Integrazione della luce in un edificio ad uso ufficio

Forme, tecnologie e materiali della nuova sede di TiFS ingegneria, inaugurata nel luglio 2004, sono il risultato di una scelta che trae origine da un insieme di diversi fattori. L’ispirazione architettonica nasce in parte da concetti edilizi tratti dal contesto urbano in cui sorge l’edificio, seppure elaborati e in parte estremizzati al fine di dare un carattere forte e quindi incuriosire, attirare, stimolare interesse: l’ambito è quello industriale e artigianale caratterizzato da un reticolo di ampie strade trafficate sulle quali si affacciano edifici di diversa tipologia, così come si è soliti trovare nelle “zone industriali” ai margini delle città.
D’altra parte i concetti di base da cui tutto doveva muovere sono stati sin dall’inizio due: da un lato la volontà di riorganizzare le attività lavorative interne (principalmente la progettazione ingeneristica) e i luoghi di lavoro in cui queste si esplicano (gli uffici), dall’altro il desiderio di dare un’immagine formale all’azienda creando un rapporto di identificazione con l’oggetto architettonico per dare testimonianza subito all’esterno del carattere di questa realtà lavorativa e dei principi che stanno alla base dell’attività che svolge.
Ciò detto doveva realizzarsi tenendo conto di un altro aspetto fondamentale ovvero quello di integrare la disciplina architettonica con quella impiantistica considerando l’involucro edilizio come primo e principale componente dell’impianto per conseguire comfort ambientale e uso razionale dell’energia nei suoi molteplici aspetti.
L’ufficio è il tema dominante dell’edificio e tutte le scelte impiantistiche sono state bilanciate e coordinate per realizzare condizioni ottimali per lo svolgimento di questo tipo di attività lavorativa.

Conformazione e organizzazione dell’edificio
L’edificio, costruito con una struttura mista di acciaio e calcestruzzo, si presenta compatto e colpisce subito per la copertura curva che arriva fino a terra realizzata con carpenteria metallica.
La trasparenza è un’altra caratteristica predominante: il vetro è presente sia all’esterno nelle facciate su cui poggia il guscio di copertura, nelle finestre e nel lucernario, sia all’interno nelle porte, nelle partizioni di alcuni spazi e nell’ascensore.
Le facciate completamente vetrate sono quelle esposte a sud e a nord, la facciata a est che si raccorda senza soluzione di continuità alla copertura curva è caratterizzata nel mezzo da una grande finestra lucernario, la facciata a ovest è costituita da due setti obliqui in calcestruzzo e nel mezzo da una finestra che comprende i primi due piani mentre sullo stesso lato il secondo piano è completamente vetrato.
L’edificio a pianta quadrata presenta quatto livelli, uno interrato e tre fuori terra (circa 2200 m2 di superficie netta calpestabile): il livello interrato accoglie alcuni spazi comuni (sale di incontro, sala ristoro) zone di servizio (archivi, depositi, servizi) e gli spazi tecnici (locali impianti generali di edificio); il piano terra e il piano primo sono sede degli spazi operativi delle divisioni di lavoro; infine il piano secondo accoglie le attività amministrative e direzionali oltre che alcune divisioni speciali.
In generale lo sviluppo degli spazi interni segue uno schema funzionale tipartito: i luoghi pubblici (comprendono gli spazi comuni, atrio, ballatoi, collegamenti verticali), la zona filtro (dove trovano collocazione sale riunioni, uffici per singole persone, zone di servizio, segreterie) e infine i luoghi privati (ovvero gli spazi di lavoro organizzati a seconda dei piani in open space o in uffici individuali o per non più di quattro persone).

