La rinascita del neon nell’architettura sensoriale

Talvolta respinto per la sua apparenza (insegne chiassose, quasi volgari), il neon è tuttora oggetto di pregiudizi; ma oggi fa parte di quei prodotti che si sono evoluti negli anni, sia a livello tecnico, sia in termini di sicurezza (dal 1999 tutti gli impianti sono obbligatoriamente certificati nei materiali e nelle installazioni), messa in opera e soprattutto possibilità d’utilizzo.
La memoria si prefigge di dimostrare che il neon è una sorgente luminosa al servizio della creatività ed il suo impiego esclusivamente per le insegne commerciali è riduttivo.
La fantasia infatti non ha limiti nell’uso del neon: lineare o sagomato, con luce statica o dinamica, intensa o soffusa, “a vista” o discretamente nascosto.
Questa luce che segue un percorso ha un fascino irresistibile, una magia, una suggestione insopprimibile che può modificare tutto: l’ambiente, l’atmosfera, l’umore, affascinando con la propria intensità luminosa e la forte potenzialità espressiva.
Il neon sta diventando sempre più un elemento non solo a valenza funzionale – illuminare o segnalare – ma vera e propria materia prima per l’architettura sensoriale, atta a modificare lo spazio percettivo.
Oggi sempre più il neon si manifesta con un linguaggio sottile, nitido, è come una voce senza eccessi che abbellisce, personalizza, comunica, ha una propria capacità di definire l’immagine, ricostruire la grafica, sottolineare la qualità, creare atmosfere, trasmettere emozioni.
Il neon inoltre è una sorgente luminosa che accumula vantaggi:
– costi e consumi limitati;
– durata di vita eccezionale (più di 20.000 ore a luminosità e colorazione costanti);
– 12 bianchi standard da 2.200 a 10.500 K con degli IRC superiori a 80;
– possibilità di colori infinite;
– malleabilità, flessibilità e lunghezze ottimizzate, che permettono la realizzazione d’installazioni su misura, con minori problemi d’inserimento e compatibilità, nonché minori vincoli alla creatività del light designer;
– assenza di surriscaldamento dei tubi;
– graduazione continua senza lampeggiamento;
– illuminazione/spegnimento istantanei e ad oltranza, senza effetti sulla sua durata di vita;
– la luce del neon non è solo “on” e “off”, bensì dinamica: può cambiare elettronicamente in funzione del tempo, dell’ora, degli eventi e della clientela, con variazioni d’intensità grazie al dimmeraggio e di tonalità grazie all’installazione di più tubi di diverso colore nello stesso impianto, dando vita ad architetture di luce che offrono molteplici stimoli visivi ed emotivi.
A testimonianza di quanto sopra esposto, verranno illustrate alcune emblematiche installazioni al neon per illuminazione decorativa d’interni pubblici e di aree urbane, illuminazione scenografica di eventi ed applicazione artistica.
Luci al “neon”
Innanzitutto occorre chiarire di “quale neon” si parlerà in questa memoria. Normalmente si pensa ai tubi al neon comunemente utilizzati per illuminare soprattutto locali pubblici, quali uffici, scuole, ecc., che sono del tipo a “catodo caldo”. Tale definizione si basa sul metodo utilizzato per riuscire ad accendere il tubo. Il sistema di alimentazione del tubo, tramite lo starter, provvede prima dell’accensione a preriscaldare gli elettrodi; quando avviene la scarica nel gas e si forma l’arco, non serve più riscaldare gli elettrodi poiché la tensione d’alimentazione è sufficiente a tenere accesa la lampada e lo starter impedisce l’ulteriore riscaldamento degli elettrodi.
I tubi al neon (più correttamente si dovrebbe parlare di tubi “a scarica di gas”) descritti nella presente memoria sono invece definiti a “catodo freddo”, poiché il meccanismo di generazione della scarica nel gas non prevede alcun preriscaldamento degli elettrodi: in questo caso si sfrutta il potenziale del campo elettrico che si trova ai capi degli elettrodi (normalmente dagli 800V ai 1000V per metro lineare di tubo) e per poterlo fare si devono alimentare i tubi con appositi trasformatori ad alta tensione oppure con dei convertitori elettronici.
