I rivestimenti in resina: immagine e sostanza

Ottime potenzialità espressive e flessibilità d’uso fanno delle resine, sottili membrane di rivestimento, un prodotto congeniale all’ideale estetico contemporaneo ed hanno trovato applicazione negli spazi commerciali, ambienti di lavoro e domestici.
I rivestimenti a base di resine sintetiche rappresentano la naturale evoluzione dei tradizionali pavimenti industriali, rispetto ai quali sviluppano nuove sofisticate caratteristiche estetico-formali.
Non ci stupiamo dunque, se i pavimenti in resina, che hanno ormai raggiunto un livello qualitativo di finitura tale da poter essere impiegati nell’architettura civile, siano particolarmente amati nella conversione di ex capannoni industriali e magazzini, nei loft in stile newyorchese, negli atelier o locali notturni di tendenza.

Cosa sono esattamente le resine?
Con il generico termine di resina si definisce una vasta gamma di prodotti polimerici, che consentono di ottenere sinteticamente caratteristiche chimico/fisiche simili a quelle della pietra, del cemento, della ceramica, del vetro e del legno.
Occorre precisare che le resine non vanno identificate esclusivamente con le pavimentazioni civili, che anzi ne rappresentano un’applicazione di recente diffusione. Alternative ai prodotti tradizionali, le resine comprendono una serie di materiali che si utilizzano per rivestire e proteggere senza soluzione di continuità supporti di varia natura, interni ed esterni, come cemento, metallo, pietra e legno.
Le resine conferiscono al materiale rivestito maggiore resistenza all’usura, impermeabilità, prevengono la formazione di polvere e consentono di ottenere un piacevole effetto estetico.

Le resine che interessano il settore edile si dividono in monocomponenti e composite (bicomponenti o tricomponenti).
Con le prime si eseguono rivestimenti a film: idropitture, plastici, colle, guaine fluide, ecc.
Con le resine composite si realizzano rivestimenti a spessore (autolivellanti e malte sintetiche o resino/cementizie) impiegati in pavimenti, pareti e coperture.
Le resine composite si integrano con sostanze che è indispensabile miscelare al momento dell’uso.
Sul mercato sono reperibili una serie di prodotti a base di resine fluide composite (resine epossidiche senza solvente) idrodiluibili e idrocompatibili, che mantengono i livelli prestazionali e protettivi tipici delle normali resine sintetiche e nello stesso tempo presentano una semplicità applicativa paragonabile a quella delle più comuni idropitture.
L’applicazione delle resine epossidiche in emulsione acquosa è priva di particolari difficoltà e può essere affidata a manodopera ordinaria, contrariamente a gran parte dei prodotti sintetici ad elevate prestazioni per i quali è richiesto l’intervento di specialisti.
Le resine, miscelate con particolari sostanze, dette catalizzatori o indurenti, formano masse in grado di solidificare a film o a spessore.
La base è la parte che può essere colorata o trasparente e che contiene la resina, in percentuale variabile.
Può essere usata per diverse applicazioni, mentre l’indurente è l’elemento variabile, che deve essere scelto in funzione delle caratteristiche richieste al prodotto finito. Il rapporto tra i due componenti è calcolato dal formulatore e deve essere rispettato rigorosamente.

Le resine in edilizia
Le resine trovano uno straordinario numero di applicazioni in edilizia. Ne citiamo le più frequenti, che naturalmente richiedono l’impiego di prodotti specifici.

