Serramenti e tenuta all’acqua: valutazione di casi di studio in opera

Questa tendenza è confermata anche dalla norma di prodotto che ha portato nel 2006, alla marcatura CE dei serramenti; quest’ultima, inducendo i produttori a dichiarare obbligatoriamente le prestazioni dei propri prodotti, comporterà di riflesso una rispondenza sempre maggiore ai requisiti di buona qualità.
Tale andamento si è a noi palesato nel corso degli anni anche nella molteplicità di prove eseguite in laboratorio per conto di vari produttori, in particolare relativamente alla permeabilità all’aria, alla tenuta all’acqua, alla resistenza ai carichi di vento e alla resistenza meccanica; al contrario, nelle prove eseguite in opera, spesso si sono riscontrate basse prestazioni.
Infatti, il miglioramento delle caratteristiche tecnologiche e tecniche dei componenti è necessario, ma da solo non sufficiente, in quanto risulta decisivo il contributo giocato dagli altri aspetti, le scelte progettuali, l’esecuzione e la posa in opera: una mancata attenzione a tali fattori rischia di pregiudicare in parte, o anche del tutto, le prestazioni finali, che possono risultare notevolmente ridotte rispetto a quelle certificate in laboratorio.
Nel presente articolo vengono analizzate in particolare alcune problematiche di questo tipo, emerse chiaramente durante l’esecuzione di prove in opera condotte recentemente da parte del personale ITC, relativamente alla tenuta all’acqua e dovute ad errori di matrice progettuale, ovvero realizzativi e di posa in opera.

La sperimentazione: i casi di studio analizzati
In entrambi i casi si è trattato dell’esecuzione di due gruppi di prove in opera: una prima serie con esito negativo, in seguito alle quali i serramenti sono stati sottoposti a correttivi da parte della stessa impresa esecutrice dei lavori iniziali, al fine del miglioramento delle loro prestazioni, ed una seconda serie di test sugli stessi per l’individuazione del nuovo livello prestazionale raggiunto.
Caso di studio n° 1
La valutazione è stata condotta su un serramento in alluminio e a taglio termico ad un’anta, con movimento a rotazione attorno ad un’asse verticale, con modulo fisso sottostante.
Caso di studio n° 2
La valutazione è stata condotta su un serramento in alluminio e a taglio termico a due ante a battente, con movimento a rotazione attorno ad un asse verticale, situato in un edificio di civile abitazione. Un sistema simile, che utilizza i medesimi profili, era stato precedentemente oggetto di valutazione prestazionale condotta presso il laboratorio ITC, su richiesta del produttore dei profili, e aveva ottenuto un ottimo esito.

La sperimentazione
La sperimentazione è consistita nella valutazione delle prestazioni relativamente alla tenuta all’acqua sotto pressione statica. La prova in sintesi prevede l’innaffiamento uniforme della superficie esterna del campione, creando un velo d’acqua e contemporaneamente realizzando una differenza di pressione tra ambiente interno ed esterno al serramento. Per la valutazione del comportamento del serramento e per la sua relativa classificazione, si determinano i punti e le modalità delle infiltrazioni d’acqua, segnalando la corrispondente pressione d’aria.
La tenuta all’acqua di una finestra viene definita come la capacità del serramento, chiuso e fissato, di resistere, nelle condizioni di prova, alle infiltrazioni d’acqua fino ad una determinata pressione ed il suo limite di tenuta è rappresentato, pertanto, dal valore massimo di pressione raggiunto, in corrispondenza del quale permangono le condizioni di tenuta per il tempo specificato.
Caso di studio n° 1
Durante la prima serie di prove sono state riscontrate delle infiltrazioni d’acqua per valori decisamente bassi di pressione (50 Pa), localizzate in corrispondenza del traverso inferiore dell’anta apribile e tra guarnizione e vetro nel modulo fisso.
Durante la seconda serie di prove, effettuata dopo le modifiche tecniche, il serramento ha palesato un ottimo comportamento relativamente alla prova all’acqua.
Caso di studio n° 2
Durante la prima serie di prove si sono riscontrate delle infiltrazioni già alla pressione di 50 Pa in corrispondenza delle giunzioni angolari tra montanti e traverso inferiore della parte apribile, con contemporanea presenza di acqua lungo tutta la canalina interna della traversa inferiore del telaio fisso. Mediante sigillature temporanee ad hoc, posizionabili e rimovibili, e mediante la creazione di diversi battenti d’acqua, sia sul davanzale sul fronte esterno che in corrispondenza della canalina interna, è stato possibile rilevare ulteriori infiltrazioni, localizzate in corrispondenza del giunto tra vetro e fermavetro, tra telaio fisso e ante apribili, tra telaio fisso e vano murario e nelle giunzioni angolari del telaio fisso.
Durante la seconda serie di prove, effettuata dopo alcune modifiche tecniche, il serramento ha evidenziato un comportamento migliorato, ma ancora non sufficiente al raggiungimento delle specifiche di capitolato, mostrando delle infiltrazioni diffuse alla pressione di 150 Pa nel giunto orizzontale tra i traversi inferiori delle ante apribili ed il telaio fisso, nuovamente con presenza di acqua nella canalina interna.

L’analisi dei risultati ottenuti e delle problematiche emerse
Caso di studio n° 1
Tra la prima e la seconda serie di prove, sulla base delle considerazioni scaturite dai pessimi risultati iniziali, sono state effettuate delle modifiche tecniche, che sono risultate positive in quanto hanno permesso di raggiungere delle ottime prestazioni.
La prima modifica è consistita nell’aggiunta di un gocciolatoio esterno, in corrispondenza della traversa inferiore dell’anta apribile, che consentisse una riduzione della portata d’acqua nella camera di compensazione, svuotata tramite due sole asole di scarico.
La seconda modifica è consistita in un’accurata sigillatura dei giunti, realizzata in differenti punti: tra telaio fisso e scossaline metalliche, tra vetro e telaio sul versante esterno ed in corrispondenza delle giunzioni angolari nella camera a compensazione di tenuta.
Caso di studio n° 2
Un intervento compiuto da parte della ditta esecutrice dei lavori tra la prima e la seconda serie di prove è consistito nella sigillatura delle giunzioni angolari dei profili e tra vetro e profilo delle ante. Un altro intervento è consistito nella sostituzione della guarnizione centrale di tenuta della parte fissa con una di dimensioni maggiorate per aumentare la pressione di contatto con la parte apribile, tuttavia non effettuato in modo corretto, come evidenziato dalle infiltrazioni riscontrate tra vetro e fermavetro.
In definitiva, entrambi questi interventi non sono stati sufficienti al fine dell’ottenimento di un buon comportamento all’acqua e di conseguenza sarebbe necessario intervenire nuovamente, apportando le seguenti ulteriori modifiche.
Innanzitutto dovrebbe essere effettuata un’accurata sigillatura con mastice siliconico tra vetro e telaio dell’anta, che implica necessariamente una posteriore manutenzione programmata, ed è un espediente successivo a rimedio di un difetto progettuale, in quanto un lavoro ben concepito avrebbe contemplato la predisposizione fin dall’inizio di una guarnizione elastomerica, in grado di garantire una maggiore durabilità.
Una sigillatura con mastice siliconico potrebbe essere adeguata anche per quanto riguarda i giunti tra coprifilo della persiana e vano murario, previa rimozione del coprifilo, e tra telaio fisso e davanzale, intervento plausibile in entrambi i casi, ma che sarebbe stato comunque auspicabile durante la fase di montaggio del componente, soprattutto per quanto riguarda il secondo tipo di intervento.
Problema particolarmente ostico è poi quello dovuto alla cattiva esecuzione delle giunzioni angolari tra traversi e montanti, in quanto relativa alla fase di assemblaggio, sulla quale risulta impossibile intervenire, se non con soluzioni di ripiego (siliconature esterne). Infine, tra ante e telaio fisso la presenza di angoli prestampati vulcanizzati costituirebbe un ulteriore miglioramento ed una garanzia di durata nel tempo.

Considerazioni finali
Le infiltrazioni riscontrate in queste serie di prove in opera si possono imputare sia alla sostituzione di parti originali rispetto alle indicazioni del gammista, che a omissioni o a errori legati alla fase di assemblaggio o di posa in opera dei prodotti.
Le indicazioni fornite dai produttori dei profili non sono da ritenersi immodificabili e non migliorabili, ma sono supportate da analisi teorico-sperimentali. Pertanto, eventuali differenze rispetto a tali indicazioni si dovrebbero fondare su verifiche funzionali puntuali o su conoscenze tecniche consolidate.
La qualità dell’opera finale, garantita da questo tipo di verifiche e unita ad un puntuale controllo del processo di fabbricazione del serramento, non deve essere compromessa dalla delicata e centrale fase di posa in opera. Va sottolineato, infatti, che, anche se l’imminente introduzione della marcatura CE potrà portare ad un miglioramento implicito della qualità del serramento, rimane comunque scoperto il controllo del processo di posa in opera. A questo proposito sarebbe opportuno introdurre dei marchi di qualità volontaria e dei codici di pratica, che stentano a trovare compimento in quanto necessitano di un intenso sforzo di cooperazione tra settore produttivo e delle costruzioni.

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