Il gas raro usato per favorire la scarica può essere neon oppure una miscela di argon e neon assieme a vapori di mercurio. Una volta stabilita la scarica, la conseguente radiazione ultravioletta eccita le polveri (dette anche fosfori) che si trovano sulla superficie interna del tubo, provocando una emissione di luce. Tale emissione può essere di varie lunghezze d’onda e ciò si traduce in un diverso colore della luce emessa. Per ottenere colori differenti si devono semplicemente aggiungere alle polveri fluorescenti delle particelle di sostanze chimiche diverse, dette “attivatori”.
Per l’alimentazione dei tubi gli impianti presentati qui di seguito utilizzano i trasformatori
elettromagnetici ad alta tensione: un solo trasformatore di questo tipo riesce ad alimentare diversi metri di tubo, a seconda della propria tensione secondaria. É inoltre possibile scegliere il trasformatore in funzione della luminosità che si vuole ottenere: a seconda della corrente di lavoro di secondario, si può infatti ottenere per uno stesso tubo una minore o maggiore luminosità, consentendo così al light designer una maggiore libertà nell’ottimizzazione del proprio progetto.
Tipici valori di tensione utilizzati con i trasformatori elettromagnetici vanno dai 5.000V agli 8.000V – potendo tuttavia partire da 1.000V fino a 10.000V – con correnti che vanno dai 18 mA ai 200 mA.
Forma, animazione e colore
Nella presentazione delle applicazioni della luce al neon, si evidenzieranno alcuni degli aspetti
fondamentali che rendono particolarmente interessante questa sorgente luminosa.
La possibilità di scegliere la forma e la lunghezza del tubo è la principale caratteristica che rende il neon molto gradito ai progettisti di interni ed esterni: negli esempi vedremo infatti come si può plasmare la forma dei tubi di partenza, normalmente diritta, di lunghezza da 1,5 m a 3 m e diametro normalmente compreso tra 8/9 mm e 18/20 mm (potendo arrivare fino a 25 mm). E’ possibile collegare tra loro diverse tratte di tubo, anche con più trasformatori, senza che sia visibile alcuna interruzione luminosa.
Gli effetti di animazione (o giochi di luce) – una delle caratteristiche maggiormente utilizzate nelle installazioni al neon – danno vita ad un’illuminazione dinamica, in grado cioè di cambiare l’atmosfera di uno stesso ambiente. Per ottenere questi effetti si ricorre a dei regolatori o “dimmer” che, collegati ai trasformatori, ne cambiano la tensione di alimentazione e quindi anche quella dei tubi, ottenendo effetti temporali di smorzamento o amplificazione dell’intensità luminosa, sequenze di accensioni o di spegnimento, anche veloci, in grado di produrre effetti di modulazione, rotazione o altro ancora.
Infine, vi è la possibilità di ottenere variazioni di colore attraverso la combinazione base di tricromia o quadricromia: sfruttando tre (o quattro) tubi che emettono luce nei colori base rosso, verde e blu (più eventualmente bianco o giallo, per un risultato cromatico rispettivamente più brillante o più pastello), la tonalità della luce emessa varierà a seconda della combinazione delle tre tinte base. Ciò avviene tramite una centralina di controllo (o regolatore) ed uno o più “driver”, che controllano l’intensità di corrente che arriva ai singoli trasformatori applicati a ciascun tubo, controllando di conseguenza l’intensità luminosa emessa da ognuno di essi. Programmando opportunamente la centralina di controllo, si ottengono diversi effetti cromatici: ad esempio, in base ad un orario preimpostato, è possibile illuminare un ambiente con colori differenti che variano automaticamente nel corso di una giornata od altri intervalli di tempo.
Illuminazione decorativa di interni pubblici
Nelle foto 1 e 2 si può osservare come in un punto vendita la luce al neon agisca da piacevole stimolo visivo che attrae, valorizza la merce esposta e predispone all’acquisto: l’ambiente è dinamico, stimolante, ricco di sfaccettature, poiché cambia grazie ad animazioni cromatiche che diversificano la caratterizzazione dei prodotti, pur se esposti nei medesimi spazi.
Le figure 3 e 4 ritraggono un locale pubblico dove la luce si pone l’obiettivo di emozionare, coinvolgere e richiamare la vita sociale della clientela, avvolta da atmosfere luminose differenti secondo il momento d’incontro.