La resina stesa a rullo forma una sottile pellicola di spessore inferiore al mezzo millimetro, che trova un impiego prevalentemente industriale; viene applicata sulle pareti e sui pavimenti delle aziende alimentari e dei laboratori farmaceutici per ottenere superfici facilmente lavabili, ove sono necessarie condizioni di assoluta igiene.
Le resine vengono impiegate per proteggere le superfici dalle infiltrazioni, poiché sono idrorepellenti e, grazie alle particolari proprietà di penetrazione, garantiscono il consolidamento delle parti friabili della superficie trattata. Non solo, resistenti all’aggressione di prodotti chimici, soluzioni acide, oli e grassi, le resine si utilizzano per impermeabilizzare manufatti in calcestruzzo, quali vasche di contenimento, serbatoi, basamenti e pavimentazioni.
Con le resine composite a membrana plastica si realizzano guaine pedonabili o carrabili, da costruire direttamente in cantiere, su misura e senza soluzione di continuità, mediante spalmatura, tecnica ultimamente trascurata per l’affermarsi delle guaine prefabbricate, più economiche, ma meno flessibili.
Negli interventi di ripristino, per consolidare gli intonaci interni ed esterni degli edifici, lo stucco resinifero in pasta si impiega per la rasatura generale di superfici disgregate o per la sigillatura di crepe, lesioni e giunti. Anche in questo caso si applica su cemento, intonaco, asfalto, legno, linoleum, ceramica e grès.
In edilizia i formulati resiniferi vengono inoltre impiegati per interventi di recupero ad azione saldante delle strutture in calcestruzzo, quali pavimenti disgregati, travi, pilastri ed altri manufatti, nonché per la posa di piastrelle in klinker antiacido e riporti in spessore.
Un altro importante campo di applicazione delle resine è nei sistemi espandenti di consolidamento del terreno.
Da circa dieci anni la ditta Uretek ha introdotto sul nostro mercato un innovativo sistema per il sollevamento di precisione e livellamento di pavimenti abbassati, che si basa sull’utilizzo di una speciale resina espandente creata nel 1975 da una società di origine finlandese ed appositamente studiata per essere iniettata nei terreni di fondazione.
Tale metodo consente di riparare i danni dovuti a cedimenti del terreno di strade, piste d’aeroporto, pavimentazioni industriali e civili.
E’ inoltre possibile consolidare in profondità il terreno di fondazione di strutture edili, tramite l’iniezione di resine, ottenute dalla miscelazione di componenti che, reagendo chimicamente, provocano l’espansione delle resine stesse, formando, quasi istantaneamente e durevolmente, un materiale ad alta resistenza. L’espansione delle resine comprime e compatta il terreno tutto attorno, ottenendo un aumento di capacità portante, sia in seguito a cedimenti che in previsione di nuovi carichi.
Questo particolare tipo di resine sviluppa un’espansione quasi immediata, con un aumento di volume fino a 10-15 volte rispetto a quello iniziale. Volume e densità vengono mantenute definitivamente, mentre la rapida velocità di espansione, impedisce alle resine di disperdersi nel terreno o di allontanarsi dalla zona di intervento.

Una nuova (vecchia) idea di pavimento
La caratteristica duttilità dei materiali resiniferi ci potrebbe spiegare il successo e la diffusione dei pavimenti in resina sui quali concentriamo ora la nostra attenzione.
In generale, le pavimentazioni a base di resine si presentano con una superficie continua e perfettamente liscia che consente di campire ampie metrature senza la necessità di marcare giunti, a differenza dei pavimenti in cemento industriale.
Rispetto a questi non presentano neppure le frequenti crepe e fessure dovute al ritiro del materiale in fase di asciugatura; le resine infatti non contengono acqua e pertanto non si riducono di volume.
Tra gli impieghi speciali annoveriamo i pavimenti sportivi (tennis, basket, pallavolo) a base di resine amalgamate con cariche fibro-gommose, per conferire maggiore elasticità al manto sintetico.
Una soluzione indicata per rinnovare la superficie di vecchi campi da gioco eseguiti in cemento o asfalto.
Sul mercato sono inoltre disponibili particolari formulati a base di resine sintetiche indicati per pavimentazioni esterne dalla superficie antisdrucciolo, resistente agli agenti atmosferici.

