Pavimenti drenanti carrabili: progettazione e normativa

Il sistema di pavimentazione realizzato con superfici drenanti, ancora poco conosciuto, garantisce una serie di vantaggi: dallo smaltimento naturale delle acque meteoriche al risparmio economico, dall’eliminazione delle barriere architettoniche alla sicurezza anche durante acquazzoni e temporali. Il contesto in cui si inseriscono attualmente i pavimenti drenanti è molto complesso, quindi sono necessarie alcune riflessioni iniziali.

Sistema di pavimentazione realizzato con superfici drenanti

La piovosità media degli ultimi anni è decisamente diminuita e quindi “la pioggia” è diventata una ricchezza da salvaguardare. Le stime parlano di una diminuzione della “piovosità media” nella zona del mediterraneo di circa il 10%.

Le falde acquifere tendono ad esaurirsi durante i periodi di siccità in quanto inadeguatamente alimentate sia per cause “naturali” che dovute alla “mano dell’uomo”.

Gli eventi meteorici, soprattutto nel periodo estivo, sono brevi e di forte intensità. Difficilmente la grande quantità di acque meteoriche, che cade durante questi eventi, può essere raccolta dai tradizionali sistemi (pozzetti e caditoie di raccolta – condotte sotterranee).

I sistemi tradizionali di raccolta, inoltre, convogliano le acque e le concentrano in singoli punti di dispersione e non vi è quindi una distribuzione uniforme.

Sulle pavimentazioni non drenanti (ad es. asfalto) le acque meteoriche “ruscellano” superficialmente creando pericoli alla circolazione e danni, ove sfociano, a strade e manufatti.

Le pavimentazioni in asfalto creano un “microclima caldo” in quanto il calore accumulato durante la giornata viene liberato, “per irraggiamento”, dopo il calar del sole.

Nei centri urbani il calore accumulato dalle strade e dai palazzi forma una vera e propria “cupola di calore”: si pensi che l’aumento di temperatura, rispetto le zone esterne alle città, può raggiungere i 7°.

Queste “isole urbane di calore” contribuiscono in maniera forte all’aumento dei consumi di energia elettrica per la climatizzazione dei locali e “intrappolano” polveri e gas inquinanti.

Dal punto di vista economico le pavimentazioni stradali in asfalto hanno un costo iniziale leggermente inferiore ma necessitano di molteplici manutenzioni nel corso degli anni e del loro totale rifacimento mediamente ogni 12 anni.

Le pavimentazioni drenanti

Le pavimentazioni drenanti non rappresentano la soluzione totale a queste problematiche, ma sono, indubbiamente, un mezzo per ottenere molteplici benefici.

I drenanti infatti:

  • Sono “eco-compatibili” in quanto assorbono le acque meteoriche e le lasciano permeare nel substrato favorendone il deflusso.
  • Assorbono con semplicità le acque meteoriche e le distribuiscono nel substrato in modo naturale e su un’ampia superficie (“effetto prato”).
  • Garantiscono il mantenimento delle falde acquifere in quanto alimentate in modo più naturale, adeguato e costante.
  • Eliminano i fenomeni di ruscellamento superficiale con benefici in termini di sicurezza stradale durante gli eventi meteorici.
  • Creano un “microclima favorevole” in quanto non formano uno strato impermeabile e permettono alla terra di “respirare” accumulando meno calore durante l’esposizione al sole e conseguentemente irraggiando meno calore al tramonto.
  • Migliorano la qualità del vivere nel rispetto dei principi base della bio-edilizia.
  • Necessitano di poca manutenzione e hanno una lunga durata (decisamente superiore e quella dell’asfalto).
  • Nel caso di manutenzioni al sub-strato o ai sottoservizi non si vengono a creare i tipici rattoppi superficiali delle pavimentazioni in asfalto.
    Con gli elementi drenanti, se viene eseguita idonea progettazione degli strati di sottofondo, è possibile eseguire urbanizzazioni prive dei tradizionali sistemi di raccolta delle acque meteoriche con notevoli risparmi in termini economici immediati (minori costi di urbanizzazione) e nel lungo periodo (minori costi di manutenzione).

Cosa succede in Italia

Ai fini urbanistici viene considerata come “permeabile” quella superficie “lasciata priva di pavimentazioni o di altri manufatti che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente e direttamente la falda acquifera”.

Molte Amministrazioni Regionali e Provinciali, e conseguentemente molti Comuni, hanno provveduto a rendere obbligatoria, nei nuovi interventi, una certa percentuale di “superficie permeabile”.