La tematica luce
Uno dei capitoli impiantistici del progetto globale dell’edificio al quale si è prestato particolare attenzione è stato quello dell’illuminazione.
Questo è il tema che verrà trattato nei capitoli successivi: la luce nel suo aspetto tradizionalmente impiantistico di illuminazione artificiale, per consentire lo svolgimento delle attività lavorative dove o quando non vi è sufficiente luce diurna, e nel suo aspetto di illuminazione naturale che proviene dall’esterno e che si vorrebbe convogliare all’interno in modo opportuno per non privarsi di una fonte di energia gratuita: essa genera ripercussioni positive importanti anche se difficilmente quantificabili poiché agisce sulla sfera psicologica di ciascun individuo contribuendo al benessere del singolo, fatto questo rilevante per lo stazionamento in un determinato luogo.
I due aspetti non sono affatto disgiunti: nel primo caso i sistemi e gli apparecchi di illuminazione artificiale devono poter consentire l’ottimizzazione dei parametri di illuminazione in ogni momento della giornata seguendo l’andamento e il livello di luce diurna, funzione delle condizioni ambientali esterne e delle condizioni oggettive interne.
D’altra parte le superfici vetrate devono essere provviste di sistemi cosiddetti daylight con funzione di schermatura e ridirezionamento della luce al fine di apportare azioni correttive sull’ingresso della luce diurna all’interno dell’edificio e con i primi devono essere interfacciati soprattutto se si tratta di sistemi di tipo mobile.
Ovviamente ciò avrà ripercussioni anche sulle condizioni climatiche interne per cui altre azioni correttive entreranno in gioco per ristabilire le condizioni ottimali. Tutto ciò è realizzabile solo mediante l’utilizzo di uno o più sistemi designati alla regolazione, al monitoraggio e alla supervisione dei componenti impiantistici, in grado di dialogare tra loro al fine di ottenere l’automazione degli impianti.
L’edificio per mezzo di questi sistemi è in grado di autogestirsi e autoregolarsi permettendo una messa a punto ottimale dei parametri impiantistici e consentendo il raggiungimento di condizioni di benessere interno sia dal punto di vista climatico, sia dal punto di vista illuminotecnico.

Il sistema di controllo e di regolazione dell’illuminazione
In un edificio così pensato in cui la progettazione e la realizzazione si sviluppano secondo il principio di integrazione degli impianti e in cui si adottano oltre alle soluzioni per l’illuminazione artificiale anche quelle per l’illuminazione naturale è indispensabile l’utilizzo di un sistema che consenta il monitoraggio dei parametri illuminotecnici e le conseguenti azioni correttive sia sullo stato degli apparecchi illuminanti, sia su quello dei sistemi mobili di schermatura delle superfici vetrate.
Il sistema dialoga e interagisce con un’altra parte del sistema di edificio ovvero quella che si occupa dei parametri termoclimatici e che regola le condizioni climatiche interne.
D’altra parte l’ottimizzazione dei parametri di illuminazione in presenza di luce diurna è solo una delle funzioni del sistema di controllo e di regolazione dell’illuminazione adottato: esso per la sua stessa natura e per gli elementi installati in campo consente una riconfigurazione degli impianti di illuminazione estremamente più facilitata e flessibile rispetto ad un cablaggio di tipo tradizionale con comando a relè e con molti circuiti.
Non ultimo, è possibile un monitoraggio continuo dello stato delle singole lampade, fatto questo rilevante nell’ambito della gestione di impianto.
Tale tipo di configurazione inoltre semplifica lo schema del quadro elettrico rendendolo meno complesso.
Infine un altro vantaggio che è utile sottolineare è quello legato alla facilità di gestire gli stati di illuminazione e l’impostazione temporale degli stessi: un numero limitato di configurazioni illuminotecniche di base possono dar luogo a moltissimi scenari luminosi che impostati in modo opportuno contribuiscono ad una visione mutevole dello stesso luogo a seconda del tipo di luce presente.
Gli elementi di impianto gestiti dal sistema sono essenzialmente di tre tipi: i reattori della lampade fluorescenti, i teleruttori che comandano i circuiti che alimentano le lampade a scarica, gli attuatori che comandano i motori degli schermi daylight.
Il mezzo di comunicazione dei segnali è la linea bus secondo uno schema di linee principali e secondarie.
La gestione avviene da un terminale in cui un opportuno software adattato e personalizzato all’edificio in esame riceve informazioni da un eliometro posizionato all’esterno: esso individua la posizione del sole e l’illuminamento esterno, parametri in base ai quali il software calcola l’illuminamento interno sul piano di lavoro e l’indice di abbagliamento secondo una precisata direzione di osservazione.
Ne conseguono azioni correttive successive: per esempio, i sistemi mobili di schermatura vengono comandati a un parziale o totale oscuramento; ciò determina un ricalcolo dell’illuminamento e in funzione di esso la regolazione della tensione di alimentazione per ristabilire le condizioni illuminotecniche ottimali.
Nel caso in cui si decida di forzare localmente il sistema in funzione manuale, l’automatismo verrà automaticamente ripristinato dopo un intervallo di tempo prefissato.

Le scelte per l’illuminazione artificiale
Gli ambienti dell’edificio sono stati raggruppati nelle seguenti tre tipologie:
– spazi operativi di lavoro (open space, uffici, sale riunioni, segreterie, sale ricevimento, biblioteca);
– spazi comuni (ingresso, atrio, corridoi);
– spazi di servizio (servizi, locali tecnici, magazzini, depositi).
La precedente classificazione è stata fatta con lo scopo di unificare per quanto possibile le soluzioni illuminotecniche e consentire economicità nella manutenzione e nella gestione di impianto ma anche identificazione della destinazione d’uso degli ambienti.
Il carattere architettonico moderno dell’edificio ha fatto concentrare le scelte su apparecchi di illuminazione contraddistinti da linee semplici e moderne forse anche a seguire la tendenza minimalista del momento nel design degli apparecchi.
Tutte le soluzioni sono state discusse e concordate con gli architetti sia per soddisfare le necessità di integrazione nell’involucro architettonico, sia per dare una visione dello spazio che realizzasse le aspettative di chi lo aveva pensato e disegnato.
Per ciò sono state eseguite prove illuminotecniche e campionature e forse il fatto di “lavorare in casa” ci ha consentito di impegnare più tempo rispetto a quello normalmente dedicato a queste azioni nell’iter realizzativo di ciascun progetto.
Questa esperienza ci ha convinto ancor più dell’importanza della verifica in campo delle soluzioni nella fase di realizzazione soprattutto in ambienti che abbiano valenza architettonica e in cui lo conformazione degli spazi anche se perfettamente riproducibile con una modellazione tridimensionale al computer può essere letta e apprezzata solo trovandosi realmente all’interno di essi.

Gli spazi operativi di lavoro
In questi spazi più che altrove si è presentata l’esigenza di qualità e prestazioni illuminotecniche degli apparecchi che comunque dovevano rispondere a requisiti di integrazione estetica e funzionale.
Da un punto di vista illuminotecnico era imprescindibile soddisfare i requisiti per il compito visivo in essere possibilmente svincolandosi dal posizionamento dello stesso nell’ambito dello spazio operativo e garantendo un elevato grado di benessere.
Da un punto di vista estetico il sistema di illuminazione doveva essere caratterizzato da una linea essenziale, di minimo impatto, in modo da non apparire come elemento con funzione autonoma ma piuttosto in grado di integrarsi perfettamente nell’ambiente valorizzandolo e armonizzandosi con esso anche per materiali e colori.
Da un punto di vista funzionale, infine, era necessario prevedere un sistema a sospensione poiché la presenza nel soffitto di pannelli radianti rendeva impossibile l’installazione a plafone; la disposizione doveva garantire comunque un buon grado di flessibilità per eventuali variazioni di layout e inoltre sopperire ad una limitata possibilità di alimentazione elettrica da pochi punti vincolati.
Il sistema rispondente alle richieste ha previsto l’adozione di canali, dalle dimensioni estremamente ridotte e dalla linea moderna, sospesi a soffitto mediante cavi d’acciaio pressoché invisibili.
Alla funzione di supporto del canale è abbinata quella di alimentazione.
Gli apparecchi, ancorati in appoggio inferiore al canale e disposti con regolarità l’uno dall’altro, sono pressoché piatti tanto che da una visione laterale quasi scompaiono: forma e linea essenziali sono possibili per l’impiego delle lampade a fluorescenza con diametro 16mm e per la presenza di uno schermo di minimo spessore che funge anche da sistema ottico a guida di luce grazie ad una struttura interna microprismatica.
Le prestazioni illuminotecniche sono estremamente interessanti: ai livelli di illuminamento adeguati al compito visivo in essere si aggiungono altri fattori.
La visione delle lampade all’interno degli apparecchi è pressoché invisibile qualsiasi sia la direzione di osservazione, conseguentemente si ha un elevato comfort visivo per il contenimento a livelli minimi dell’abbagliamento sia diretto, sia di riflessione. Il controllo del flusso luminoso avviene in ogni direzione cosicché il posizionamento di posti di lavoro e scrivanie risulta completamente svincolato rispetto a quello degli apparecchi. L’installazione a sospensione unitamente al tipo di apparecchio adottato consente un’illuminazione di tipo diretto e indiretto e conseguentemente un innalzamento dei livelli di illuminamento verticali a vantaggio del comfort ambientale e, laddove il soffitto è curvo, all’evidenziazione di forme architettoniche.
Negli spazi operativi il fattore di utilizzazione medio (rapporto tra il flusso sul piano di lavoro e il flusso luminoso installato funzione della conformazione dei locali e del tipo di apparecchi usati) risulta pari a 0,55-0,60 contro valori tipici pari a 0,40-0,45.
La realizzazione di quanto enunciato ne “Il sistema di controllo e di regolazione dell’illuminazione”è possibile grazie alla scelta di apparecchi equipaggiati di reattori elettronici controllati e comandati tramite segnale di tipo digitale che preservano le lampade non solo dalle cadute di tensione ma anche dai campi elettromagnetici esterni.
A seconda del tipo di reattore installato, le operazioni di accensione, spegnimento e regolazione possono essere eseguite su indirizzo singolo (con la possibilità di monitorare lo stato della singola lampada) o su canale collettivo (per la gestione comune di più apparecchi): la scelta dipende dalla tipologia di ambiente e dal grado di flessibilità che si desidera avere.
La possibilità di regolazione del flusso luminoso in funzione delle esigenze specifiche degli utilizzatori e dell’apporto di luce naturale derivante dalle superfici vetrate è solo uno dei vantaggi dell’adozione di un tale sistema.
Come già precedentemente enunciato si hanno infatti alcune ripercussioni tecniche e impiantistiche importanti: la semplificazione nello schema elettrico del quadro di distribuzione, la riconfigurazione di stati e accensioni senza intervenire sui cablaggi, il monitoraggio continuo dello stato delle singole lampade.
In conclusione la scelta adottata ha permesso di rispettare i requisiti illuminotecnici richiesti nelle postazioni di lavoro fisse, le esigenze di funzionalità, flessibilità, ergonomia e benessere integrandosi nell’ambiente, rispettandone i vincoli e valorizzandone spazi e forme.