Le condizioni favorevoli per la posa
Il successo dei pavimenti in resina è sicuramente legato anche alla possibilità di rinnovare completamente l’immagine di un ambiente senza dover ricorrere a pesanti e radicali opere di rimozione dei pavimenti e dei sottofondi esistenti, con risparmio di costi e tempi di esecuzione.
Grazie al sottile spessore dei manti in resina non si deve neppure ricorrere al taglio di porte ed infissi esistenti.
La posa può essere eseguita su qualsiasi superficie, cemento, pietra, piastrelle, purché stabile, perfettamente liscia e priva di umidità.
Questa caratteristica ne ha favorito la rapida diffusione nella ristrutturazione degli spazi commerciali.
Le resine sono divenute una scelta d’obbligo negozi di moda, che hanno tempi di aggiornamento rapidissimi, secondo un ritmo che si avvicina sempre più a quello di sostituzione delle vetrine.
Un fenomeno che osserviamo con maggiore evidenza nel centro delle grandi città.
A Milano, per esempio, pensiamo ai bellissimi pavimenti realizzati con resine mescolate a polveri metalliche della Galleria Carla Sozzani e dello show-room 10 Corso Como, ideati dall’artista americano Kris Ruhs.

Le caratteristiche del fondo su cui viene steso il pavimento in resina sono determinanti per ottenere un risultato perfetto.
La presenza di discontinuità o di fessure richiedono un’attenta preparazione, per evitare la formazione di crepe.
I giunti di ripresa, le tracce, la connessione tra materiali differenti, soprattutto nelle grandi superfici, rendono indispensabile la realizzazione di un letto elastico, mediante una speciale malta di livellamento in resina epossidica, cemento e quarzo, che è in grado di assorbire eventuali movimenti leggeri e di compensare piccoli sfalsamenti di quota del piano (nell’ordine di qualche millimetro).
La realizzazione di un’adeguata preparazione è consigliabile anche per le strutture particolarmente soggette a vibrazioni, come per esempio i soppalchi con struttura lignea o metallica.
Per i sottofondi di nuova costruzione è sconsigliabile l’impiego di sabbia e cemento, che hanno tempi di asciugatura lunghi e poco controllabili, a favore invece di prodotti ad asciugamento rapido, armati con rete elettrosaldata a maglia sottile o con fibre metalliche e/o in polipropilene.
Alterazioni cromatiche e macchie sono gli effetti indesiderati provocati della presenza di umidità nel sottofondo, che nei casi peggiori ne provoca lo sfogliamento.

Libera interpretazione
I pavimenti in resina, lucidi o opachi, non pongono particolari limiti all’invenzione di colori ed effetti materici. Brillanti tinte primarie o delicate tonalità pastello, il bianco assoluto o il nero più profondo, si combinano con una vasta gamma di finiture, a effetto spatolato, nuvolato, o rigorosamente uniforme.
Le resine non sono un prodotto intenzionalmente imitativo di altri materiali, anche se possono assomigliare alla pietra, allo stucco o a certi trattamenti decorativi per pareti.
Le resine rappresentano per il progettista un efficace strumento espressivo.
Il pavimento nero del Barracuda di Monza ottiene un singolare effetto lucido e metallico, che il progettista, l’architetto Massimo Peronetti, esalta con lo studio ricercato della luce artificiale.
Questo genere di effetti cromatici sono ottenuti mescolando al composto resinifero altri materiali: inerti, quarzi, polveri metalliche (ma sono stati eseguiti esperimenti anche con la sabbia del deserto, le foglie e, incredibilmente, con lo zafferano).
Le realizzazioni di Gaetano Pesce esplorano l’impiego di questo materiale al limite delle possibilità creative, tracciando figure nei pavimenti con una tecnica rapidissima, simile all’affresco.
Non va dimenticata la possibilità di annegare inserti di altro materiale, per disegnare figure e loghi a scopo commerciale, ma soprattutto decorativo.
L’interior designer Nisi Magnoni ha inserito nel pavimento di cemento e resina del suo atelier milanese una decorazione a mosaico, realizzata con tessere Bisazza, simbolico tappeto di un’abitazione non convenzionale, ironica rappresentazione degli stilemi della domesticità.
Le espressioni progettuali più sicure e creative di questo tipo di pavimento tendono ad avvicinare il campo della sperimentazione.

