Il progetto di recupero: oltre il dettaglio – Le Cascine di Casalgrasso

Le Cascine
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Il termine “cascina”, indica un edificio isolato, localizzato nel territorio rurale con funzioni abitative e di svolgimento delle attività agricole legate alla coltivazione della terra, all’allevamento del bestiame, alla lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli. Le Cascine di Casalgrasso, pare realizzate alla fine del ‘700, come tante altre in Piemonte e, prime tra tutte, quelle torinesi, con il passare del tempo hanno progressivamente perso la funzione per la quale erano state costruite. Il tipico processo di riassorbimento nel tessuto edilizio invece, non le ha interessate in quanto, da sempre, hanno occupato una posizione centrale all’interno dell’abitato rurale, oggi comune. Posizione sicuramente strategica in quanto la via Monsignor Rostagno lungo la quale si sviluppava l’antico muro che delimitava la corte infatti, collegava e, ancora oggi collega, la Chiesa parrocchiale con il Castello adibito a sede degli uffici comunali.
Del complesso edilizio – forse ispirato al modello d’impianto delle Cascine Reali di Racconigi comune limitrofo – non si hanno notizie storiche documentate. Le due porzioni originariamente distinte cui è riconducibile, rispettivamente denominate Cascina Parrocchia e Cascina Nuova, pare siano state realizzate in tempi successivi e con risorse economiche diverse, per poi essere collegate mediante un loggiato centrale tripartito, con pilastri ed archi in mattoni faccia a vista. Alto quanto l’ala nord delle due cascine, il loggiato rafforza l’asse di simmetria dell’impianto.
L’insieme, in tempi diversi, ha subito più interventi di ristrutturazione che ne hanno fortemente alterato i caratteri originari. Al fine di ampliare la stalla della Cascina Nuova, per esempio, è stato in parte tamponato uno dei tre archi del loggiato centrale; come pure i grandi archi in muratura a sostegno dei solai lignei delle stalle – forse introdotti in sostituzione del sistema voltato precedente – sono stati demoliti e sostituiti da travi a T prefabbricate in calcestruzzo di cemento armato e solai piani in laterocemento presenti nelle quattro campate nella parte est delle stalle; il portale di accesso alla Cascina Nuova – parte ovest del complesso – su via Demorra, di fronte al Castello, è stato tamponato e, in prossimità della chiave dell’arco, sono state aperte due finestre rettangolari.
Dapprima non più utilizzate per attività agricole e poi abbandonate, le due cascine hanno subito un lento degrado che ha portato al crollo di parte delle coperture a tetto, al dilavamento ed al successivo sgretolamento degli intonaci e delle parti murarie del fienile, specialmente di quello ad ovest, al degrado superficiale del calcestruzzo con distacchi del copriferro e corrosione delle armature delle stalle.
Nel 1997 l’Amministrazione comunale acquista le cascine per provvedere innanzitutto all’adeguamento della sezione stradale antistante il muro perimetrale e a fare della parte rimanente dell’antica aia uno spazio pubblico attrezzato, la nuova piazza di Casalgrasso.
All’allargamento di via Monsignor Rostagno, si dà seguito rapidamente: il recinto viene abbattuto e le testate ovest ed est dell’aia sistemate a portico, ridimensionate e alterate nella geometria e nelle proporzioni. Il programma dell’Amministrazione comunale per il recupero del complesso delle cascine e degli spazi aperti annessi del resto, è chiaro fin dalle prime battute: della Cascina Parrocchia e della Cascina Nuova si vuol fare un centro polifunzionale a prevalente carattere pubblico in cui siano previste una piccola biblioteca, una palestra, una scuola, alcuni spazi per servizi sociali (attività di volontariato e associazioni benefiche) e attività commerciali.
Il progetto di recupero, opera di Flavio Bruna, Paolo Mellano e Cosimo Turvani, si adegua alle esigenze espresse dall’Amministrazione comunale. Ma, nella risposta dei tre architetti allievi di Roberto Gabetti ed Aimaro Isola, traspare tutta l’attenzione a mettere in campo la cura necessaria affinché il proprio agire tecnico, seppur chiamato ad incidere decisamente sulla preesistenza, ne rispetti i valori architettonici riconosciuti.