Spazi comuni
La particolarità architettonica di questi spazi dovuta a caratteristiche costruttive ma anche a materiali e colori di finitura ha indirizzato le scelte in termini di integrazione con l’involucro architettonico.
Primo elemento particolare è l’accesso, un piccolo tunnel nero che si innesta nell’ampio ingresso: l’illuminazione è stata realizzata a terra non potendo agire in nessun altro punto, gli apparecchi lineari a incasso con lampade fluorescenti illuminano questo spazio e nello stesso tempo guidano e invitano all’ingresso.
L’atrio che nel punto più alto ha una tripla altezza è definito dalla copertura curva che racchiude l’intero edificio: l’elemento curvo è il tema architettonico predominante presente anche nella forma della scala, dei ballatoi, della finestra lucernario.
Un sistema a illuminazione indiretta con proiettori posti alla base di ciascuna trave incernierata a terra, valorizza e accende in modo morbido questo spazio in cui la prevalenza del bianco apparentemente amplifica gli effetti luminosi.
Apparecchi tondi ad incasso nelle velette dei ballatoi contribuiscono a creare fasce luminose curve sul piano di calpestio: sia in questo caso, sia per i proiettori le lampade sono a scarica ad alogenuri metallici.
I corridoi e i percorsi vedono l’utilizzo di lampade a fluorescenza lineari con apparecchi semplici ed essenziali sia nelle versioni in vista sia in quelle ad incasso. I giochi di ombre e di riflessioni che si creano per la presenza di elementi aggettanti o per la presenza del vetro nelle porte e in alcune partizioni interne danno luogo ad effetti piacevoli e imprevisti che possono anche essere mutevoli grazie alla gestione degli stati illuminotecnici secondo combinazioni diverse.

Spazi di servizio
Tranne in qualche caso isolato, gli apparecchi non sono stati scelti in funzione di particolarità estetiche spinte ma piuttosto in termini di prestazioni illuminotecniche e di caratteristiche del prodotto.
Anche in queste tipologie di ambienti si è ritenuto importante mantenere una buona qualità della luce sia in termini di requisiti normativi sia in termini di benessere visivo: in tante realizzazioni infatti si può comunemente constatare che gli spazi di importanza secondaria non vengono adeguatamente illuminati e ciò oltre a generare sensazioni spiacevoli nel passaggio da un luogo all’altro può comunque in parte abbassare il livello di un progetto illuminotecnico.

