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Secondo quanto viene riferito sull’ultimo numero di “Science” nell’articolo Ultrastrong and Stiff Layered Polymer Nanocomposites, Nicholas Kotov e colleghi, autori dello studio, hanno risolto un annoso problema che ha impegnato ingegneri e scienziati per decenni: le nanostrutture, come i nanotubi, i nanostrati e le nanosbarre, sono ultraresistenti. Ma i materiali macroscopici ottenuti assemblando tali mattoni elementari non conservano tali proprietà. “Quando si cerca di costruire qualcosa di sufficientemente grande – ha spiegato Kotov – gli scienziati hanno difficoltà a trasferire al livello macroscopico la resistenza dei singoli nanotubi o nanostrati; noi abbiamo dimostrato che è possibile raggiungere un risultato quasi ideale trasferendo le sollecitazioni tra i nanostrati e a una matrice polimerica”. Il nuovo composito è stato ottenuto con una macchina sviluppata dagli stessi ricercatori in grado di assemblare strutture nanoscopiche strato dopo strato. Con la deposizione di circa 300 strati di polimero polivinilico e di argilla, si è riusciti a ottenere uno strato di materiale di notevoli caratteristiche di resistenza meccanica. Il polimero utilizzato in questo esperimento, simile alla colla, è cruciale per la riuscita del processo, poiché permette agli strati di formare legami a idrogeno in grado di conferire al tutto un “effetto Velcro”, come ha spiegato Koto. Quando si rompono tali legami, infatti, si possono riformare facilmente in un punto diverso. Kotov era tentato di denominare il nuovo materiale “acciaio plastico”, ma la non sufficiente elasticità non gli ha fatto meritare tale appellativo. Kotov, tuttavia, è fiducioso che in futuro lo sviluppo possa portare a realizzazioni pratiche quali armature per soldati e forze dell’ordine, più leggere e resistenti, ma anche per la blindatura dei veicoli. Fonte – venetonanotech Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento