Sculture di luce e immagini sulla città

Naturalmente, per 'manipolare' la luce, sono necessari strumenti propri a questo particolare mezzo, e cioè lenti, superfici specchianti, reticoli di diffrazione, prismi, ecc.; mentre, per rendere visibili i fasci luminosi nello spazio, sarà necessario usare un mezzo disperdente che rifletta la luce in tutte le direzioni, come nebbia, pulviscolo, ecc..
Fanno eccezioni i reticoli di raggi Laser, visibili perpendicolarmente alla direzione del raggio.
Dall' inizio la creatività artistica si riversò principalmente in tre direzioni: la ricerca di una analogia tra luce e suono (organi del colore), l'illuminazione scenica, e le proiezioni cinematografiche.
In realtà la maggior parte degli artisti si limitò a perfezionare sempre più, in accordo con le ultime novità tecnologiche, le due idee fondamentali di proiezione di immagini programmate su schermo di Wilfred (Art Lumia) e le proiezioni originate dalla scultura/modulatore di Moholy-Nagy.
L'introduzione storica dai tempi eroici del Clavilux, fino ai lavori dell'importante mostra 'Kunst Licht Kunst' di Eindoven, del 196, è quella scritta da Frank Popper per il catalogo della mostra.

Suono e Colore
Nel 18mo secolo, il gesuita e matematico francese Luis Castel ebbe l'idea di sperimentare un clavicembalo 'oculare', che mettesse in relazione le frequenze del suono con quelle dei colori dello spettro.
Poiché la lampadina non era ancora disponibile, dovette accontentarsi di candele, poste dietro schermi colorati, semitrasparenti.
Naturalmente l'esperimento aveva poche possibilità di successo, anche perchè, come fu riconosciuto più tardi, l'analogia ricercata era, di fatto, inesistente.
L'idea però continuò a vivere e prosperare nella comunità artistica del 19mo e 20mo secolo, finchè il progresso tecnologico e le critiche di scienziati, come Helmholtz, definitivamente chiusero questa eccitante fase artistico/scientifica.
Che però fu probabilmente all'origine dei 'concerti di luce', da Scriabin ('Prometheus', Bolshoi 1916) e Balla ('Fireworks', Roma 1917) fino ai giorni nostri.
Nei primi decenni del 20mo secolo si assiste a una grande attività artistica attorno a questo strumento, il clavicembalo a colori che, se non portò ai risultati per i quali era stato ideato, portò invece a una nuova forma artistica, gli spettacoli di luce, in cui la musica stessa genera (o meglio è sincronizzata con) il movimento di forme e colori.
Cosi in Russia, Scriabin, nel 1916, tenta di accompagnare la prima del 'Prometeo-Poema di Fuoco' al Bolshoi, con un grandioso spettacolo di luci, in cui forme e colori avrebbero dovuto ricoprire l'intera sala.
Naturalmente la tecnologia avanzava a passi più lenti, e Scriabin dovette accontentarsi di proiettare su un piccolo schermo. Anche Baranoff-Rossinè presentò in questo periodo il suo 'ottofono' in uno spettacolo di luci al teatro Meyerhold di Mosca.
Nel 1917, a Roma, Balla presenta una sua interpretazione visiva di 'Fuochi d'artificio' di Strawinsky. Il palcoscenico è interamente occupato da una installazione di grandi forme geometriche semitrasparenti, illuminate dall'interno.
Le luci, controllate da una tastiera, accendono le forme dai colori contrastanti, in sincronizzazione con la musica.
Del tutto indipendente fu la ricerca di Thomas Wilfred. Nella sua 'Art Lumia' egli cercava infatti un movimento 'silenzioso' di forme e colori.
Nel primo 'clavilux' del 1919, la tastiera era collegata ad una batteria di 6 proiettori principali e un numero considerevole di luci ausiliarie, a cui vennero aggiunte, via via, vari sistemi di lenti e superfici riflettenti.
La sua ricerca continuò anche in quegli anni, dal '20 ai '50, in cui l'arte della luce venne abbandonata in favore della più commerciale arte del cinema.
Anche al Bauhaus, negli anni '20, si sperimentò con i 'giochi di luce colorata riflessa' di Schwerdtfeger e Mack, scoperti per caso spostando una lampada all'acetilene.
Il movimento di luci proiettate era generalmente accompagnato dalle improvvisazioni musicali di Mack.