Spazi esterni
L’intervento è stato piuttosto contenuto per la natura stessa dell’edificio: grazie infatti alla completa trasparenza delle facciate più visibili dalle vie di percorrenza la valorizzazione notturna è stata realizzata programmando l’accensione di alcuni apparecchi installati all’interno e destinati all’illuminazione funzionale dei diversi spazi. L’installazione di alcuni apparecchi segnapasso per rendere visibili i percorsi pedonali di accesso, di altri apparecchi per l’accento del verde presente nelle vasche e nelle fioriere intorno all’edificio e ancora installati a pavimento della terrazza al secondo piano costituiscono il contributo di illuminazione esterna per la lettura delle forme architettoniche anche nelle ore serali e notturne.

Le scelte per l’illuminazione naturale
Si affronta qui di seguito il tema della luce naturale per valutare in particolare l’aspetto della visione dello spazio, l’ingresso di luce all’interno dell’edificio e la sua ottimizzazione mediante l’adozione di sistemi abbinati alle superfici finestrate. Sebbene in stretta connessione, altri argomenti e ripercussioni a carattere energetico legati sia alla disciplina architettonica sia all’impiantistica termomeccanica (irraggiamento, insolazione, esposizione dell’edificio) vengono invece solo accennati poiché non oggetto della presente memoria.
L’edificio progettato secondo il principio di trasparenza e luminosità è stato realizzato con ampie aperture.
Tale scelta progettuale è stata anche supportata dall’utilizzo di colori chiari, che permettono buoni fattori di riflessione e conseguentemente ulteriore propagazione della luce all’interno degli ambienti. Due grandi vetrate sui lati Sud e Nord in modo da consentire alla luce naturale di penetrare
quanto più possibile all’interno del fabbricato e, in corrispondenza dell’ atrio, una parte della copertura curva lasciata trasparente da terra fino al soffitto sono gli elementi trasparenti di maggiori dimensioni.
L’inserimento di una siffatta finestra-lucernario e la scelta di utilizzare delle aperture vetrate a tutta altezza su due lati dell’edificio, considerata anche la tipologia di attività da svolgere, non poteva esimere dall’utilizzo di elementi di controllo della luce naturale.
È stato quindi condotto uno studio preventivo basato su simulazioni al calcolatore in grado di considerare tutti i fattori concorrenti: l’orientamento, le geometrie, i volumi e i materiali adottati. Il fine di una tale analisi è quello di individuare i punti critici di progetto e successivamente valutare, sui medesimi punti e complessivamente nello spazio preso in esame, l’effetto di schermature (anch’esse inserite nel programma di simulazione).
Lo studio della luce naturale può essere effettuato attraverso vari parametri, ma senza dubbio il più significativo è il fattore di luce diurna (Daylight Factor o DF o FLD).
Esso consente di valutare il grado di penetrazione della luce naturale all’interno di un ambiente, indipendentemente dalle condizioni temporali (è un fattore posizionale, più o meno indipendente dall’istante considerato): permette di verificare la quantità della luce esterna che può essere riutilizzata all’interno di un locale attraverso il rapporto percentuale tra l’illuminamento interno e quello esterno. Un altro importante elemento di valutazione è inoltre rappresentato dall’uniformità del livello di illuminamento: un valore basso è indice di un’illuminazione scarsa in alcuni punti e eccessiva in altri, pur essendo i valori medi del fattore di luce diurna più che soddisfacenti.
La mancanza di uniformità può essere causa di fastidiosi fenomeni di abbagliamento, valutabile peraltro calcolando l’indice di abbagliamento da luce naturale (DGI).
I risultati sono stati presentati come valori numerici, mediante grafici (tipicamente l’andamento del fattore di luce diurna) e con immagini a scala cromatica (studio solare e mappe cromatiche di luminanza o di illuminamento).
Le valutazioni condotte hanno dimostrano che l’edificio risulta adeguatamente illuminato: il fattore di luce diurna è comunque superiore al 3% (valore consigliato dalle normative), l’uniformità superiore al 20% (le normative consigliano valori maggiori del 16%).
Ciò nonostante la presenza di fenomeni di abbagliamento ha imposto nelle grandi superfici vetrate l’adozione di sistemi ad esse abbinati o integrati.
Un esempio di integrazione si trova per esempio nel lucernario, in cui, in ciascuna porzione di serramento, racchiusa nel vetrocamera, è stata inserita una griglia metallizzata con doppia orditura di profili metallici.
Essa provvede alla riflessione della componente diretta della luce solare consentendo invece l’ingresso di quella diffusa proveniente da nord e garantendo in questa direzione un contatto visivo con l’esterno. Il beneficio che si ottiene in termini illuminotecnici è accompagnato a una miglioria nei parametri termici e climatici.
La presenza di sistemi abbinati ovvero in particolare di schermature ad assetto variabile si è adottata in un altro punto critico dell’edificio sia dal punto di vista illuminotecnico, sia dal punto di vista termico: la facciata ventilata composta da due ordini di vetrate posta sul lato Sud.
All’interno del sistema a doppia pelle sono state inserite delle veneziane a lamelle metalliche a profilo spezzato, controllate da un sistema di movimentazione automatico che regola separatamente la posizione e la rotazione delle lamelle in base alla luminosità esterna.
Questa tipologia di lamelle permette una maggiore diffusione della luce grazie a riflessioni multiple, rispetto a quelle tradizionali a profilo parabolico.
Queste ultime sono state adottate nelle porzioni trasparenti dei prospetti nord e ovest, il primo interessato limitatamente dalla radiazione solare diretta ma comunque da elevati valori di luminanza, il secondo caratterizzato da un’apertura di dimensioni più piccole rispetto alle precedenti e schermato da un fabbricato vicino.
Infine sul medesimo lato ovest la terrazza al secondo piano e la parete vetrata che su di essa si affaccia sono state protette da un sistema fisso di lamelle frangisole in metallo installate alla fine della copertura con un’inclinazione ottimizzata in funzione della variazione della posizione del sole.
L’azionamento dei sistemi mobili può avvenire sia manualmente, sia automaticamente con comando dal sistema di controllo e regolazione dell’illuminazione, in ogni caso determinando azioni correttive nel sistema di illuminazione artificiale (variazioni del flusso luminoso) e nel sistema di regolazione delle condizioni climatiche.
Le azioni di causa ed effetto portano ad un’ottimizzazione interna dei parametri a favore del comfort ambientale.

