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Biogas da agrozootecnia e agroindustria Posted on 7 Giugno 2011 (28 Agosto 2022) by Infobuild Da molti anni ormai vengono sviluppati sistemi di produzione di energia elettrica basati sullo sfruttamento di energie rinnovabili. Il biogas, ottenuto dalle cosiddette biomasse, è una di queste fonti energetiche alternative, alla pari di fotovoltaico, eolico e geotermia. La digestione anaerobica è un processo biologico complesso, per mezzo del quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas (o gas biologico), costituito principalmente da metano e anidride carbonica. La percentuale di metano nel biogas varia da un minimo del 50% fino all’80% circa, a seconda del tipo di sostanza organica digerita e delle condizioni di processo. Grazie alle nuove normative in materia di autoproduzione, al riconoscimento del valore ambientale dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e ad una tecnologia ormai collaudata, è oggi possibile produrre biogas per la cogenerazione di calore ed elettricità a condizioni vantaggiose. Il Centro di Ricerca Ambiente e Materiali dell’ENEL ha condotto, nei primi anni Novanta, in collaborazione con il Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia, un’indagine a vasto raggio sulle potenzialità del biogas producibile a partire dai liquami zootecnici. Dall’indagine è emerso che la cogenerazione di energia elettrica e calore mediante biogas può dar luogo a evidenti vantaggi, sia in campo energetico, sia in quello ambientale. La cogenerazione può inserirsi convenientemente nell’impiantistica dell’allevamento, in particolare nel caso in cui debbano essere realizzate apposite opere per assolvere i sempre più pressanti vincoli normativi in materia di smaltimento dei liquami. La finalità è quella di promuovere il biogas come fonte rinnovabile, evidenziandone gli elementi normativi e tecnologici, permettendo la visione di un quadro realistico e utile del suo uso nell’ambito della moderna pratica zootecnica e non solo, come dimostra l’impiego dei biocombustibili. Grazie a numerosi incentivi, in Italia si sono moltiplicate le iniziative per la realizzazione di impianti di digestione anaerobica che utilizzano scarti agrozootecnici e colture dedicate. A marzo 2010, un censimento effettuato dal CRPA contava 273 impianti, di cui circa 200 operativi e molti altri in costruzione, oltre ad altri 46 alimentati da FORSU e reflui dell’agroindustria. I MWe installati sono passati per gli impianti agrozootecnici da 49 a 140 in soli 3 anni (vanno aggiunti i quasi 300 MWe da rifiuti urbani) e si prevede che il settore possa arrivare a breve a 1200 MWe. Nel cremonese, nel 2010, le richieste di autorizzazione inoltrate sono state oltre 60, per un totale prossimo a 60 MWe. In base allo sviluppo di questi pochi anni e al potenziale esistente di scarti organici agrozootecnici, agroindustriali e civili e di terreni teoricamente disponibili per colture dedicate, non è velleitario ipotizzare il doppio della potenza elettrica prevista dal piano di azione nazionale. La dimensione del fenomeno e il potenziale di crescita in Italia hanno spinto i curatori a promuovere questa pubblicazione. Un’opera unica nel suo genere, che offre a tecnici, operatori e agricoltori interessati, una sintesi organica degli aspetti non solo tecnici ma anche normativi, economici e ambientali, che devono essere considerati già dal momento della pianificazione di una iniziativa di produzione di biogas come fonte di energia rinnovabile.