Nuove funzioni per storiche identità

Trasformare una vecchia officina meccanica, mero spazio funzionale, lontano da qualsivoglia ricercatezza di carattere estetico, in un poliedrico spazio di lavoro creativo, di incontro e condivisione di idee.

studio

Questa la sfida da affrontare in un recente intervento condotto dallo studio milanese di Architettura +di3; con uno sguardo contemporaneo alla richiesta versatilità degli ambienti, ma al tempo stesso attento e rispettoso della storia e dell’identità del luogo.

Un patrimonio di storici luoghi del lavoro da recuperare alla città

Identità, infatti, che non si è cercato di nascondere ma, al contrario, di esaltare, riportando alla luce e integrando nel progetto gli episodi più significativi della vecchia struttura, emersi durante le prime fasi dei lavori: la tessitura delle murature in mattoni, le geometrie di archi e voltini, le decorazioni in pietra, i partiti compositivi della storica facciata nascosti da un incongruo controtavolato,… sono così tutti diventati elementi di caratterizzazione dello spazio, conferendo a questo carattere e personalità.

Peraltro, e con notazione di carattere più generale, la riqualificazione dei luoghi di lavoro, quali officine o laboratori artigianali, necessita, rispetto ad altre tipologie di intervento sull’esistente, di un’attenzione particolare relativamente a due aspetti principali: un esame qualitativo dei materiali e delle scelte tecniche e costruttive originariamente impiegati per la loro realizzazione (al fine di operare scelte coerenti e compatibili con la cultura materiale incarnata nella fabbrica, ma al tempo stesso risolutive dei limiti intrinseci di questi ambiti nati “poveri”) e, contestualmente, una preliminare e indispensabile verifica della necessità, o meno, di interventi di risanamento o bonifica da sostanze potenzialmente dannose impiegate durante i cicli di lavorazione dalle precedenti attività.

Non va, ovviamente e parimenti, trascurato l’aspetto estetico, date le nuove destinazioni funzionali, private o pubbliche, che tali ambienti saranno chiamati ad assumere in futuro.

Un interessante caso studio nella zona Navigli (Milano)

Il progetto qui presentato, dello studio +di3, può essere visto come paradigmatico di questa tipologia di interventi: un piccolo ma studiatissimo cantiere di recupero di una ex autofficina (circa 150 mq), affacciata sulla corte interna di un edificio residenziale “vecchia Milano”, sito nella zona sud del capoluogo.

In queste immagini gli ambienti prima dell’intervento

La prima operazione, come è prassi in questi casi e come già ricordato, è consistita proprio in una scrupolosa indagine del terreno sottostante la pavimentazione del vano non cantinato (quello di maggiori dimensioni) condotta dalla MBA Ambiente srl (www.mbamilano.it), che ha escluso – compiuti i debiti carotaggi – la presenza di residui e depositi pericolosi e ha accertato la piena compatibilità del profilo di caratterizzazione ambientale del suolo con la nuova destinazione funzionale dei locali: un laboratorio fotografico e di creatività multimediale.

A seguire, è stato condotto un attento rilievo geometrico e materico dell’unità, acquisendo altresì la documentazione e la memoria di un precedente intervento di radicale manutenzione dello stabile, utile per meglio comprendere alcune evidenze nel frattempo emerse dallo studio del sito.

L’ambiente risultava complessivamente caratterizzato dall’impiego di materiali “poveri”, relativamente sia alle finiture di pareti e pavimenti – questi ultimi, in alcune parti, costituiti esclusivamente da un battuto in cemento in appoggio diretto sul terreno – sia alle tipologie di serramenti utilizzati (dei ferro-finestra e degli infissi in legno, ormai fortemente degradati e compromessi nella loro tenuta e negli stessi profili di battuta).

A un tempo, tuttavia, i suoi interni costituivano una sorta di palinsesto della successione di fasi di trasformazione dell’intero stabile; nato come residenza di pregio e poi ampiamente rimaneggiato, con ampliamenti, sopralzi e tamponamenti di portici e spazi semicoperti.

Il vano longitudinale di maggiori dimensioni del futuro studio, infatti, si è rivelato essere non altro che un antico portico, retto da belle colonne in granito, chiuso in anni successivi alla Guerra per le esigenze funzionali dell’officina e con ancora tracce, al di sotto della pavimentazione in battuto di cemento, dell’antica e tipica “rizzata lombarda”, in ciottoli di fiume, che anticamente lo connotava.

Un intervento tra il recupero e il restauro

Avendo, in particolare, constatato durante i rilievi preliminari, come proprio questa porzione di pavimento contro terra fosse costituita esclusivamente da un getto di calcestruzzo, poggiante direttamente sul terreno e, quindi, fortemente interessata da fenomeni di umidità di risalita (nella sua sezione e lungo le murature perimetrali), si è deciso di rimuovere interamente tale strato di caldana, per realizzare uno scavo – di circa 60 cm di profondità – ai fini della creazione di un vespaio aerato, utile per migliorare la vivibilità degli ambienti interessati e per rispondere agli obblighi in tal senso del dettato regolamentare del Comune di Milano.

Analogamente, e per far fronte alla stessa criticità, la parte basamentale degli intonaci di questo vano è stata rimossa e sostituita con un intonaco macroporoso deumidificante (Mapei linea PoroMap, rinzaffo e intonaco).

