente considerati e costituiscono per noi un valido punto di partenza nel concepire l’illuminazione del sito. 

La Cavallerizza
Analisi Storica
La prosecuzione del nostro intervento riguarda la facciata esterna della Cavallerizza, luogo classicamente preposto a delimitare la zona per la preparazione e l’addestramento di cavalli e di cavalieri.
In concreto questo edificio fa parte dell’espansione del Palazzo verso Est, cioè verso il lago.
Questo episodio è da ricondurre con la presenza a Corte di Giulio Romano, che nel 1538 circarealizza la Rustica; questo particolare costruito si sviluppa al piano terreno con degli archi di robusto bugnato, sormontato da un piano, del tutto similare ma con aperture rettangolari scandito da semicolonne tortili.
Questi particolari si notano anche osservando attraverso la facciata esterna, che mantiene questo ritmo architettonico pur non mostrando la stessa ricchezza formale e decorativa, anche perché non sembra aver mantenuto lo stesso livello di conservazione.
In realtà questa struttura ha avuto utilizzi diversi e nonché più elevati di quello di Cavalerizza semplice, perché per lungo tempo è stata la Galleria della Mostra.
Analisi dei Materiali e delle finiture
La facciata presenta una colorazione non uniforme poiché in alcune zone è ancora presente l’intonaco biancastro, in altre prevale il mattone rosso simile a quello del castello, di cui condivide la provenienza; presentando così un problema per quanto riguarda il rispetto cromatico della superficie.
Le aperture e gli aggetti offrono l’occasione per sottolineare il ritmo architettonico stabilito, che è ribadito dalla luce diurna, è così importante per noi cercare di rivalutare questa visione e cercare di  ricrearla; l’ordine delle aperture e dei balconcini ripetono una organizzazione spaziale determinata dall’architettura e visto che ora l’ambiente caratterizzante rimasto è quello interno è utile considerare in futuro una illuminazione dall’interno che sia di concerto con questa. 

Palazzo Te
Analisi Storica
Il palazzo Te ha una denominazione che non deriva dalla bevanda, come potrebbe sembrare, ma diverse fonti lo attribuiscono all’isola su cui è sorto che aveva questo nome; altri lo fanno derivare dal nome dato alle case di contadini presenti nella zona che avevano la copertura in paglia e che furono chiamate “Teje” o “Tezze” sin dal quattrocento, mentre l’intera zona era nominata “Tejeto”.
La costruzione del palazzo cominciò nel 1525 e venne terminata dieci anni dopo, diversi furono coloro che, collaborando con il Romano, contribuire alla creazione di questo stupenda magione, ma in particolare occorre ricordare quel Rinaldo Mantovano che realizzò su muro le fantasie che il maestro aveva inventato sui suoi cartoni. La villa che tanto attualmente si apprezza, Giulio Romano l’ha realizzata trasformando proprio le scuderie riutilizzando le mura che delimitavano la corte quadrata dandogli però una nuovaconfigurazione architettonica, disegnando i cicli di affreschi, i fregi di stucco, i camini, i soffittiintagliati.
L’impianto planimetrico si rifà allo schema della “Domus Antica”, anche se poi molto originale è la scelta di rivestire le facciate esterne realizzando un bugnato rustico, ingegnosamente ricavato da laterizi sbozzati e sagomati.
Il Palazzo svolge oggi la funzione di museo perché nel suo interno contiene sale riccamente affrescate e all’esterno con un giardino anch’esso molto curato nei dettagli e nelle forme geometriche che lo definiscono creando prospettive ottiche di grande efficacia.

Analisi dei Materiali e delle finiture
Le facciate riccamente decorate del Palazzo altro non fanno che offrire una visuale molto ricca ed espressiva come lo stesso bugnato d’altronde presenta; la colorazione di fondo chiara ma con una componente “calda” fa sì che si deve considerare l’illuminazione come una delle migliori per quanto riguarda la resa cromatica e per l’equilibrio delle ombre.
La regolarità della “texture” delle facciate ed in particolare espressa dal bugnato chiedono uninterpretazione riconducibile ad una situazione diurna dove la luce naturale diffusa segna i sottili aggetti e le rientranze con piccole ombre portate.

