Meno Radon nei mattoni IBL

I prodotti IBL non presentano pericolosità radioattiva per la salute dell’uomo, nel rispetto di quanto previsto dalla direttiva europea 89/106/CE. Tutti presentano valori dell’Indice di radioattività attorno a 0,5 Bequerel al metro cubo (Bq/m3), quindi ampiamente al di sotto del valore di controllo I che dev’essere minore o uguale a 1 (I = 1).
Questo valore rende i laterizi IBL di gran lunga i migliori in assoluto.
Pertanto, possono essere utilizzati per rientrare nel valore di progetto dei 200 Bq/m3 di concentrazione di gas Radon nella costruzione di nuovi edifici.
In più, i prodotti della gamma “Terre di Romagna”, serie “I Classici” (Rosato, Rosso e Paglierino), e i prodotti da intonaco presentano un indice di radioattività al di sotto del valore di controllo I = 0,5, e quindi possono essere considerati esenti da qualsiasi restrizione per quantità e destinazione d’uso nella realizzazione di edifici di nuova costruzione nel rispetto del valore di progetto dei 200 Bq/m3 di concentrazione di gas Radon (Raccomandazione Euratom della Commissione europea n. 143/90).
I valori sono stati verificati sperimentalmente e certificati dal Laboratorio U-Series di derivazione Enea Bologna. Tali risultati sono visibili nell’area download del sito IBL alla voce «Biocompatibilità dei materiali».

Il problema Radon in Veneto
Il valore medio di Radon presente nelle abitazioni non è elevato, tuttavia, secondo un’indagine conclusasi nel 2000, alcune aree risultano più a rischio per motivi geologici, climatici, architettonici ecc.
Gli ambienti a piano terra, ad esempio, sono particolarmente esposti perché a contatto con il terreno, fonte principale da cui proviene il gas radioattivo nel Veneto.
La delibera della Regione Veneto n. 79 del 18 gennaio 2002 fissa in 200 Bq/m3 il livello di riferimento di Radon nelle abitazioni e, recependo i risultati della suddetta indagine, individua preliminarmente alcuni Comuni «ad alto potenziale di Radon».
La Regione Veneto, infatti, ha promosso una campagna di rilevamenti sul proprio territorio per individuare le aree con elevati livelli di Radon indoor e poter focalizzare su queste zone futuri interventi di risanamento e prevenzione.
Tale campagna di rilevamenti, coordinata dal Centro regionale radioattività (Crr) di Verona in collaborazione con i Dipartimenti provinciali dell’Arpav, si è conclusa nel 2000 con una prima mappatura del territorio regionale e una preliminare individuazione delle aree con elevati livelli di Radon indoor.
L’indagine aveva messo in evidenza, nel caso del Veneto, il suolo come principale sorgente di Radon negli ambienti chiusi. Le aree ad alto potenziale di Radon in Veneto, quindi, sono state preliminarmente identificate trascurando i contributi specifici dei materiali da costruzione, dell’acqua, dell’infiltrazione d’aria esterna, ritenuti in media non particolarmente significativi.
Partendo da questi presupposti, l’obiettivo dell’indagine è stato quello di individuare le aree in cui il fenomeno ha un impatto maggiore in termini di numero, o meglio in termini
percentuali, di edifici che possono definirsi a rischio.
L’area presa in considerazione è stata suddivisa, in base alle carte tecniche regionali, in maglie rettangolari di 6,5 per 5,5 chilometri, e all’interno di ciascuna si è stabilito di effettuare misure in almeno cinque abitazioni.
In tal modo è stata costruita la mappa, che indica le percentuali di abitazioni in cui il livello di Radon supera i 200 Bq/m3, valore indicato come livello di riferimento da adottare per intraprendere azioni di rimedio. Tali aree si trovano essenzialmente nella parte settentrionale della provincia di Belluno e Vicenza.
L’elaborazione dei parametri geologici, ambientali e abitativi, necessita comunque approfondimenti come l’elaborazione dei dati di monitoraggio.
Per tali motivi la definizione delle mappe di potenziale rischio Radon, presentata nel rapporto, dev’essere considerata come preliminare.
Per conoscere maggiori dettagli consigliamo di visitare il sito dell’Arpav all’indirizzo www.arpa.veneto.it dov’è possibile avere ulteriori informazioni, scaricare il testo integrale dell’indagine regionale e l’elenco dei comuni a rischio.

