Centro Paul Klee di Berna

Il Centro Paul Klee, inaugurato a Berna il 20 giugno 2005, raccoglie la più grande collezione di opere d’arte del pittore elvetico in un edificio “paesaggistico” progettato dall’architetto genovese Renzo Piano.
Paul Klee (1879-1940) è stato un artista generoso: ha lasciato, infatti, circa 10.000 opere, delle quali, quattromila sono ospitate in questo nuovo edificio che “gioca a nascondino con la natura” come Piano ama dire del suo progetto.
Il centro sorge in aperta campagna, a pochi chilometri dal centro di Berna. Tre colline di vetro e acciaio danno forma ad un’architettura che riproduce il movimento delle onde, in armonia con il paesaggio montuoso circostante ed ispirata dall’idea di catturare il senso di leggerezza e di luce ed il prezioso rapporto con la natura che contraddistinguono l’opera di Klee.
All’ingresso una sezione aperta al pubblico ospita un auditorium.
Man mano che si procede all’interno delle “colline” ci si avvicina al cuore della struttura, che accoglie il centro di studi e ricerca sull’opera di Klee.
L’arte di Paul Klee è raccontata attraverso la presentazione di 200 opere della collezione e, al piano inferiore, di una mostra, 180 opere sempre della raccolta, che ha per titolo “Nulla dies sine linea” (“Nessun giorno senza linea”) che riunisce acquerelli e disegni eseguiti proprio nel 1939.
Il viaggio storico è nelle sale del piano “nobile” dove Renzo Piano ha intelligentemente risolto le problematiche espositive facendo calare le pareti dall’alto e tenendole sospese a pochi centimetri da terra.
È qui che vengono esposti preziosi esercizi giovanili come i cinque pannelli con le vedute della campagna bernese, capolavori come Insula Dulcamara, o la celebre natura morta del 1940 in cui l’artista ripensò la propria opera anche alla luce di esperienze cubiste e metafisiche.
Diversamente dai musei tradizionali, il Centro Paul Klee non contempla la luce naturale negli spazi espositivi.
Le tecniche utilizzate da Klee – spesso acquerello, o addirittura olio, su carta – rendono le sue opere particolarmente fragili.
Sarebbe pertanto pericoloso – spiega Piano – esporle alla luce naturale; quella artificiale è sicuramente più facile da controllare. Il progetto illuminotecnica messo a punto contempla una sapiente mix di luce indiretta e diretta ottenuta grazie ai Le Perroquet nella due versioni, a sospensione e a binario, per valori di illuminamento sulle opere che variano da 50 ai 100 lux.
I Le Perroquet a luce indiretta utilizzano lampade ad alogenuri metallici da 70 W con una temperatura colore di 4200 K e da 3000 K.
Gli altri utilizzano lampade alogene a basso voltaggio da 75 e da 100 W. Sono tutti speciali perchè sono stati adattati per poter essere installati sulle strutture metalliche che reggono le coperture che hanno altezze e inclinazioni diverse proprio per creare l’effetto di onda che si vede all’esterno.
Nella parte dell’edificio riservata ad uffici e servizi, dove l’apporto di luce naturale è invece maggiore, si sono usati anche Berlino.
Il museo è illuminato dalla luce naturale sulla facciata ovest.
Di qui i raggi solari si versano all’interno dell’edificio e si espandono nelle diverse stanze attraverso degli schermi traslucidi che li attenuano e li filtrano.
Adiacente alla struttura scorre un tratto di autostrada che sembra tagliare in sezioni le tre colline.
Anche le strade e gli spazi esterni sono stati illuminati usando Lingotto, Woody e Light Up Walk che utilizzano alogenuri metallici con potenze variabili di 150, 70 e 35 W. Alcuni Light Up utilizzano lampade alogene a basso voltaggio con potenze di 100 W.
Oltre l’ampio spazio espositivo tra il terreno e il prato, il monumento ospita una sede per eventi musicali e rappresentazioni teatrali, un museo per bambini, un percorso che collega le diverse onde lungo il quale sono state realizzate delle installazioni, e diverse sale per ospitare convegni nazionali ed internazionali.
La scelta di realizzare la struttura lontano dal centro urbano rappresenta una soluzione non proprio conforme all’idea tradizionale di museo, che normalmente viene ubicato nel centro di una città al fine di catalizzare l’attenzione urbana.
Il sentimento di urbanità non viene tuttavia a mancare, poiché il tratto di asfalto curvilineo dell’autostrada che scorre sotto il grande prato del centro ha comportato la disposizione parallela e curvilinea delle tre arcate.
Una soluzione che secondo l’autore del progetto garantisce comunque la densità di relazioni tra i visitatori. Dice Renzo Piano: “L’autostrada è l’elemento topografico forte.
La dimensione sacra e profana sono state sempre presenti, il museo non può essere separato dalla vita”.

Le perroquet
Design: Piano Design Workshop
Le Perroquet nasce in occasione della ristrutturazione del Beaubourg con l’idea di creare un apparecchio dall’aspetto leggero, sospeso nel vuoto ma al tempo stesso con una forte identità.
Questo apparecchio prevede un sistema di aggancio composto da sottili cavetti, oltre ad essere applicabile su binario o a basetta.
Il proiettore, realizzato in alluminio pressofuso, è stato sviluppato secondo 4 dimensioni.
E’ dotato di una serie di accessori come alette direzionali, schermi wall washer, filtri IR, lenti Fresnell, vetri colorati per potere fornire la più ampia possibilità di scelta
Dispone di ottiche: spot, flood e a distribuzione ellittica.
Possibilità di bloccaggio del puntamento
Sorgenti luminose utilizzate:
– lampade a basso voltaggio fino a 100W( QR CBC, QR111, QT 12)
– lampade a scarica fino a 150W ( HIT, HST)
Marchi
IMQ- ENEC

Per ulteriori informazioni
www.iguzzini.com



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