Tipologie di prodotto e cicli di posa
I pavimenti in resina autolivellante con superficie monocromatica si realizzano con un ciclo composto di tre fasi.
Condizione preliminare per la posa è la qualità del fondo, che altrimenti va preparato come descritto sopra.
Quindi, viene applicata a rullo la prima mano di primer, cui segue la stesura della resina colorata autolivellante, mediante spatola dentata e rullo frangi bolle.
La finitura finale è rappresentata dalla verniciatura a film dello strato di protezione in resina colorata o trasparente, lucida o opaca, a seconda dell’effetto desiderato.
Alcune resine idrocompatibili possono essere tagliate con cemento, in quanto i due materiali hanno gli stessi tempi di cristallizzazione, anche se la resina epossidica ha resistenza meccanica superiore al cemento.
Questa caratteristica ha favorito lo sviluppo di malte resino/cementizie, miscele di inerti, leganti idraulici e polimeri sintetici, dall’aspetto simile al cemento lisciato, ma prive di giunti.
La posa di questo tipo di materiali prevede la preparazione del fondo mediante sgrezzatura con mole abrasive, l’applicazione di una mano di primer epossidico e la stesura di rete in fibra di vetro.
Quindi viene eseguita la posa, in più mani a spatola, della miscela resinifera nel colore e nella finitura prescelta, poiché lo strato finale di resina trasparente ha solo funzione di trattamento protettivo.
A queste miscele possono anche essere additivate polveri metalliche, che conferiscono un aspetto particolarmente brillante e cangiante.

La resina trasparente può anche essere impiegata esclusivamente come strato di protezione, mentre le caratteristiche cromatiche sono delegate al trattamento del fondo.
Per questo motivo le resine vengono anche impiegate per migliorare l’aspetto di finitura, lucida o opaca, dei tradizionali pavimenti in cemento.

L’esecuzione di un ciclo completo di posa di un pavimento in resina richiede un tempo minimo di circa 5 o 6 giorni per metrature tra i 200 e i 300 mq, ai quali vanno aggiunte almeno 48 ore per di asciugatura, prima di ottenere una superficie pedonabile, anche se il rivestimento, così eseguito, risulta completamente indurito in profondità dopo circa 7 giorni.
Il prezzo dei pavimenti a base di resine è fortemente condizionato dalla manodopera, che li rende poco convenienti per superfici inferiori ai 50 mq.
Negli impieghi civili questo spiega la scelta di applicare taluni materiali anche alle pareti, al fine di ammortare i costi.
La sua preparazione del sottofondo può incidere ulteriormente sui tempi di posa.
Il costo finale è infine legato al tipo di finitura ed alla complessità della miscela desiderata.