Riferimento normativo
Per le unità abitative l’unico riferimento è rappresentato dalla direttiva europea 89/106/CE la quale dice che «…i prodotti devono essere adatti per l’edilizia e adeguati ai loro specifici utilizzi » e che «…l’opera dev’essere concepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene o la salute degli occupanti o dei vicini e, in particolare, in modo da non provocare emissione di radiazioni pericolose ». È tuttavia possibile fare riferimento alla Raccomandazione Euratom n. 143 / 90 della Commissione del 21 febbraio 1990 sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al Radon in ambienti chiusi.

Finalità
Istituire un sistema adeguato per ridurre qualsiasi esposizione a concentrazioni di Radon in ambienti chiusi con particolare attenzione all’informazione della popolazione.
Per edifici di nuova costruzione si raccomanda che il livello di progettazione sia tale da garantire una concentrazione media annua di gas Radon di 200 Bq/m3.

Altri riferimenti normativi
Per questi si rimanda ai bandi regionali per l’edilizia abitativa delle regioni Emilia Romagna, Piemonte e Marche, che prevedono nei loro capitolati il controllo della radioattività dei materiali impiegati.

CHE COS’E’ IL RADON?

Alcune definizioni
La radioattività non è altro che un insieme di processi fisici tramite i quali nuclei atomici instabili emettono particelle subatomiche (alfa, beta, gamma) per raggiungere uno stato più stabile (emissione di radiazioni ionizzanti).
L’indice di radioattività I esprime la concentrazione radioattiva degli elementi radioattivi (radionuclidi), presenti naturalmente nei materiali da costruzione, che contribuiscono alla dose di radiazioni ionizzanti assorbibili dalla popolazione. Il principale contributo è dato dal Radon.
Che cos’è il Radon
Il Radon (222Rn) è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio (226Ra), generato a sua volta dal decadimento dell’uranio, elementi che sono presenti, in quantità variabile, nella crosta terrestre.
La principale fonte di immissione di Radon nell’ambiente è il suolo, insieme ad alcuni materiali di costruzione (tufo vulcanico) e, in qualche caso, all’acqua.
Il Radon nelle abitazioni
Il Radon fuoriesce dal terreno, dai materiali da costruzione e dall’acqua non disperdendosi nell’atmosfera, ma accumulandosi negli ambienti chiusi.
Tutti i materiali da costruzione presentano una modesta quantità di radioattività, tuttavia alcuni materiali mostrano valori più elevati della media.
Il valore medio di Radon presente nelle abitazioni non è elevato, anche se alcune aree possono risultare più a rischio per motivi geologici, climatici, architettonici ecc.
Per conoscere le rilevazioni sul livello di Radon ed eventuali liste di zone considerate a maggior rischio, è necessario contattare gli organi preposti alle misurazioni (es: Arpa) a livello locale.
È prevista a breve una normativa che regoli l’impiego dei materiali in funzione del loro contenuto radioattivo.

I MATTONI IBL
I mattoni faccia a vista e i laterizi da intonaco IBL, in quanto esenti da pericolosa radioattività, sono particolarmente indicati per la realizzazione di edifici, specie in quelle aree geografiche dove, per le caratteristiche geologiche del territorio, la concentrazione di Radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro risulta più elevata rispetto alla media, con conseguente rischio per la salute di chi abita.

Per informazioni sui prodotti IBL
www.iblspa.it

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