In queste foto la fase di esecuzione

Un’altra peculiare fase dei lavori ha riguardato il partito murario esistente, interessando, se pure in maniera diversa, sia le murature perimetrali, sia i tramezzi interni. Da un lato si è cercato di riportare alla luce, come detto, l’originaria tessitura muraria di laterizi, che, nelle parti più integre e dopo un opportuno trattamento di pulitura e protezione, è stata lasciata a vista, quale testimonianza della storica tipologia costruttiva del luogo. Dall’altro, seguendo la medesima logica di intervento, si è cercato di conservare e valorizzare tutti gli elementi – strutturali e non – caratterizzanti  gli ambienti, tra cui in particolare una porzione della spina centrale dell’unità – originariamente parte della facciata del fabbricato – caratterizzata da un paramento murario in intonaco sagomato a bugnato, su cui spiccanti le spalle in granito dei varchi degli antichi accessi; anche quest’ultimo setto è stato sottoposto ad un trattamento di pulitura ed è stato integrato in mirati e puntuali interventi ricostruttivi in malte di calce compatibili con l’esistente.

Più nel dettaglio, le fasi operative per tali ambiti esecutivi hanno comportato un ciclo di lavorazioni vicine a quelle abitualmente utilizzate nel campo del restauro: per le tessiture in mattoni pieni lasciate “faccia a vista”, dopo una prima fase di rimozione dell’intonaco ammalorato e disgregato, è stato possibile individuare le porzioni di esse conservatesi maggiormente e, quindi, effettuarne la pulitura della superficie per via meccanica, attraverso l’utilizzo di apposite spazzole di saggina. Successivamente, si è proceduto a un lavaggio con acqua vaporizzata, per eliminare i depositi residui di sporcizia, evitando di danneggiare il paramento. Infine, si è ricorsi alla stesura di un fissativo, di tipo reversibile, per il consolidamento e la protezione dalla polvere dei mattoni che sarebbero rimasti a vista.

Procedura simile è stata seguita anche nei confronti della porzione di muratura rivestita a bugnato, la quale, pur rivelandosi in un buono stato di conservazione, ha necessitato di un accurato e delicato intervento di pulitura, per rimuovere integralmente i residui e la polvere da cui era rimasta coperta per decenni. In seguito, le parti decorative danneggiate o incomplete, sono state meticolosamente ricostruite attraverso puntuali interventi di ripristino pur nella denuncia esplicita per texture e cromia della nuova addizione), per poi essere anch’esse sottoposte a un opportuno trattamento protettivo.

Lo studio completato e arredato

Il microclima e la prestazione energetica: fattori non più trascurabili anche nel recupero

La funzione di autofficina e la natura di ex portico tamponato di una significativa parte della struttura, ovviamente, non deponeva a favore della qualità microclimatica e della prestazione energetica del sistema involucro/impianti della precedente destinazione. E, infatti, l’unità risultava interessata, prima dell’intervento, da condense, muffe, macchie dovute a fenomeni di termoforesi, ecc. Tutti sintomi inequivocabili di una non corretta coibentazione e della presenza di numerosi ponti termici.

Particolarmente critica risultava la presenza di un esteso terrazzo, costituente lastrico di copertura del ricordato vano longitudinale dell’ex portico.

In tale condizione, è stato giocoforza dedicare specifiche attenzioni al problema, affrontandolo sia sotto il profilo del miglioramento delle prestazioni dell’involucro, sia ricorrendo a sistemi impiantistici maggiormente performanti e in grado di concorrere utilmente alla creazione di condizioni di piena abitabilità e salubrità interne.

Tutto l’ambiente di maggiori dimensioni, caratterizzato dalla frontiera disperdente del terrazzo soprastante, è stato coibentato, con la realizzazione di un controsoffitto sfruttante l’abbondante altezza dei locali, ove posto uno strato isolante in lana di roccia della Rockwool (spessore medio 5+5 cm).

Lungo la parete nord, inoltre, è stato realizzato un controtavolato in tavelle, con l’inserimento in intercapedine di isolamento in pannelli di Stiferite da 4 cm.

Pari attenzione, necessariamente, è stata anche rivolta ai serramenti, sostituiti con elementi di nuova fornitura (profili AluK) e vetricamera in ottemperanza alle vigenti normative in materia di contenimento dei consumi energetici.

Da ultimo, quale ulteriore strumento per il miglioramento del microclima interno di ambienti caratterizzati, comunque, anche al netto dei ribassamenti, da ampia altezza, si è scelto di utilizzare un sistema di riscaldamento radiante a pavimento (che, come noto, consente una più uniforme ripartizione delle temperature e di limitare il volume riscaldato alla fascia di vita dei locali, rispetto al tradizionale sistema a radiatori), con l’installazione di una caldaia a condensazione ad alto rendimento energetico della Beretta (Exclusive Green HE25).

Il risultato complessivo è quello di un luogo dall’immagine moderna e contemporanea, efficiente e dinamico, capace di trasformarsi (da studio di posa fotografica, con il limbo fisso realizzato su sottostruttura in legno, a location per eventi, a laboratorio di graphic design, a spazio meeting e conference per operatori del design e della comunicazione) e arricchito dalla memoria preservata della sua lunga e nobile storia.

Scheda intervento

Progettazione e direzione lavori: Arch. Marina Demetra Casu (Studio arch+d3)
Impresa: EDIL B snc di Bellucco Cristian e Lombardi Tiziano
Materiali: AluK, Beretta (Exclusive Green HE25), Casalgrande Padana (rivestimenti ceramici), Knauf (Roccia di Gambassi), Mapei (PoroMap), Rockwool, Stiferite.

Studio arch+d3
Arch. Claudio Sangiorgi e Marina Demetra Casu
Progettazione, Direzione Lavori, Coordinamenti per la sicurezza, per committenze pubbliche, private e amministrazioni condominiali
www.studiosangiorgi.it
www.archpiuditre.com
https://it-it.facebook.com/PiudiTre.StudiodiArchitettura/
Via Monte Suello 9, 20133, Milano, tel/fax 02.712532

Credit Photo: Daniele Mari / Archivio +di3
Contributi Interiors: Silvia Totaro

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