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Rilanciare, per essere sempre più presenti in sede europea e mondiale a favore delle imprese e dei professionisti italiani. Con questa premessa si apre una nuova pagina per l’attività di normazione tecnica volontaria, con una lunga storia alle spalle che ha accompagnato l’industria italiana dagli inizi del ‘900 ad oggi aiutandola ad essere competitiva, innovativa, rispettosa dell’ambiente, socialmente responsabile, a realizzare prodotti-servizi di qualità estendendo il campo di azione alle piccole e micro imprese, al settore dei servizi, alla tutela dei consumatori e all’efficacia-efficienza delle pubbliche amministrazioni. In occasione del convegno “Quale ruolo per la normazione tecnica volontaria nella politica economica nazionale?” che si è tenuto a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico i rappresentanti degli stakeholder industriali e istituzionali hanno discusso del “cambio di passo” del rapporto tra normazione e legislazione. In questa fase di spending review per il sistema socio-economico italiano è indispensabile evitare che i tagli possano pregiudicare l’attività degli enti di normazione UNI e CEI. Fatto che si tradurrebbe inevitabilmente in un deficit di rappresentanza nazionale ai tavoli della normazione in sede europea (CEN) e mondiale (ISO) e potrebbe significare: perdere competitività e generare un effetto negativo di lungo periodo difficile da recuperare non sostenere il “Made in” negli aspetti della valorizzazione delle specificità italiane aumentare i costi sociali connessi alla sicurezza (infortuni sul lavoro, salute…) e vanificare lo sforzo che ha ridotto gli infortuni sul lavoro. Occorre passare a una nuova fase in cui la normazione tecnica volontaria diventi sempre più parte attiva della politica economica del Paese, per incidere maggiormente sullo sviluppo: le più recenti ricerche inglesi quantificano in oltre 8 miliardi di sterline l’effetto economico della normazione sulla produttività del lavoro e in oltre 6 miliardi di sterline l’aumento delle esportazioni di prodotti “a norma” e delle imprese che lavorano “a norma”, con aumenti di fatturato tra 1,7% e 5,3% in specifici settori come aerospazio, difesa, alimenti e bevande… (fonte: CEBR 2015). In Germania e Francia l’effetto economico della normazione sul PIL è stimato nell’ordine dello 0,7 – 0,8% del PIL (fonte: DIN 2011 e AFNOR 2009) fino a raggiungere 1% in Nuova Zelanda (fonte: BERL 2011). Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla valorizzazione della normazione tecnica volontaria e al suo pieno coinvolgimento nelle politiche economiche dei Governi dei Paesi. “Senza la nostra attività – spiega Piero Torretta presidente UNI – verrebbe a mancare la normazione nazionale che crea gli standard sulla base delle esigenze specifiche della realtà economico-sociale Italiana, ma rimarrebbe comunque attiva la normazione internazionale. Ciò significherebbe che verrebbe a mancare la partecipazione attiva di UNI al CEN ed all’ISO, con la conseguenza di “subire” la normazione e seguire le indicazioni altrui, a scapito delle nostre imprese, dei nostri professionisti, dei nostri consumatori… Noi riteniamo invece necessario rilanciare il ruolo della normazione nazionale rispetto al rischio del taglio delle attività. Per questo auspichiamo che il Governo confermi alla normazione tecnica volontaria la possibilità di essere sempre più strumento di aiuto allo sviluppo e alla crescita, come avviene in Germania, UK, Francia, USA e UE”. Il coinvolgimento potrebbe avvenire tramite il ricorso sistematico alla co-regolamentazione in cui il Legislatore affida alla normazione la definizione degli elementi sufficienti al raggiungimento degli obiettivi di legge. Considerati i valori caratteristici della normazione (che rendono le norme espressione di un diritto mite, partecipato e rispettoso dei bisogni del mercato), la sua applicazione si integrerebbe perfettamente con la regolamentazione cogente, in una logica di semplificazione, efficacia ed efficienza del sistema a vantaggio della società. Inoltre, la normazione potrebbe fornire il supporto tecnico-normativo nella predisposizione di provvedimenti legislativi aventi contenuti di normazione, delle leggi di recepimento delle Direttive Europee con contenuti tecnici, nell’implementazione di progetti di concerto con i Ministeri di competenza. Infine, come avviene in altri Paesi, gli enti di normazione potrebbero svolgere il ruolo di “ambasciatore” delle esigenze e delle peculiarità italiane nella formazione di un sistema integrato di regole, cogenti e volontarie, al fine di sostenere la crescita e lo sviluppo delle imprese nei mercati globali, la difesa del modello italiano, la promozione e la diffusione del “Sistema Italia” nel Mercato Unico Europeo e nel WTO. Il mondo delle imprese conosce bene questi aspetti e partecipa costantemente sia all’elaborazione sia all’applicazione delle norme. Secondo il Direttore Generale Confindustria Marcella Panucci “la normazione rappresenta un