Sistema di illuminazione
Illuminazione del Castello
Dall’analisi sopra descritta è emerso che la regia luminosa per questo importante episodioarchitettonico si può eseguire impiegando una tecnica di proiezione dedicata ad illuminare le strutture murarie su due livelli (superiore ed inferiore), conferendole un livello di uniformità buono riuscendo a contenere i livelli di luminanza soprattutto nella parte alta delle torri sia per problemi relativi all’inquinamento luminoso che per lasciare meno in evidenza le merlature ed accentuare la suggestione che da esse ne proveniva in passato come pericolo per gli assalitori. L’intervento di illuminazione proposto tende a sottolineare le forme e di volumi del castello laddove cambiano direzione o dove ci sono spigoli vivi; questa evidenziazione torna utile per sottolineare la struttura delle mura e per la restituzione dello spessore, la profondità del complesso.
La raggiunta uniformità in alcune zone è proprio un sistema artificioso per aggiungere pathos; sulle superfici piane questo effetto ad esempio è una sottolineatura della gran massa muraria che si erge come barriera verticale unita e compatta.
Una scena luminosa particolare la offre il fossato che se illuminato dall’alto ma con luce radente, nel lato sinistro e quello retrostante, offre una immagine riflessa delle strutture, delle arcate, dei ponti e dei passaggi restituendo un particolare dell’ambiente più tranquillo e sereno, quasi romantico.Gli apparecchi illuminanti impiegati per illuminare la facciata principale e le laterali sono del tipo SET 150, dotati di ottica a distribuzione asimmetrica; la posizione definita per i proiettori è stata quella del fossato che circonda i muraglioni del castello al fine di occultare i corpi illuminanti alla vista diretta.
La sorgente luminose utilizzata è del tipo ad alogenuri metallici con bruciatore ceramico da 150W di potenza, 3000 K di temperatura colore e Ra pari a 90; questo tipo di lampada è la più adatta a risolvere situazioni del genere dove l’emissione luminosa deve essere controllabile e dove si deve consentire una corretta visione dei colori originali dei materiali che compongono l’ambiente.

Illuminazione della Cavallerizza
La luce che si posa in modo radente sulla facciata ha lo scopo di ridefinire in profondità la trama architettonica, un poco persa nell’attuale stato, creando anch’essa sottili ombre dagli aggetti, dalle aperture e dal taglio dei mattoni stessi che spesso emergono dall’intonaco.
Riteniamo che l’intervento con luce dall’interno sia efficace per consentire all’occhio indagatore e curioso di un turista o di un semplice passante di essere attirato ad esplorare l’interno; la visione è altrettanto espressiva tramite la semplice illuminazione esterna che può richiamare e suggerire che aldilà del muro ci sia qualcosa che valga la pena di esser visto.Importante è stato coordinare, bilanciare l’illuminazione interna con quella esterna per non creare squilibri enormi tra le due parti che anzi dovrebbero interagire visivamente anche attraverso la luce.
Nel loggiato sono stati posizionati proiettori della serie Futura 150 a distribuzione asimmetrica con lampade ad alogenuri metallici da 70W con bruciatore ceramico con attacco Rx7S, 3000 K, e Ra 90.
La parte interna della Cavallerizza è stata invece illuminata con proiettori Venus 382 a distribuzione simmetrica con lampade ad alogenuri metallici da 150W con bruciatore ceramico G12, 3000K, Ra 90. 

