Giardini e Oriente

L’Oriente agli occhi occidentali è sempre apparso rivestito di un’aurea immaginifi ca che ha catturato la fantasia di molti scrittori, soddisfatto l’ansia di meraviglia di numerosi esploratori, alimentato la passione per l’arte orientale, passione che si è concretizzata in un collezionismo colto e raffinato.
Un Oriente all’inizio idealizzato, ricostruito con grande fantasia sulla base dei resoconti dei viaggi dei grandi esploratori, e che dal XVII secolo darà vita ad una raffinata moda diffusasi in tutta Europa dall’architettura all’arredamento, dall’abbigliamento fi no alla letteratura e il teatro come “façon de Chine”.
Il gusto per l’esotico, infatti, da tempo aveva già invaso la corte di Versailles, dove un certo cavaliere d’Arvieux, vissuto per dodici anni tra gli ottomani, faceva divertire il re e più ancora la sua favorita Madame de Montespan, con il racconto delle usanze sentimentali delle donne
turche. Sulla scia di questa crescente passione Luigi XIV ordinerà allo stesso d’Arvieux di unirsi a Molière e a Lulli “per comporre un’opera di teatro – scrive d’Arvieux nelle sue memorie – in cui potesse fare entrare qualcosa dei costumi e delle usanze dei turchi”. Nascerà così la commedia “Il Borghese Gentiluomo” dove il protagonista sogna di far sposare la fi glia ad un principe turco.
Del resto la moda per l’esotico, assieme alla curiosità di sperimentare nuove sensazioni, si diffondeva sempre più: dall’arte della tavola, dove cresceva il gusto per le nuove bevande, quali il caffè o la cioccolata, alla letteratura con la traduzione delle novelle delle Mille e una Notte per opera di Gallard, pubblicate ai primi del XVIII secolo, che coronavano questa moda imperante, fino a contrassegnare anche la produzione architettonica e decorativa.
Il pittore Jacques Aved, divenuto famoso per aver ritratto un ambasciatore turco nel 1772, scatenò la nuova passione fra gli aristocratici di farsi ritrarre in costume orientale. Molti viaggiatori e diplomatici occidentali avevano portato in Europa i costumi orientali, che dapprima cominciarono a diffondersi durante i balli mascherati e poi infl uenzarono la moda, la stessa Maria
Antonietta e la sua corte amavano indossare vestiti “alla Sultana”.
Questa nuova tendenza del gusto, questo desiderio insieme di fasto e di esotismo, alimentato anche dai resoconti dei viaggi dei missionari nel paese del Sol Levante, fi nirà per imporsi anche sullo scenario del giardino dando vita fi n dal XVIII a quella nuova tendenza per le prospettive irregolari e cangianti, per i sentieri tortuosi e le prospettive fugaci, segnate da fabriques dalle più insolite e diverse forme che si defi nerà giardino anglo-cinese. Passeggiare nel giardino divenne
come una sorta di viaggio intorno alla mia stanza di De Maistre che sollecitava la fantasia e l’immaginazione.
“Mais il est plus sur d’attribuer les premierei parcs irréguliers aux Chinois – scrive Lefreve nel suo saggio sui giardini del 1882 – Bien des siècles avant notre ère, la Chine avait surpassé l’art des le Notre et de Kent, autant que la puissance et la richesse des empereurs chinois dépassaient la grandeur et le faste de Louis XIV ou de la reine Anne”.
Lefreve nel suo scritto, attribuendo l’invenzione dei parchi irregolari ai cinesi, descrive i soli
giardini Imperiali della Cina, dove fi n dal X secolo dopo Cristo si rifl ette la ricchezza del Grande Impero, come nel giardino di Kubla Kan che doveva con le sue meraviglie destare l’ammirazione del viaggiatore veneziano, o nel giardino Rifl esso della Perfezione di Pechino (XVIII secolo), che si stendeva su di un terreno di circa 320 ettari riproducendo nei suoi cangianti scenari cento diversi paesaggi.
L’Oriente, terra di mille seduzioni e incantamenti ha continuato ad esercitare il suo fascino rarefatto fi no a tutto il XIX secolo infl uenzando numerosi artisti e letterati. La diffusione delle Mille e una Notte, tradotte integralmente, rilanciarono l’interesse per l’Oriente. All’immaginifico mondo delle Mille e una Notte si ispirò Lèon Bakst, per le scenografi e Sheherazade, presentato con grande successo a Parigi nel 1910. Sulla scia di questo balletto il sarto Paul Poiret lancerà sul mercato parigino, una collezione di abiti e profumi orientali che riscuoterà enorme fortuna.
Un esotismo romantico traspare dai romanzi di Pierre Loti, nei cui scritti la descrizione della natura e del paesaggio si riveste di sogni ed emozioni, restituiti con grande suggestione nella Madama Butterfl y di Giacomo Puccini.
Ancora oggi nell’era disincantata in cui viviamo, i giardini orientali ci affascinano con i loro orizzonti informati da fi losofi e profonde.