E’ auspicabile che nell’ambito di nuove urbanizzazioni vengano rese obbligatorie, almeno in una certa percentuale sul totale, pavimentazioni di tipo drenante.

Ad esempio la Regione Toscana, molto sensibile ai problemi dovuti allo smaltimento delle acque meteo, ha da tempo così provveduto:

  • Delibera n°230 del 21/06/1994 Art 4 comma 10 punto 1 – La realizzazione di nuovi edifici deve garantire comunque il mantenimento di una superficie permeabile pari ad almeno il 25% della superficie fondiaria.
  • Art 4 comma 10 punto 2 – I nuovi spazi pubblici e privati destinati a piazzali, parcheggi e viabilità pedonale o meccanizzata, devono essere realizzati con modalità costruttive che consentano l’infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque.
  • Decisione n°8 del 19/06/1995 Art. 2/c – (Con riferimento all’art.4 comma 10 punto 10.1 – Riduzione dell’impermeabilizzazione superficiale nelle pertinenze dei nuovi edifici).
    Per “superfici permeabili” si intendono quelle superfici non pavimentate in modo impermeabile e non impegnate da costruzioni fuori e dentro terra che comunque consentano l’assorbimento di parte delle acque meteoriche.

Molte amministrazioni Provinciali (come ad esempio quella di Modena) hanno provveduto, mediante l’emissione di Linee Guida, a chiarire il concetto di “Superficie Permeabile” attribuendo alle pavimentazioni in elementi grigliati di calcestruzzo la totale o quasi permeabilità all’acqua.

A livello statale poco di muove. Nel 2003 è stato presentata una proposta di legge riguardante “Istituzione dell’imposta Regionale sull’impermeabilizzazione delle superfici”; il fine della proposta, oltre quello meramente economico, è quello di “incentivare l’utilizzo di materiali e tecniche costruttive che limitano l’impermeabilizzazione delle superfici, al fine di sostenere la prevenzione del rischio idrogeologico, spesso causato dall’intensa cementificazione del territorio”.

La Regione Veneto ha elaborato il “Piano di Tutela delle Acque”, attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio Regionale, che prevede (salvo modifiche al testo) il divieto di realizzare superfici maggiori di 1000mq totalmente impermeabili. Il piano prescrive che almeno parte della superficie sia pavimentata con sistemi che consentano l’infiltrazione di acqua nel sottosuolo.

Cosa succede nel mondo

Negli Stati Uniti le pavimentazioni drenanti godono di grande considerazione e sempre più spesso vengono realizzate nelle nuove urbanizzazioni.

Le pubbliche amministrazioni locali statunitensi sono molto favorevoli all’uso dei drenanti e molte volte li rendono obbligatori.

In particolare i progettisti e costruttori statunitensi prevedono e utilizzano i drenanti in quanto:

  1. progettando adeguatamente gli strati di sottofondo non diventano più necessari i tradizionali sistemi di raccolta delle acque meteoriche (caditoie di raccolta, tubazioni, pozzi di scolo);
  2. si abbattono drasticamente gli oneri relativi alle manutenzioni al manto stradale;
  3. si ottiene quindi un notevole risparmio economico nel breve e nel lungo termine.

Progettare una pavimentazione drenante

Le pavimentazioni per esterni con elementi drenanti devono essere idoneamente realizzate per poter assolvere al meglio le proprie funzioni.

I punti fondamentali per una corretta progettazione sono:

  • analisi delle caratteristiche geotecniche del terreno originario, sub-strato, ed in particolare la sua permeabilità.
  • stima iniziale della quantità di acqua che la pavimentazione dovrà essere in grado di assorbire (lt/mq o mm/mq).
  • analisi di granulometria e spessore dello strato di sottofondo (per un idoneo “potere di accumulo”).
  • analisi di granulometria e spessore dello strato di allettamento degli elementi (per garantire una idonea permeabilità).
  • analisi della granulometria inerte di riempimento dei fori e degli interstizi degli elementi (per garantire una idonea permeabilità).
  • tipologia e posizionamento degli strati geosintetici.

Bisogna infatti considerare che il potere di accumulo d’acqua dello strato di sottofondo è determinato dalla pezzatura dell’inerte: maggiore è il diametro medio, maggiori sono le cavità e quindi maggiore è la capacità di accumulo di acqua.