Il 'Lichtrequisit'
Di particolare importanza, nello sviluppo dell'arte plastica della luce, fu la costruzione del 'Lichtrequisit' o 'Modulatore spazio-luce' di Moholy-Nagy, negli anni '20.
Questa struttura, sebbene sia , di per sé, una scultura a tutti gli effetti, fu ideata come strumento per appunto modulare la luce, creando un'infinità di riflessi e ombre plastiche, non casuali, ma attentamente programmate, sulle pareti circostanti.
Il nuovo arrivato diede nuovo impulso alle ricerche sulle strutture cinetiche luminose dell'architetto cecoslovacco Pasanek, e sui vari organi del colore (Rossinè, Laszlo, Hausmann, e altri), che ancora circolavano negli ambienti artistici.

Arte Cinetica e Grandi Spazi
L'arte plastica della luce dovette in seguito cedere il passo al crescente interesse nel cinema, per ricomparire negli anni '50 con l 'Arte Lumia di Wilfred e Sidenius, il sistema 'lumidyne' di Malina, i disegni 'solari' di Healey, il 'musiscopio' di Schoeffer, ecc..
Nella città compare il grande ' murale cinetico' di Kepes, per la sede KLM di New York.
Kepes: ‘Il soggetto doveva essere la ricchezza della vista aerea di una città di notte. Lo strumento scelto fu la luce in azione.
Il murale di 15m x 5m è uno schermo grigio di alluminio con ca. 60.000 fori e larghi intagli, distribuiti a caso, illuminati dal retro con lampade e proiettori controllati da una tastiera a tempo.
Lo scopo della struttura era di creare un pattern fluido di luce, a mutazioni casuali, che si rifà al principio dei tessuti peruviani: mantenere un gioco ritmico tra un pattern costante e uno variabile.
Il murale, che si trova a livello della strada, doveva interferire con le strutture adiacenti e i fiumi di luce prodotti dal movimento delle auto.
Infine, della luce come mezzo artistico si impossessarono i gruppi della nuova 'arte cinetica' degli anni '60, con le 'linee di luce 'di Alviani, le 'trappole di luce' di Soto, la 'rugiada luminosa' di Lijn, gli 'specchi spaziali' di Megert, le sculture di luci programmate di Seawright,ecc..
Interessanti i labirinti ambientali del gruppo francese GRAV, che obbligava il pubblico a passare attraverso corridoi, a manipolare specchi, e a prestarsi a giochi visivi di vario genere ; i murali cinetici dell'argentino Le Parc, fatti di forme semplici e ripetitive, che permettevano alla luce e alle ombre di giocare sull'intera superficie, creando un'impressione di mobilità visiva; le proiezioni 'psichedeliche' del gruppo statunitense USCO. Affascinante la struttura di fasci luminosi colorati creata da Biasi in 'cinereticolo spaziale', in cui la luce bianca viene decomposta da blocchi di metacrilato ruotanti, che la inviano a un altro blocco in cui viene nuovamente decomposta e deviata, riempiendo lo spazio di fasci luminosi colorati che rimbalzano, deviano, si aprono in fasci di colore sempre diverso.
Nel '61, con Nicholas Schoeffer, l'arte plastica della luce approda ai grandi spazi, a Liegi, con lo spettacolo 'luminodinamico' all'aperto ' Forme e Luci '.
'Sui 1500mq della facciata di vetro del Palazzo dei congressi di Liegi, vengono abbassate tende di plastica che formano uno schermo gigante, sul quale appaiono le immagini colorate in movimento.
E' questa la parte centrale dello spettacolo audiovisivo che comprende,oltre alle illuminazioni fisse del palazzo, quelle della città, ot tenute con due proiettori collocati sui tetti e la Torre Cibernetica illuminata. Lo spettacolo utilizza 360 proiettori e 'manipolatori di luce', collegati a una tastiera di controllo. Il tutto era riflesso sulle acque della Mosa.' ( F.Popper- K.L.K.)
La scoperta nel 1960 della luce Laser, attrasse immediatamente l'attenzione di artisti come Whitman, Turrel, Krebs, Campbell e Krody. Nella prima importante mostra 'Laser Art' al Cincinnati Museum, stanze piene di specchi e vari livelli di fumo rendevano visibili i raggi in ogni direzione, creando reticoli spaziali di luce.
La luce ambiente, naturale, fu usata da Turrel in una esperienza interessante, anche per la scala di grandezza.
Lungo il cratere di un vulcano spento nel deserto dell'Arizona, crea una cintura di spazi che, durante il giorno, vengono investiti da luce diversa a seconda dell'orientamento.

