Recuperare l’edilizia del buonsenso

È importante enunciare che il restaurare in maniere bioedile è molto specifico e quasi mai generalizzabile. Ogni costruito ha la sua storia, ha un suo “genius loci”, ha delle negatività e positività particolari che vanno estrinsecate e analizzate attentamente.
Costruire o ristrutturare bioedilizia non vuol dire fare voli pindarici, “architettare” in termini esclusivisti per lasciare il nostro segno ai posteri, ma significa progettare, recuperare, ristrutturare e costruire nella massima quotidianità e naturalità.
Ed è proprio da questi principi che sono partiti i progettisti intervenuti nel cantiere di Trava di Lauco, in provincia di Udine, contestualizzando tale intervento alla specificità e particolarità del luogo, paese di montagna dalle caratteristiche architettoniche particolarmente
significative ed ancora intatte.

Consolidamento strutturale
Trattandosi di fabbricato insito in zona sismica S9 (di secondo grado) numerose sono state le difficoltà riscontrate soprattutto a livello strutturale e del consolidamento del fabbricato.
Prassi quotidiana nelle zone sismiche del Friuli vuole che in un edificio dalla stesse caratteristiche si debba intervenire con consolidamenti “preventivi” dove si pone in opera rete elettrosaldata internamente ed esternamente con relativo getto in cls da cm 10. Trovando nella committenza una attenta e spiccata sensibilità verso l’ottimizzazione del confort interno, nella considerazione anche delle esperienze di altri immobili ristrutturati in maniera “fortemente antisismica”, dopo vari incontri, sopraluoghi e considerazioni tecniche e metodologiche, tra la Progettista, il Consulente bioedile e la committenza, si è ritenuto di intervenire a livello strutturale cambiando solo gli orizzontamenti e il tetto con relativo sottostante cordolo in c.a. come prescritto dalla Norma. Così facendo non hanno ovviamente stravolto le parti strutturali, in pietra squadrata tipica del luogo, evitando di indebolire l’originaria stabilità che non era stata intaccata in termini apprezzabili dal sisma del 1976. Gli intonaci, fatti a più mani, sono stati realizzati con grassello di calce a lunga stagionatura e cocciopesto, portando la resistenza dell’intonaco a 6,0 N/mm² a 120 giorni. Tutti gli attacchi delle travature ai cordoli in c.a. sono stati protetti con carta kraft e sughero, dopo aver trattato tutto il legname con antitarlo ai sali di boro e impregnanti naturali.

Solai e tetto
Il legname adoperato nei solai e nel tetto è stato accuratamente scelto dalla committenza (Foresta del Tarvisiano) e dalla stessa preparato e posto in opera con cura certosina e senza alcuna ferramenta a vista. Nella pavimentazione, fatta anch’essa con legname autoctono si è prestata particolarmente cura, nel creare una fonoassorbenza e coibentantazione, pur nella ristrettezza di quota a disposizione. Le travature e le tavole della pavimentazione, come d’altronde tutto il legname messo in opera, è stato attentamente analizzato per verificare l’eventuale presenza di radioattività.
Vista la rigidità delle temperature invernali del luogo, il tetto è stato particolarmente curato (il sottotetto è stato reso abitabile) creando un pacchetto formato da due assiti di tavole da cm 2,5 con frapposto un materassino di cocco da cm 10.
La ventilazione, indispensabile quanto, se non più della coibentazione, è stata resa possibile con l’incrocio di correntini da cm 4, dove è stata poi posta in opera la copertura fatta con tegole tipiche del luogo, agganciate al correntino superiore solo ed esclusivamente con il nasello, senza nessuna chiodatura.

Serramenti
I serramenti interni ed esterni hanno mantenuto la tipologia tradizionale, aumentando, a parità di apertura, la luce solare penetrante per il periodo invernale. Per il periodo estivo è stato calcolato lo sporto di linda del tetto, evitando così l’irraggiamento diretto. Si sono create naturalmente, come avevano già predisposto i vecchi costruttori, privi di titoli ma pieni di esperienza, due serre rivolte a sud/est.

Impianti
L’impianto elettrico, idrico-sanitario e di riscaldamento sono stati allocati in un vano ispezionabile, lontano dalle zone di sosta, dove le adduzioni e gli scarichi confluiscono e sono adeguatamente insonorizzati.
L’impianto di riscaldamento è stato realizzato in base alla tipologia del costruito, all’ambiente esterno, alla disponibilità di tempo del fruitore e alla facilità o meno dell’approvvigionamento del combustibile. Trovandosi l’edificio in montagna ed a contatto diretto con la biomassa si è provveduto ad installare una caldaia a inversione di fiamma e a gassificazione, con minime percentuali di emissioni inquinanti in atmosfera. Queste tipologie di caldaie si adattano anche hai climi rigidi della montagna carnica, dovendo provvedere alla loro alimentazione solo una o due volte al giorno.

Conclusioni
Ristrutturare o costruire una abitazione comporta enormi sacrifici, sia finanziari che psicologici, farlo poi in bioedilizia comporta una attenzione e predisposizione particolare.
Per questo il rapporto con il progettista e il consulente non deve ritenersi concluso con l’ingresso della committenza nell’abitazione, ma deve rimanere nel tempo
affinché il professionista possa monitorare periodicamente il microclima interno del costruito, il consumo energetico e la soddisfazione del fruitore.
In tutto questo operare secondo i principi della bioedilizia sarà costantemente in primo piano la professionalità, la qualità, l’onestà, la competenza del professionista, l’interfacciabilità con la committenza, facendo della soddisfazione di quest’ultima anche la propria.

Scheda tecnica
Progettista/direttore lavori:
arch.Elena Borchia (Milano)
Progettista strutturale:
ing. Olinto Pellegrini (Villa Santina- Udine)
Consulente bioedile:
Elvio Ermacora (Fagagna- Udine)

Consulente bioedile
Elvio Ermacora è consulente bioedile, ambientale ed energetico di varie P.A; è stato incaricato della gestione del primo sportello bioedile pubblico in Italia realizzato
a San Daniele del Friuli.Il Suo progetto “INSULAE” è stato recepito da cittàslow che lo hanno presentato al Presidente della Comunità Europea, Prodi. Fa parte del gruppo progettuale di Panzano (Monfalcone-Go) dove si stanno realizzando 76 alloggi ATER in bioedilizia.
È stato chiamato a far parte della Commisione UNI Gruppo GL 13 per lo studio delle Norme nel campo della progettazione eco-compatibile, fin dalla sua nascita, 1998.
È consulente di varie aziende internazionali e italiane. Svolge attività di formazione in campo pubblico e privato. È stato responsabile della Segreteria Scientifica di BIO C.A.S.A. (costruire ed abitare sostenendo l’ambiente) delle tre passate edizioni; ha gestito la segreteria Scientifica di ECOBAT 1999 nel Principato di Monaco.
È consulente in innumerevoli ristrutturazioni bio e nuove progettazioni.
Fa parte di varie associazioni tecnico-scientifiche tra le quali A.R.I.A. e SSTeF.

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