Attuato per lotti e non ancora ultimato per le opere relative alla porzione della Cascina Parrocchia che dovrebbe essere adibita a scuola elementare, il progetto prevedeva nella prima fase la realizzazione della palestra in luogo della vecchia casa colonica della Cascina Nuova di cui viene restaurato il muro che fronteggia il Castello e demolite le parti rimanenti. La consistente ristrutturazione di questa porzione di fabbricato rurale ha comportato il ridisegno del fronte interno sulla vecchia aia, in precedenza privo di elementi architettonici di rilievo e intonacato per la parte residenziale. Bruna, Mellano e Turvani affidano la sua risoluzione formale agli elementi costruttivi del nuovo sistema resistente che sostituisce in parte quello antico, di cui riprende l’interasse delle capriate lignee. I pilastri, in particolare, scandiscono il ritmo della facciata. Visibili all’esterno, sono risolti mediante un primo tratto in calcestruzzo rivestito in mattoni a sezione quadrata ed un secondo in acciaio a sezione circolare. La parete retrostante invece, è affidata al disegno dei serramenti in alluminio ed a quello degli elementi di collegamento in acciaio il cui disegno riprende quello delle ringhiere del fronte interno dell’ala nord.
Anche la testata della Cascina Nuova lungo via Monsignor Rostagno è stata completamente demolita e ricostruita a partire dall’idea di proporre uno spazio pubblico coperto che riprendesse i caratteri formali del loggiato centrale, a partire da quello più forte: la simmetria tripartita. Ma la sostanza costruttiva di questo nuovo elemento è diversa: il mattone faccia a vista ha la sola funzione di rivestire il sistema resistente in calcestruzzo di cemento armato liberando i nuovi archi in mattoni da carichi aggiunti al peso proprio. Se nell’occupare gran parte dell’ala che fronteggia il castello per sistemare i campi da gioco Bruna, Mellano e Turvani intervengono ristrutturando e per questo fanno ricorso a demolizioni consistenti, la sistemazione dei servizi di supporto necessari allo svolgimento delle attività sportive si risolve con un’azione tecnica più contenuta, interamente localizzata all’interno del piano terra dell’ala adiacente, in passato occupata dalle stalle. Un’azione che riappare all’esterno con decisione soltanto in corrispondenza del loggiato centrale. Qui un sistema di connettivi nuovo, interamente in acciaio e legno, ridisegna lo spazio aperto che, ormai libero da superfetazioni, si riappropria delle sue antiche geometrie.
Tutto ciò induce a pensare che Bruna, Mellano e Turvani abbiano riguardato le cascine di Casalgrasso come “utensili di lavoro”, ovvero come antiche case rurali in continua trasformazione, poiché strettamente dipendenti da esigenze agronomiche, dai cambiamenti colturali, dalle mutazioni dei patti colonici. Non a caso intervengono con decisione, senza remore, forti nella convinzione di partenza che li vede impegnati sull’esistente in svolgimenti la cui natura architettonica si pone in costante mediazione con ciò che il testo originario contiene cercando, nelle diverse circostanze, pertinenze figurative nuove, tracciate alla luce di solide frequentazioni accademiche, alle loro maniere che, nei territori del recupero, rilanciano contenendo quanto più possibile lo scarto figurativo che le farebbe diverse. Sarebbe stato difficile seguire altre strade: i presupposti erano così vincolanti che ogni esigenza di contenere le trasformazioni sarebbe stata improponibile. Con sano pragmatismo Bruna, Mellano e Turvani dunque, hanno sapientemente recitato una parte molto difficile, forse non adatta a loro; ma lo hanno fatto conseguendo un risultato finale che mostra tutta le loro capacità di accordare i mezzi agli obiettivi.
Il progetto d recupero
Foto 2, 3, 4, 5, 6 e 7
Il recupero delle cascine di Casalgrasso risente dell’esigenza espressa dalla committenza pubblica di trasformare – stante la sua particolarissima localizzazione – l’antico complesso edilizio originariamente destinato a funzioni abitative e di svolgimento delle attività agricole, in centro polifunzionale a carattere prevalentemente pubblico. Diversamente da altre cascine infatti, queste occupano un lotto centrale del piccolo centro in provincia di Cuneo e non, come generalmente si verifica, un’area rurale. Era plausibile dunque che dell’Amministrazione comunale pensasse di farne altro, per integrarle con il tessuto edilizio circostante a partire dalla trasformazione dell’antico cortile in piazza pubblica.