processo responsabile nell’infrastruttura tecnologica ed economica del Paese ed è ormai un attore fondamentale della politica industriale. Inoltre, favorisce il processo di innovazione attraverso la definizione del quadro di riferimento in cui si sviluppano nuovi prodotti e, diffondendo conoscenza e tecnologia, è utile anche alla prevenzione degli incidenti sul lavoro. Confindustria sostiene e riconosce il ruolo della normazione per la costruzione del mercato interno europeo e per la concorrenza. In quest’ottica è importante sostenere l’attività di UNI, evitando di ridurre il contributo che la legge prevede di destinare a questo Ente. La normazione può inoltre migliorare le pratiche della pubblica amministrazione, soprattutto nei bandi di gara, svolgendo così quel ruolo di indirizzamento dell’offerta verso la qualità. I numerosi esempi di valorizzazione della normazione in Paesi nostri diretti concorrenti, con attivazione di importanti sinergie, deve farci interrogare sulla possibilità che il nostro Governo adotti comportamenti analoghi: tagli e spending review non vanno nella giusta direzione, quello che serve è invece un maggiore supporto a UNI e CEI”. Sul ruolo della normazione per la semplificazione della legislazione ha insistito Armando Zambrano coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche “l’uso sistematico della normazione semplificherebbe il lavoro di professionisti e imprese, troppo spesso vincolati dalla burocrazia. Inoltre per certi aspetti la normazione tecnica è più efficace della legislazione: i meccanismi che periodicamente la sottopongono a revisione garantiscono l’aggiornamento e la rispondenza continua allo stato dell’arte. Anche per questo alle norme tecniche è riconosciuto un ruolo crescente in un diritto sempre più regolato dall’accordo contrattuale tra le parti. Per sviluppare appieno le sinergie leggi/norme bisognerebbe regolamentare formalmente come le prime devono fare ricorso alle seconde, affinchè la regola non sia casuale e difforme tra settori”. Secondo Sandro Bonomi presidente ORGALIME “l’industria europea nel suo complesso investe più di un miliardo di euro all’anno nella normazione tecnica. Questo dato dimostra quanto la normazione tecnica sia strategica per l’industria nel suo complesso. La Commissione europea ha riconosciuto come le norme siano essenziali per garantire la competitività dell’industria europea e il corretto funzionamento del mercato unico, in quanto aumentano la sicurezza, l’interoperabilità e, soprattutto, contribuiscono a rimuovere le barriere commerciali. Le norme sono il “linguaggio comune” tra i partner commerciali, a garanzia della qualità dei prodotti, abbassano le barriere protezionistiche e riducono i costi di produzione permettendo economie di scala. La normazione può sostenere il Made In Italy e salvaguardare le imprese dal grande rischio della contraffazione, attraverso la qualificazione delle competenze delle aziende e la certificazione della qualità dei prodotti italiani. E’ fondamentale che il sistema europeo di normazione sia salvaguardato, da un lato a sostegno degli interessi della nostra economia, dall’altro che l’Italia sia sempre più in grado di incidere sull’attività normativa internazionale avanzando le proprie istanze”. Dal dibattito con le istituzioni moderato dal Vicepresidente Sergio Fabio Brivio è emerso che “l’esempio della legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche è la prova di come la normazione possa avere un impatto importante sul sistema economico: da un lato sulla qualificazione di milioni di professionisti e dall’altro sulla tutela degli interessi di tutti i cittadini” che l’On. Ignezio Abrignani – ha preso l’impegno “a replicare in altre attività legislative, come paradigma di semplificazione”. Il Presidente INAIL Massimo De Felice ha evidenziato come il suo Istituto “partecipi alla definizione delle norme e al tempo stesso le utilizzi – molto e con attenzione, anche per erogare incentivi economici – ne verifichi gli esiti e possa misurarne l’effettiva qualità. Ciò permette di considerarle “buone norme”, cioè strumenti che riducono infortuni, malattie e i relativi costi, in quanto perfettamente applicanti i principi di prevenzione”. Gianfrancesco Vecchio ha concluso i lavori ribadendo che “il Ministero crede nella normazione, anche per gli effetti positivi sulla tutela del consumatore e sulla fiducia nel mercato. Auspico che nel suo ruolo futuro l’UNI possa essere sempre piú chiamato a completare il quadro normativo, con un legislatore che si limiti a fissare principi e obiettivi. Sono convinto che debba continuare ad esistere un contributo pubblico agli enti di normazione – per il quale abbiamo inserito specifiche previsioni nel DDL di delegazione europea approvato venerdì scorso dal Governo – accompagnato da un impegno delle imprese e da misure di efficacia ed efficienza degli enti stessi”. Aumentare il PIL del 1% con la normazione tecnica 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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