Flussi di Luce di Fabrizio Plessi
Sebbene la video arte non rientri propriamente nell'arte della luce come mezzo artistico, vorrei ricordare il lavoro di Fabrizio Plessi, che usa il video , non nel modo tradizionale di produrre informazioni, ma invece per produrre flussi. Di acqua, di fuoco e di luce.
Da un'intervista per 'Light Art', collezione Targetti, Firenze: 'Ho iniziato intorno al 1973, in un momento di grande euforia in tutti i campi: la ricerca del corpo, dell'immagine, della nuova figurazione, di nuove tecnologie. Pensavo che la ricerca sul video non mi sarebbe bastata. Ho sempre pensato che la contaminazione, non solo con lo spazio, ma anche con supporti di materiali diversi, potesse convivere benissimo con il video.
Un video contaminato da materiali estranei legati al mondo della nostra vita quotidiana, nel confronto dei quali mi pongo come uno strano alchimista, che si mette a far convivere forzatamente, come vasi comunicanti, materiali che in apparenza sono contrari. Intendo il video come… parte elettronica, magnetica, cangiante, mobile, fluida, dinamica, sonora, insieme a tanti materiali che invece apparentemente sono sordi, plastici, lontani, fermi…
Le mie non sono mai 'figure', sono flussi : di acqua, di fuoco, di luce.
La mia poetica è di unire il passato, rappresentato da materiali archetipi della nostra memoria, al futuro, rappresentato dalle nuove tecnologie.