La demolizione del muro della corte su via Monsignor Restagno è il primo atto di una volontà decisamente orientata ad una trasformazione radicale di un luogo centrale per la comunità locale, non soltanto in senso fisico.
Il progetto fa proprie queste premesse, troppo forti per non incidere sul suo svolgimento, sapientemente ricondotto all’interno di una dinamica tecnica in cui la ristrutturazione edilizia ha un peso consistente.
Dell’ala est della Cascina Nuova viene restaurato il muro antistante l’attuale sede comunale. Le parti restanti demolite per far posto alle aree da gioco della nuova palestra, i cui locali di servizio vengono sistemati al piano terra dell’ala nord.
L’intervento si percepisce all’esterno: il trattamento della facciata interna alla corte denuncia tutta la sua contemporaneità sia negli aspetti tecnici che formali. La lettura per contrasto con le parti su cui l’intervento è stato più contenuto aiuta nella comprensione degli aspetti costitutivi del nuovo.
Nonostante ciò la preesistenza non viene negata. La simmetria che ne informa l’impianto preesistente il cui asse è rafforzato dal loggiato tripartito con archi e mattoni faccia a vista per esempio, viene a tal punto assimilata da essere formalmente riproposta nelle due testate laterali su via Monsignor Restagno.
La centralità del loggiato suggerisce la sua trasformazione in nodo funzionale a supporto delle nuove funzioni cui vengono destinati gli antichi spazi. In esso viene localizzato un sistema di connettivi in acciaio e legno che annuncia il riuso posto in essere con l’intervento di recupero di questa porzione di fabbricato. Nella parte della Cascina nuova non interessata dalla ristrutturazione, oltre i servizi della palestra sono stati realizzati spazi commerciali, tecnici, per associazioni locali, nonché un ambulatorio medico; nella parte della Cascina Parrocchia su cui è stato esteso il secondo lotto di intervento invece, è stata sistemata una piccola biblioteca comunale che occupa sia il primo che il secondo livello.
Sulle parti rimanenti della Cascina Parrocchia non si è ancora intervenuto. In esse il progetto generale prevede la localizzazione di una scuola elementare. La testata con portico a simmetria tripartita su via Monsignor Restagno anticipa i probabili contenuti di quest’ultima parte dell’opera e, soprattutto, l’ampiezza e la forza del suo svolgimento.
Il sistema resistente della palestra
Foto 8, 9 e 10
La palestra è stata realizzata demolendo gran parte dell’ala della Cascina Nuova antistante il castello in precedenza adibita a casa colonica ed alle relative pertinenze funzionali alle attività agricole. L’ala, nonostante la sua considerevole dimensione in larghezza -superiore ai 15,5 m -, non presentava muri interni né longitudinali, né trasversali ma, come la restante parte della cascina, soltanto setti e pilastri perimetrali in mattoni.
Il nuovo sistema resistente introdotto per poter realizzare un unico grande spazio dove poter svolgere le attività sportive, sfrutta la resistenza del muro in mattoni restaurato che prospetta il castello. Alla sua sommità infatti, è stato predisposto il sistema di connessione che consente di alloggiare le cerniere delle sette capriate a cavalletto con doppio puntone a traliccio a sostegno dell’ordito di copertura collocate nella stessa posizione delle capriate lignee del tetto demolito. Il sistema è solidale al cordolo di sommità in calcestruzzo di cemento armato.
All’estremità opposta le capriate sono vincolate alla testa di pilastri che presentano la parte inferiore in calcestruzzo di cemento armato e quella superiore in acciaio. Il primo tratto, di sezione 35×35 cm, si interrompe alla quota d’imposta dei pilastri in mattoni al secondo livello dell’ala nord della cascina; il rivestimento in mattoni lo occulta alla vista sia all’interno che all’esterno. Il secondo tratto, in acciaio, presenta una sezione circolare cava (diam. 196 mm; s=6 mm) la cui estremità inferiore è serrata con un apposito spinotto alla base cilindrica solidale alla testa del pilastro in calcestruzzo.