Valutazioni sul risparmio energetico
L’utilizzo di sistemi di regolazione del flusso luminoso, sia in assenza sia in presenza di sistemi daylight deputati al controllo della luce naturale, determina consumi di energia ridotti rispetto a quelli di un edificio “standard” in cui non ci sia né regolazione, né tanto meno controllo daylight.
Dall’analisi energetica di alcune realizzazioni si ottiene che:
– nel caso di edificio con sistema di regolazione della sola illuminazione artificiale, in funzione dell’apporto luminoso esterno, si ottiene un risparmio energetico del 20%-22%;
– se in aggiunta ad esso sono presenti sistemi daylight che controllano l’ingresso della luce naturale allora il risparmio aumenta fino al 45%-50%.
Nella realtà in esame si ha indicativamente un risparmio nei consumi di energia elettrica pari a 25.000kWh/anno.
La scelta è dunque vincente anche perché i dati suddetti possono essere affiancati da motivazioni e vantaggi di altro genere riguardanti la sfera del comfort, difficilmente monetizzabili in termini economici.
La possibilità di regolazione del flusso dà la possibilità all’utente di tarare l’impianto di illuminazione secondo l’effettiva esigenza e necessità del momento e gli consente dunque un grado di libertà a vantaggio del benessere visivo di primaria importanza per uno stazionamento piacevole nel luogo di lavoro.
Ciò detto si amplifica nel caso di utilizzo di sistemi di controllo della luce naturale in quanto in generale questi garantiscono una limitazione dei fenomeni di abbagliamento dovuti alla luminanza delle finestre, preservano il contatto visivo con l’esterno non essendo per la loro stessa natura dei sistemi ad oscuramento totale, controllano l’andamento del fattore di luce diurna abbattendo valori elevati in prossimità delle finestre e determinando un innalzamento dei valori in profondità nella stanza e altro ancora poiché agiscono anche come schermi termici in quanto limitano l’apporto di calore dall’esterno all’interno con ripercussioni sul dimensionamento degli impianti di climatizzazione.

