Terremoto in Abruzzo e costruzioni in laterizio

Chi, per motivi professionali, conosce in modo sufficientemente approfondito le caratteristiche delle costruzioni in laterizio, sarà rimasto sorpreso nel leggere, anche su importanti quotidiani, articoli veramente poco medi tati,che potrebbero far ritenere al lettore che le costruzioni in muratura siano soltanto quelle in sasso o in pietra naturale non squadrata, legate da povere malte di calce e sabbia o che fra le murature definite “del medio evo” e quelle attuali non ci siano differenze, creando così, di fatto, un orientamento negativo verso le costruzioni in muratura di laterizio.
Alcuni articoli hanno posto il dubbio che non ci siano normative per le costruzioni sufficientemente valide o che il nostro Paese si sia dotato solo recentemente di norme antisismiche; che le uniche costruzioni sicure siano quelle in cementi armato o in legno e che, comunque, l’Italia sia fortemente arretrata rispetto al Giappone dove, si dice, un terremoto di magnitudo 5,6 della scala Richter non avrebbe provocato vittime, dimenticando così il terremoto di Kobe (17 gennaio 1995, seimila vittime) che, seppure di magnitudo decisamente più elevata (Richter 7,2, più o meno pari all’intensità del terremoto di Messina del 1908) mostrò la debolezza di tanti edifici di vecchia costruzione anche nel paese assurto a simbolo della sicurezza sismica.
In una intervista radiofonica il professor Gian Michele Calvi ha precisato che le norme ci sono già dal 1910, in seguito al drammatico terremoto di Messina e Reggio Calabria.
Ma le prime norme sismiche risalgono addirittura al 1627 e tutte sono state emanate in seguito a eventi sismici di grande rilevanza.
Dal 1910 si iniziò a legiferare sulle costruzioni in calcestruzzo armato, e da allora tutte le norme hanno sempre inserito, con uguale dignità rispetto agli altri metodi costruttivi, le strutture in muratura e, dal gennaio 1996, anche in muratura armata.
La debolezza degli edifici non sta quindi nel tipo di struttura adottata, ma nel mancato, o parziale, rispetto delle normative, nella mediocre qualità progettuale e scadente qualità esecutiva, nella mancanza di manutenzione e, in larga parte, negli interventi di modifica nelle murature portanti con la formazione di aperture, anche di grandi dimensioni, nei muri portanti, ritenendo che una “bella putrella”, magari appoggiata solo 5 cm per par te, sia in grado ricostituire la continuità strutturale.
In occasione del terremoto umbro-marchigiano del 1997 il professor Corrado Latina scrisse su Costruire in Laterizio un articolo che merita di essere ricordato e nel quale si sottolineava come le costruzioni in muratura di laterizio, realizzate anche solo nel rispetto delle norme per le costruzioni in zone non sismiche emanate nel 1987, abbiano mostrato un ottimo comportamento alle azioni sismiche grazie alla presenza dei cordoli ai vari piani e, soprattutto, grazie a una corretta distribuzione delle rigidezze.
È quindi certamente vero che l’evoluzione normativa migliora le caratteristiche delle nuove costruzioni, ma è altrettanto vero che il pieno rispetto di normative anche di “penultima generazione” può dare ottime garanzie in caso di eventi sismici.Va poi ricordato come tutte le ricerche condotte in questi anni, a livello nazionale ed europeo, hanno mostrato la grande resistenza, sia alle sollecitazioni verticali che orizzontali, delle strutture in muratura correttamente eseguite.
Si citano a questi proposito le ricerche europee Diswall e Esecmase e tutte le attività svolte presso l’Università di Padova e Pavia, che hanno portato a meglio definire i capitoli 4, 7 e 11 dell’ultimo decreto (14 gennaio 2008) sulle costruzioni in zona sismica.
 
Alveolaternotizie, n. 31

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