Scenografie di Luce
Quando le file ordinate e immutabili di candele che sul proscenio illuminavano gli attori, furono spazzate via dal vento tecnologico della lampadina elettrica, la scena si accese di mille colori e accese, a sua volta, la fantasia creativa della ballerina americana Loie Fuller. Già nel 1891, venti anni prima dei Futuristi, con la sua 'Serpentine dance' sconvolgeva tutte le regole del teatro, lanciando in aria metri e metri di seta che, cogliendo le luci di scena, creavano bellissime visioni di colori fluttuanti nello spazio. Le prime sculture di luce, immortalate in un numero di dipinti e sculture dell'epoca.
Una importante innovazione della scenografia, attraverso l'illuminazione mobile, fu introdotta all'inizio del secolo da Adolphe Appia e Gordon Craig.
Nel teatro sperimentale abbiamo già ricordato lo spettacolo di luci di Scriabin per ' Prometeo', Bolshoi, 1916 e 'Fuochi d'Artificio' di Balla,Roma 1917.
Questi, a grandi linee, gli inizi storici dell' Arte della Luce.
Dagli anni '50 una moltitudine di sculture e spettacoli di luci hanno invaso gallerie e teatri , approdando infine all'aperto, nelle piazze della città. Ricorderò qui solo il lavoro di alcuni artisti .
Fondamentale nello sviluppo dell' arte della luce il geniale lavoro dell'architetto e scenografo cecoslovacco Josef Svoboda.
Da J.S. , ' I Segreti dello Spazio Teatrale' :'Nel 1944, per la messinscena di 'Pellegrinaggio' di Jiri Karnet, adottai per la prima volta la scenografia 'luminosa', basata su giochi di luce: essa consisteva in sette iperbolidi coperti di tulle, sui quali la luce creava l'illusione di una grotta di stalattiti…
Tutti i cambiamenti di scena erano dati da giochi di luci e dalla proiezione di diapositive in cui gli attori comparivano identici a com'erano nello spettacolo'.
'In 'Dalibor' avevo sulla scena due possenti prismi piazzati eccentricamente su due poli e un pannello piatto attaccato a una griglia, che al tempo stesso fungeva da piano di proiezione.
La posizione eccentrica dei due prismi sui rispettivi assi rendeva possibili veloci cambiamenti contemporanei e indipendenti.
Con il controluce, realizzato per mezzo di tre sipari luminosi larghi 10 metri,inclinati a 30 gradi verso il pubblico,… l'insieme dava allo spettatore l'illusione che la scenografia mobile si avvicinasse o si allontanasse.
In 'Domenica d'Agosto', 1958 : ' …costruimmo un teatro luminoso, utilizzando per la prima volta la superficie di proiezione come un elemento dello spazio. …
Il complicato gioco di luci creava l'atmosfera del pacifico pomeriggio assolato di una domenica d'agosto.'
Per il 'Trovatore', a Berlino 1966 : ' Come materiale architettonico utilizzai ancora una volta solo la luce,e senza alcuna proiezione. Luce e buio donavano alla storia del Trovatore l'impronta del caso perennemente incombente'.
Per 'Il Flauto Magico' di Monaco 1970 , crea una scenografia di luci laser che si frantumano su una struttura di specchi, un regno di luci mobili ed ombre, di riflessi e balenii.
La 'fiaba' di Mozart raccontata con la luce.
'Per 'Carmen' (al Metropolitan di New York nel '72) creai una scenografia di sole luci.
Ottenni 150.000 watt in più rispetto alla normale illuminazione del palcoscenico…Creai l'architettura dello spazio scenico usando mascherine per i riflettori. Alla fine dell'opera, Carmen, vestita di bianco, stava appoggiata a un muro accecante. Carmen fini' semplicemente bruciata da quella luce fortissima'.
Chiamato da Claudio Orazi per allestire la scenografia della 'Traviata' allo Sferisterio di Macerata, risponde: 'La Traviata all'aperto non si può fare, è un'opera dal tratto intimista'. Ma poi: 'Forse un modo potrebbe esserci. Abbiamo bisogno di una lama di luce nel vuoto, un'apparizione. Cosi', sotto una lama di luce, può scorrere la storia di Violetta. Sfogliarla come un grande album di immagini dipinte'.
Laterna Magika : Insieme al regista Alfred Radok, Svoboda ideò uno spazio scenografico in cui le immagini venivano proiettate su una struttura mobile di schermi piatti, il 'Polyecran', presentato per la prima volta all'Expo '58 di Bruxelles. In seguito si trasformò nella più complessa struttura audiovisiva chiamata da Svoboda ' Multivisione' dell'Expo '68 di Montreal.
Qui le immagini erano proiettate su un sistema di cubi, prismi e superfici di materiale diverso, il cui movimento veniva moltiplicato da specchi inclinati verso gli spettatori.
Alla stessa esposizione Emilio Vedova creava, nel padiglione italiano, un percorso 'Spazio plurimo/ Luce'. L'ambiente era completamente investito da immagini astratte proiettate sulle pareti, soffitto e spettatori da proiettori disposti lungo il percorso.
Le immagini provenivano da lastrine di vetro di Murano, preparate per fusione di pezzi colorati, retini e altri elementi che arricchivano la composizione. I vetrini erano disposti su dischi che, ruotando,rendevano mobili e sempre nuove le immagini luminose.
Immagini mobili, proiettate sulla scena comparvero, negli anni '60, anche a New York, dove il coreografo e ballerino Alwin Nicolais usava quattro proiettori kodak in dissolvenza, per proiettare sui ballerini e sulle installazioni in scena immagini dipinte a mano su vetro, come in 'Tent' del '68.
Negli stessi anni lo scenografo Gunther Schneider-Siemssen, all'Opera di Stato di Vienna, iniziava ad usare immagini proiettate in sostituzione dei fondali dipinti in Pelleas e Melisande del '62, apparentemente in risposta a uno sciopero dei macchinisti di scena.