Aspetti pratici
Le maggiori resistenze da parte del pubblico ai pavimenti in resina derivano da timori di carattere pratico.
La resistenza all’usura e agli urti è paragonabile a quella di altri materiali molto utilizzati, come legno e pietra, a differenza dei quali l’impermeabilità è assoluta.
Tuttavia, la superficie liscia e continua potrebbe rendere particolarmente fastidiosi i segni provocati dalla caduta accidentale di oggetti ed i micro graffi provocati dal calpestio.
La gravità di questo inconveniente è strettamente legata al tipo di finitura scelto: sarà tanto maggiore quanto più è uniforme il trattamento cromatico.
Ovviamente un pavimento grigio, molto sfumato, resiste molto meglio ai segni del tempo rispetto ad un manto immacolato e uniforme.
Per apprezzare i pavimenti in resina occorre accettare il peculiare carattere irregolare della finitura, che deriva dalla manualità della posa, pregio e non difetto, che li accomuna a molti materiali naturali.
La visibilità dei graffi sui pavimenti in resina è dovuta allo sporco che vi si insinua.
Una normale pulizia cancella ogni segno ed è agevolata dalla totale assenza di fughe, aspetto non irrilevante sotto il profilo igienico.
Anteporre adeguate zone filtro (zerbini), agli ambienti pavimentati con materiali resiniferi riduce ampiamente il rischi di graffi.
Quindi, se sottoposti ad una corretta manutenzione, con detersivi non eccessivamente aggressivi, i pavimenti in resina hanno una buona durata.
Per ottenere un maggiore grado di protezione del pavimento è bene applicarvi uno strato finale di cera metallizzante, che non richiede lucidatura e satura i pori superficiali. In questo caso la pulizia va eseguita con appositi prodotti che rigenerano la cera, mentre sono da evitare candeggina e ammoniaca che la rimuovono.
L’applicazione di cere e prodotti protettivi sbagliati può provocare danni rimediabili solo con la totale rimozione dello strato superficiale mediante macchine monospazzola.
Per le superfici più estese, spazi collettivi e negozi, è efficace l’ausilio di macchine lava-pavimenti a rulli tipo Rotowash, che garantiscono pulizia assoluta. In ogni caso è consigliabile eseguire delle prove o affidarsi a personale specializzato.
In caso di danno accidentale i pavimenti possono essere ripresi, anche localmente, oppure rinnovati totalmente (ogni 5-10 anni) mediante carteggiatura e nuova applicazione dello strato protettivo finale, operazione paragonabile alla lamatura del parquet.
La stesura di nuovi strati coprenti consente inoltre di cambiare facilmente il colore.
Da un punto di vista igienico non suscitano preoccupazioni per la salute.
Le resine sono inodore, atossiche e non presentano emissioni nocive.

Una scelta consapevole e motivata
La scelta di un rivestimento in resina difficilmente nasce da un criterio funzionale, ma soddisfa soprattutto la richiesta di qualità estetica.
La finitura a più mani sovrapposte, per esempio, conferisce alle superfici trattate un favoloso effetto di profondità e lucentezza.
L’impiego di pavimenti in resina sottende una peculiare idea di spazio, il cui carattere unificante (anche se non necessariamente uniforme) è sottolineato dalla colata monolitica che riveste il pavimento senza soluzione di continuità.

Una frequente interpretazione progettuale vede le resine applicate per ottenere superfici uniformi, in combinazione con il medesimo trattamento monocromatico delle pareti.
Il minimalismo di molti show-room e loft milanesi è il risultato di progetti disciplinati che prediligono l’azzeramento di ogni decorazione ed esasperano la semplificazione costruttiva del dettaglio.
Le pavimentazioni resinifere contribuiscono in questo caso all’annullamento dello scenario di ambientazione degli oggetti e degli arredi, che vengono isolati per essere messi in risalto.
Combinazioni materiche e possibilità cromatiche che non precludono comunque l’eclettismo e la ricchezza, tipici nelle tendenze che si oppongono al minimalismo di cui sopra.

Le resine, come del resto le plastiche, contengono un alto potenziale creativo, ancora parzialmente inesplorato. Trasparenti, colorate, di facile lavorazione, sarebbe limitativo considerarle alternative ai materiali tradizionali. Molti artisti e designer, come Gaetano Pesce, le hanno scelte anche per la creazione di curiosi oggetti e sculture, non paragonabili ad altre esperienze sui materiali.
Ovviamente si tratta di avventure nel campo della decorazione e dell’arte, che sfruttano il progetto come pretesto.

Ringraziamenti
Si ringrazia per la cortese collaborazione l’architetto Massimiliano Fisichella della ditta Tecnicem.

L’arch. Alessandro Villa è libero professionista specializzato nella progettazione di architettura degli interni, svolge attività di ricerca e consulenza nel settore dei materiali e delle finiture (www.alessandrovilla.it).

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