Altro luogo dove la luce al neon mostra la sua capacità comunicativa, sfruttando la sua plasticità formale, viene evidenziato nella figura 5: si tratta del museo nazionale di Neuchâtel (Svizzera) dove il tubo al neon, sagomato nella riproduzione di una spira celtica, richiama il tema espositivo di una sala contenente appunto reperti celtici. In questo caso la luce emessa dalla spira viene regolata attraverso un “dimmer”, consentendo di adeguare la sua luminosità in funzione di quella esterna che entra dalle finestre.
Illuminazione decorativa per esterni (aree urbane)
La figura 6 illustra un esempio di utilizzo del neon per la valorizzazione di un monumento storico (l’Opera di Lione) nell’ambito di un’area urbana. Il progetto del light designer francese Yann Kersalé “L’Opera s’infiamma” trasforma la cupola dell’edificio in una scultura notturna dinamica, in grado cioè di comunicare attivamente con l’ambiente cittadino circostante, attraverso una coreografia di giochi di luce in rapporto diretto con l’evento ospitato all’interno del teatro. Quando va in scena uno spettacolo la luce “respira” (variando l’intensità luminosa), quando sono in corso le prove il rosso “ondula” (amplificando l’effetto striato), di notte persistono le luci di veglia.
Nelle figure 7 e 8 è proposto il profilo del Taipei 101, la torre più alta del mondo (508 m) eretta nella capitale di Taiwan. L’installazione al neon ne evidenzia il design ed i dettagli di stile, amplificandone la potenzialità comunicativa e diffondendo un’immagine di progresso ed alta tecnologia.
Illuminazione scenografica di eventi
Anche la passerella di una sfilata di moda (foto 9) può avvalersi della flessibilità cromatica che consente la luce al neon: utilizzando la struttura esistente (le colonne portanti dell’edificio) viene creata un’animazione luminosa colorata corrispondente alla tendenza presentata da ciascuno degli stilisti del defilè.
Arte al neon
Il neon è una delle sorgenti luminose più interessanti applicate all’arte: totale libertà di creazione per lunghezza, forma, luminosità, colori, prestandosi così a tutte le esigenze ed i desideri dell’artista. C’è inoltre un’alchimia al lavoro nell’irradiazione della luce elettrica: questi tubi modellati a mano, riempiti di gas naturali e carichi di energia, emettono colori che sul finire del giorno appaiono traslucidi e rarefatti, mentre nell’oscurità si fanno straordinariamente vividi. Ne sono un esempio le opere (figure 10, 11 e 12) tratte dalla mostra collettiva internazionale “Arteinsegna” tenutasi nel 2005 nel Castello di Aci Castello (CT), trasformato in quell’occasione in un tempio di luci ed ombre, per uno spettacolo visivo coinvolgente in una scenografia d’eccezione.
Altro esempio di arte al neon sono i ritratti luminosi dell’austriaco Dusty Sprengnagel, esposti anche alla mostra “Il bel rumore estate” tenutasi a Venezia nel 2005 (foto 13): opere che trascendono i limiti convenzionali tra pittura e scultura, dove il neon è l’energia tangibile che gioca il ruolo di protagonista.
Particolarmente suggestiva è l’opera al neon dell’artista tedesco Stephan Huber, installata
permanentemente nell’atrio d’ingresso del Dipartimento di Assicurazioni Bavarese a Monaco (foto 14): una monumentale spirale luminosa in tricromia di grande valenza comunicativa.
Le frasi luminose riproducono citazioni autografe tratte dal racconto “Il terremoto del Cile” di Heinrich von Kleist: tematizzando la catastrofe e la salvezza, creano così un riferimento emblematico alla professione dell’assicuratore.
Tecnica: componenti, normative e sicurezza
Si riassumono qui di seguito alcuni dei componenti principali utilizzati nelle installazioni sopra esposte.
I tubi sono di tipo polverato, contenenti una miscela di argon e neon ed alimentati da trasformatori elettromagnetici F.A.R.T. per tubi a scarica di gas aventi tensione d’uscita a vuoto superiore ad 1 kV (ma non superiore a 10 kV), conformemente alla normativa europea del settore – la EN 61050 – che definisce i parametri da rispettare per la corretta realizzazione del prodotto. La normativa EN50107-1 riveste un aspetto importante negli impianti, definendo i requisiti di sicurezza da rispettare quando si realizzano opere con tubi a scarica di gas alimentati da tali trasformatori o da convertitori elettronici.