Spettacoli di luce all'aperto
Si tratta generalmente di impressionanti giochi di luci monocromatiche, installate in grandi spazi urbani. Riflesse da bacini d'acqua, zampilli e cascate, accendono la città in fantasmagorici spettacoli 'Son et Lumière'.
Se invece di luci monocromatiche, si vogliono proiettare immagini, generalmente si usano diapositive. Il risultato è uno spettacolo che, se pur interessante per l'accostamento delle immagini, perde notevolmente di intensità luminosa, a causa appunto delle proprietà fisiche della diapositiva.
Un sistema semplice, ma poco efficace.
Se si vogliono proiettare immagini e far brillare di nuovo di colore la città, si devono usare immagini dipinte direttamente su lastre di vetro.
Già Schneider-Siemssen, dopo aver usato questa tecnica nei teatri d'opera, si spostava, nel 1981, anche negli spazi aperti, con lo spettacolo di luci al castello Klessheim di Salisburgo; in una piazza di Boston per il capodanno 1987, e sulla città di Salisburgo per le celebrazioni del nuovo millennio 2000.

Painted Light Theater
Allieva di Schneider-Siemssen, Raffaella De Santis presenta un primo spettacolo di 'Luci Dipinte' nel 1989, sul Lago Maggiore. Nel '91, in California, accompagna un concerto di danza della State University of California, Irvine, creando una 'lightscape' di immagini proiettate da due Pani da 6.000 W, in dissolvenza, sulla facciata della Town Hall e sul prato antistante.
La prima immagine, che lentamente accese di forme e colori l'intera facciata e il prato, sul quale si erano disposti in silenzio i ballerini, fu accolta da un memorabile 'Ah!' di stupore dai quasi 3.000 spettatori seduti sull'erba. A Los Angeles accompagna con immagini astratte l'opera jazz di Horace Silver 'Rockin' with Rachmaninoff', 1991.
Per le 'Celebrazioni per il 750mo anniversario della nascita di Marco Polo', a Roma 2005, presenta a Villa Celimontana l'opera di Tan Dun, 'Marco Polo'. Le immagini sono proiettate in dissolvenza sull'intera facciata della villa e sul cortile antistante. Ogni immagine è un dipinto originale, eseguito direttamente sulla lastra di vetro. In continua evoluzione, interpreta visivamente, in ogni momento, il viaggio geografico e musicale di Marco, da Venezia alla Cina.
Una prima versione era stata presentata al Mittelfest 2000 di Cividale del Friuli, 'La via della seta'. Le proiezioni, a Piazza Diacono, investivano due lati adiacenti della piazza e la pavimentazione, creando un'immagine tridimensionale. Il pubblico si trovava circondato da forme e colori e diventava lui stesso parte dello spettacolo.

Tratto dal convegno internazionale “Luce e Architettura”, organizzato dall’AIDI

Raffaella De Santis, nata in Italia, ha conseguito il dottorato in Chimica Fisica in Canada.
Ha svolto ricerca negli Stati Uniti, Irlanda e Germania. All'Accademia di Brera, Milano, ha conseguito il diploma in Scultura. Ha presentato mostre in Portogallo, Germania, Italia, Stati Uniti e Giappone.
Nel '91, a New York, ha fondato il 'Painted Light Theater' e presentato spettacoli di 'Luce Dipinta' a New York, Los Angeles, Salisburgo, Vienna, Roma, Milano, Venezia.
 
Fonte: www.infobuild.it

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