Il progetto globale
Il progetto globale dell’edificio è un progetto di integrazione impiantistica in cui architettura, tecnologia e impianti si compenetrano, lungi così dall’essere capitoli staccati e assestanti di una stessa realtà.
Ogni parte di impianto architettonico o tecnologico, ogni scelta o soluzione adottata è stata ponderata sulla base delle interazioni e ripercussioni sulle altre parti di impianto.
L’epilogo di una progettazione così fatta è il comfort ambientale e un uso razionale dell’energia nei suoi molteplici aspetti con un conseguente risparmio economico.
Questa è la missione dell’azienda e grazie a questa esperienza ci si è potuti rendere conto dell’importanza di eseguire un progetto integrato nonostante questo implichi sforzi maggiori poiché ogni scelta non è autonoma ma è accordo, compromesso al fine di una ottimizzazione globale dei parametri ambientali.

Tratto dal convegno internazionale “Luce e Architettura”, organizzato dall’AIDI

Massimo Bizzarro è responsabile di Divisione e Project Manager (TiFS) Team Director & Project Co-ordinator (TiFS).
Laureato in ingegneria elettrica nel 198 presso l’Università degli Studi di Padova, inizia l’attività
professionale nel 198. Dal 2000 è socio dello Studio TiFS Associati.
Insieme ad altri incarichi, dirige dal 1997 la Divisione Illuminotecnica. Nel campo dell’illuminazione
ha sviluppato e coordinato varie centinaia di progetti acquisendo notevole esperienza, competenza
e sensibilità tecnica.
E’ stato autore e co-autore di oltre 20 pubblicazioni e articoli su riviste nazionali ed internazionali.
Giorgio Finotti è amministratore delegato (TiFS) Managing Director (TiFS).
Laureato in ingegneria elettrica nel 1983 presso l’Università degli Studi di Padova, inizia l’attività professionale nel 1983 con il prof. Lorenzo Fellin. Attualmente è presidente e amministratore delegato di TiFS ingegneria S.r.l.
Ha accresciuto il proprio know how in tutta l’impiantistica (elettrica e termomeccanica) e in questo ambito ha promosso lo sviluppo di competenze nel settore degli impianti di illuminazione.
E’ stato autore e co-autore di numerosi articoli pubblicati su riviste nazionali ed internazionali.
Michele Levorato è ingegnere illuminotecnico (TiFS) Lighting Project Engineer (TiFS).
Laureato con lode in ingegneria elettrica nel 1997 presso l’Università degli Studi di Padova, entra in TiFS in 1997.
Ha maturato esperienza nel campo della progettazione esecutiva di impianti elettrici e affini. È specialista nel settore di illuminazione di ambienti esterni (strade e grandi aree) e nella progettazione di sistemi di building automation.
E’ stato autore e co-autore di oltre 10 articoli su riviste ed è stato relatore in numerosi convegni e seminari.
Silvia Valenti è ingegnere illuminotecnico (TiFS) Lighting Project Engineer (TiFS).
Laureata in ingegneria elettrica nel 1995 presso l’Università degli Studi di Padova, entra in TiFS nel 1996.
Ha sviluppato notevoli competenze sul tema della luce ed è specialista sia nel campo dell’illuminazione artificiale sia nel campo dell’illuminazione naturale. Attualmente è impegnata in vari progetti nell’ambito della valorizzazione dei beni architettonici, di grandi edifici del terziario, di importanti edifici di architettura contemporanea.
E’ autrice e co-autrice di oltre 10 articoli e pubblicazioni.

Didascalie
Foto 1 – Vista notturna dell’edificio da sud-est
Foto 2 – Modello solido tridimensionale dell’edificio
Foto 3, 3a, 3b, 3c – Presenza di superfici trasparenti e finestre nell’edificio. Viste dall’esterno e dall’interno
Foto 4 – Configurazioni illuminotecniche diverse nel medesimo ambiente
Foto 5 – Modellazione tridimensionale dell’impianto architettonico realizzata al computer. Alcune viste di interni in versione diurna e notturna (apparecchi illuminanti accesi)
Foto 6 – L’ingresso dell’edificio e l’illuminazione incassata a terra
Foto 7 – L’atrio, i sistemi di illuminazione, gli accenti luminosi e i giochi di luce dovuti a forme e materiali
Foto 8 – Viste notturne dall’esterno



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