Di fatto, pur lavorando con tensioni alte (ma correnti relativamente basse), la normativa del settore rende queste installazioni tra le più sicure del settore illuminotecnico, stabilendo che gli impianti siano protetti da eventuali dispersioni verso massa causate da un guasto o da accidentali contatti con parti di insegna in tensione non isolate.
Altra protezione prevista è quella contro il circuito aperto: qualora il tubo dovesse rompersi, dopo un tempo compreso tra 3 e 5 secondi deve essere rimossa l’alimentazione all’impianto. La normativa EN 50107-2 descrive le caratteristiche che i dispositivi di protezione devono rispettare per ottemperare a tali requisiti di sicurezza.
Tecnica: sistemi di gestione del colore in tricromia (RGB) o quadricromia (RGBW/Y)
Come già anticipato, i componenti del sistema di gestione del colore sono essenzialmente quattro: i tubi, i trasformatori, la centralina di controllo o regolatore ed il driver a controllo di fase.
Nella figura 15 si può vedere uno schema semplificato di un impianto che utilizza tali dispositivi. Schema di sistema per la regolazione del colore.
L’utilizzo del protocollo DMX 512 riflette l’origine dell’utilizzo di tali sistemi: il mondo dello spettacolo.
Grazie a questo protocollo di gestione del segnale di controllo, la distanza dal regolatore palmare al driver può arrivare fino a 1.000 m, senza che la trasmissione del segnale venga influenzata da disturbi esterni.
Il collegamento al PC facilita eventuali operazioni di controllo e/o modifica della programmazione del regolatore. Le sequenze di accensione e spegnimento delle lampade, combinate con la variazione o meno del colore, consentono di ottenere i diversi “ambienti” fin qui illustrati. Inoltre, mediante un unico regolatore, si riescono a gestire fino a 8 diversi driver in maniera indipendente: si possono cioè gestire 8 gruppi colorati indipendenti.
Conclusioni
L’illuminazione al neon, che spesso può apparire semplice e quasi banale, quando invece è
attentamente studiata e progettata aggiunge valore allo spazio. Le nuove tecniche di gestione della luce ne consentono inoltre una fruizione visiva dinamica, grazie alle variazioni cromatiche e d’intensità luminosa, riformulandone l’impatto estetico secondo l’esigenza progettuale o l’ambiente.
Il neon dunque, nonostante la sua apparente semplicità e formalismo, è in realtà una sorgente luminosa dalle notevoli potenzialità espressive, in grado di comunicare in un linguaggio plastico ed innovativo di forte impatto emotivo, spingendosi così ben oltre la mera funzionalità (insegnistica luminosa): oggi si afferma sempre più come strumento creativo in grado di ridefinire ed animare gli ambienti interni ed esterni, valorizzare il patrimonio architettonico e rinnovare l’immagine cittadina, spettacolarizzare eventi, permettere sperimentazioni artistiche. In tutti questi settori il neon riesce a rispondere ai propri clienti in maniera personalizzata, con soluzioni in grado di soddisfare le tendenze attuali della comunicazione visiva, che mirano al coinvolgimento emotivo di uno spettatore esigente: lo spettatore dell’era dell’immagine.
Il concetto stesso di “illuminare” si sta sviluppando in molteplici applicazioni ed il neon in tal senso viene rivalutato come consolidata sorgente luminosa (già presente sul mercato da tempo con indiscutibili vantaggi di installazione, gestione e manutenzione) che stimola continui nuovi contatti con essa, perché capace di plasmare il mondo in cui viviamo con gli occhi.
Ecco il perché del successo di una sorgente luminosa che ha saputo rinnovarsi pur rimanendo fedele a se stessa.
 
 
*Maurizio Trevisan
laureato in ingegneria elettronica. Dal 2005 è insegnante di elettrotecnica c/o IPSIA di Cavarzere (VE) e collaboratore per il settore illuminotecnica c/o l’azienda F.A.R.T. S.P.A. di Preganziol (TV).
Silvia Davanzo
diplomata perito per il turismo e specializzata come esperta della comunicazione e dei sistemi multimediali in area e-commerce. Dal 2004 lavora nell’azienda F.A.R.T. S.P.A. di Preganziol
(TV) come responsabile dell’ufficio marketing.
 
Tratto dal convegno internazionale “Luce e Architettura”, oganizzato dall’AIDI

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