Illuminazione di Palazzo Te
L’illuminazione di Palazzo Te è volta a sottolineare la valenza di “villa delle meraviglie” con cui era stata ideata e l’intervento sarà pertanto centrato sulla dinamicità; la proposta è quindi di creare una illuminazione scenografica che possa giocare sui decori delle facciate e sui rilievi del bugnato proiettando ombre sottili, nette e ben delineate, e che sia rispettosa del carattere plastico e linguistico dello stile impostato.
Una parte che merita un trattamento particolare è sicuramente l’Esedra, che è stata illuminata con impostazione “vuoto per pieno”, perché la caratteristica morfologica più evidente è costituita dalle arcate e dall’ordito murario di questa parte della villa, che sembra abbracciare l’ultima parte del giardino e che fa da collegamento con l’esterno consentendo di guardarci dentro.
La facciata principale di Palazzo Te è stata illuminata con proiettori Venus 382 12° e 36° di apertura, installati su pali già esistenti; le sorgenti luminose utilizzate sono ancora una volta del tipo ad alogenuri metallici da 150W con bruciatore ceramico, attacco G12, 3000 K, Ra 90.
La possibilità di messa a fuoco di questi proiettori ha consentito di adattare i fasci luminosi in modo da ottenere una buona uniformità sulle facciate del Palazzo, nonostante il fatto che i punti di sostegni erano già definiti e che le fronde più alte degli alberi spesso interferiscono con il fascio luminoso.Secondo una procedura molto simile sono state risolte le facciate laterali , ma solo con proiettori Venus 302 da 70W di potenza, mentre per l’esedra la soluzione è stata quella di posizionare dei proiettori del tipo P87, all’interno delle arcate in modo da rischiarare la volta e le mura (luce radente) ed evidenziare la trama muraria.
Anche in questo caso le lampade hanno le stesse caratteristiche di quelle sinora descritte per avere garanzie di ottime prestazioni visive. 

Conclusioni
Uno degli aspetti più importanti e difficoltosi da affrontare nell’illuminazione architettonica è oggi il rispetto delle leggi sull’Inquinamento Luminoso.
Nello specifico caso, il riferimento legislativo è rappresentato dalla LR.17/00 della Lombardia e dei suoi criteri applicativi, che ha rappresentato sicuramente uno dei vincoli progettuali più forti.
Altri vincoli sono normalmente imposti da esigenze di installazione e dagli enti che sovrintendono alle belle arti; appare quindi chiaro quanto sia stato difficile condividere tutte queste esigenze.
Questa installazione è stata una bella occasione per impiegare al meglio apparecchi illuminanti e relative ottiche asimmetriche, valutarne il comportamento in condizioni per l’illuminazionemonumentale dove serve grande precisione flessibilità d’uso, che è stata raggiunta grazie all’utilizzo di apparecchi performanti.Un esempio di intervento complesso è stato quello su di Palazzo Te, dove il materiale di facciata è particolarmente riflettente e provoca una elevata riflessione; in questo caso la difficoltà di installazione e di messa a punto di un sistema di illuminazione con un controllo della luminanza è difficile.
Molto impegnativo è stato il test applicativo, che ha richiesto l’impiego di tutti i sistemi di regolazione dell’apparecchio, che si è dimostrato molto flessibile ed efficace.
Un intervento di questo tipo, non poteva sicuramente risolversi solo tramite i calcoli illuminotecnici ma con una esperienza sul campo, una conoscenza approfondita degli apparecchi e delle loro prestazioni il tutto in grado di rappresentare lo scenario reale con un sofisticato gioco di luci ed ombre.

Katia Corsaro e Anna Maria Magni all’interno di Fivep Lite si occupano di Marketing e Comunicazione concentrando l’attenzione su progettazioni di particolare rilievo architettonico.
Definiscono insieme ad uno staff di progettisti le linee guide per lo sviluppo dei nuovi prodotti.
Fivep Lite, azienda di ricca tradizione, trae origine dalla fusione di tre grandi marchi del settore: Fidenza Vetraria, Pollice Illuminazione, Soldi e Scati
La società entra a far parte del Gruppo Cariboni nel 1993 e si afferma sul mercato internazionale nell’ambito dell’illuminazione pubblica, d’arredo funzionale, di gallerie e d’impianti sportivi. 
Tratto dal convegno internazionale “Luce e Architettura”, oganizzato dall’AIDI



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