Tutti gli elementi resistenti della capriata a cavalletto con doppio puntone a traliccio sono realizzati medianti tubi a sezione cava di diametri e spessori diversi (S=3-4 mm) a seconda che si tratti rispettivamnte di aste di parete o di correnti. La catena che chiude il sistema a cavalletto presenta in sezione le stesse caratteristiche dimensionali dei correnti.
I due tralicci delle capriate sono di stanziati di quanto basta per alloggiare un dormiente ligneo su cui appoggiano gli arcarecci del solaio di copertura. Il collegamento tra i due tralicci è garantito da tubi cavi saldati posti in corrispondenza dei nodi. Alla stessa quota del tubo cavo saldato che collega i due puntoni in corrispondenza degli appoggi d’ estremità sono disposte le aste di irrigidimento longitudinale che collegano tra loro le capriate, incernierati alle due estremità. Costituiscono ulteriore irrigidimento longitudinale le travi reticolari di colmo realizzate con aste dello stesso diametro e spessore di quelle impiegate per i puntoni. Sia le travi che le aste sono incernierate alle estremità. In particolare, queste ultime, sono sistemate alla stessa quota del tubo cavo saldato che collega i puntoni alla estremità inferiore della capriata.
I connettivi esterni
Foto 11, 12 e 13
La passerella e la scala esterna, costituiscono la parte visibile dei connettivi interni al primo livello
delle cascine. Sistemate nel loggiato a doppia altezza prima adibito a fienile, mettono in comunicazione l’ala
della Cascina Nuova occupata dalla centrale termica, dagli spazi destinati ad attività sociali (per associazioni a carattere locale) e mediche (ambulatorio) con l’ala della Cascina Parrocchia in cui, allo stesso livello,
è sistemata la sala di lettura e di consultazione della piccola biblioteca comunale.
Lunga 16,20 m, la passerella presenta un sistema resistente principale costituito da due travi di bordo (“UPN” 200) collegate trasversalmente ad interasse costante (i=1080 mm) mediante coppie di profilati ad “L” (50x50x6). Le travi sono sospese a quattro coppie di tiranti (diam. 20 mm) la cui estremità superiore
è filettata per consentire il serraggio del bullone che trasferisce ad una semplice attrezzatura di giunto realizzata con piastre e profilati in acciaio saldati la trazione del tirante sull’estradosso del puntone ligneo della capriata.
I vincoli di estremità delle travi principali sono realizzati mediante un’attrezzatura di giunto a scarpa
conformata mediante piatti saldati. Fissata a muro in quattro punti, quest’ultima presenta un foro ovalizzato in corrispondenza del piatto inferiore su cui poggia la trave di bordo della passerella per consentire l’infilaggio e il serraggio del bullone.
L’impalcato è realizzato mediante tavole in legno di castagno (s=50 mm) semplicemente accostate, fissate alle estremità mediante due coppie di brugole a scomparsa.
La scala a due rampe rettilinee presenta un sistema resistente autonomo rispetto a quello della passerella che prevede due travi rampanti di bordo (“UPN” 200) collegate trasversalmente mediante le pedate
dei gradini realizzate in elementi prefabbricati in acciaio zincato bullonati alle travi principali.
Le travi presentano l’estremità inferiore vincolata al suolo e quella superiore al muro del portico verso la Cascina Nuova. Per contenere la luce libera delle travi principali in corrispondenza del pianerottolo intermedio sono state posizionate due mensole incastrate nel muro che chiude il portico verso l’esterno.
Successivamente è stata prevista un’ integrazione dei due sistemi resistenti favorita dalle corrispondenze geometriche ricercate nel progetto e giocate sulla presenza dei tiranti di sospensione della passerella. L’integrazione rafforza l’unitarietà e la coerenza formale dell’insieme.

Renato Morganti
Professore straordinario di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Cassino.
Marcello Zordan
Dottorando di ricerca presso l’Università degli Studi di Pavia.

PROGETTO: Flavio Bruna, Paolo Mellano, Cosimo Turvani
DIREZIONE ARTISTICA DEI LAVORI: Flavio Bruna e Paolo Mellano
DIREZIONE DEI LAVORI E CONTABILITÀ: Cosimo Turvani
FOTOGRAFIE: Vaclav Sédy

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Recuperare l’Edilizia nº 40, luglio 2004

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