Il diametro medio degli aggregati non dovrà essere esagerato in quanto:

  • nelle cavità potrebbero penetrare, oltre che le acque di scolo, anche la parti più fini dello strato di allettamento superiore creando cedimenti alla pavimentazione;
  • un inerte, di granulometria piuttosto grossa, difficilmente raggiunge un grado di compattazione soddisfacente;
  • una esagerata vibro compattazione meccanica, necessaria per aumentare il grado di densità del sottofondo, andrebbe sicuramente a frantumare parte dell’inerte diminuendo drasticamente permeabilità e capacità di accumulo.

Progettazione e posa in opera

Una adeguata progettazione e una corretta posa in opera sono fondamentali. Infatti se posate su un sottofondo non idoneo, e quindi non opportunamente progettato, le pavimentazioni drenanti non sono in grado di accumulare le acque di scolo.

La quantità di acqua che viene scaricata a terra durante gli eventi meteorici deve poter essere contenuta, per evitare fenomeni di ruscellamento superficiale, all’interno del sottofondo granulare della pavimentazione. Per fare un esempio: un forte acquazzone può scaricare 30mm/mq di acqua che corrispondono a 30lt/mq; il sottofondo deve essere in grado di contenere almeno questa quantità di acqua.

Inoltre la granulometria degli inerti utilizzati come allettamento e come strato di sottofondo è fondamentale: minore è il diametro medio degli aggregati, minori sono le cavità e quindi minore è la permeabilità e la capacità di accumulo.

I geosintetici nel campo delle pavimentazioni drenanti

I geosintetici hanno una grande importanza nel campo delle pavimentazioni posate a secco: nel caso specifico delle pavimentazioni drenanti assumono un ruolo fondamentale.

Un geotessile avente determinate caratteristiche tecniche, se posato correttamente, implementa le prestazioni generali della pavimentazione e ne prolunga la durata nel tempo.

La tipologia normalmente utilizzata è il geotessile non tessuto in poliestere il quale garantisce le seguenti funzioni:

  • Separazione – Il geotessile forma una separazione tra strati di materiale diverso senza però impedire il defluire dell’acqua tra di loro.
  • Filtrazione (funzione legata alla separazione) – Il geotessile si lascia attraversare dall’acqua, facendola defluire dallo strato superiore a quello inferiore, senza lasciar passare le particelle più grosse del terreno.
  •  Rinforzo – Il geotessile migliora le proprietà meccaniche e di portanza del terreno, ripartendo il carico sovrastante su una superficie più ampia.

Quindi l’utilizzo di geotessili mantiene nel tempo l’efficienza dell’intera stratigrafia che compone la
pavimentazione garantendo: 1) capacità di accumulo di acqua dello strato di sottofondo – 2) capacità portante (maggiore resistenza a trazione) dello strato di base.

Trattamento delle acque di prima pioggia

La pavimentazioni drenanti non pregiudicano il trattamento delle acque meteoriche di prima pioggia che, secondo determinate casistiche, è divenuto obbligatorio in molti comuni d’Italia.
Le norme europee di riferimento, recepite dallo stato italiano, sono la n°91/271/CEE (Trattamento delle acque reflue urbane) e la n°91/676/CEE (Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia).

Le Regione Lombardia è stata una delle prima ad elaborare una normativa finalizzata alla regolamentazione delle acque di prima pioggia: con la legge 24/03/2006 n°4 la Regione ha disciplinato lo “…smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne”.

Il campi di applicazione della predetta norma riguarda la formazione, il convogliamento, la separazione, la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque di prima pioggia.

Ferrari BK e le superfici drenanti

Ferrari BK propone una serie di elementi autobloccanti ideali per la realizzazione di “Superfici Drenanti”.

In particolare:

  • Grigliato – Il primo nato della famiglia dei drenanti. Le cavità degli elementi possono essere riempite con terra da coltivo (per facilitare la crescita dell’erba) o in pietrischetto (per aumentarne le prestazioni drenanti).
  • Drena – E’ l’evoluzione del grigliato, rispondente alla norma di prodotto UNI EN 1338 ed idoneo anche per carichi pesanti. E’ consigliabile riempire sempre le cavità in pietrischetto per facilitare il passaggio delle acque di scolo.
  • Filtra – Questa pavimentazione, pur non essendo “forata”, garantisce ottima capacità drenante e nel contempo il perfetto rotolamento di carrozzelle, carrozzine, biciclette.

Per scaricare le fasi di posa pavimentazioni drenanti Grigliato, Drena, Filtra in pdf clicca qui

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