Previsione 2016: ancora un calo degli investimenti in costruzioni

Previsione 2016: ancora un calo degli investimenti in costruzioni

Nel 2016, in assenza di specifici interventi di sostegno al settore, l’Ance prevede un’ulteriore flessione, pur se di intensità più contenuta rispetto al passato, dello 0,5% in termini reali su base annua.
Nell’analisi dei singoli comparti, la nuova edilizia abitativa perderà il 4,1% nel confronto con il 2015, mentre per gli investimenti non residenziali privati, si stima una lieve flessione tendenziale dello 0,4%, in ragione di un miglioramento del Pil più robusto previsto per il prossimo anno. Relativamente agli investimenti nel recupero abitativo, in assenza di modifiche legislative, si stima una stazionarietà. Per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche la previsione è di un lieve aumento dello 0,8%, che interrompe la progressiva caduta in atto dal 2005.

Per invertire la tendenza in atto ormai da molti anni, occorrono interventi a forte impatto nell’immediato e che abbiano carattere di continuità. Per questo motivo, l’Ance ha formulato un secondo scenario, che tiene conto di una concreta e rapida attuazione di nuove misure da parte del Governo finalizzate a dare rapido avvio a nuove iniziative sul fronte dei lavori pubblici, alla proroga del potenziamento degli incentivi fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica e alla parziale detassazione degli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata.

Con riferimento agli investimenti in infrastrutture, nella previsione per il 2016 è stato quantificato un investimento nel comparto delle opere pubbliche aggiuntivo, rispetto allo scenario tendenziale, di circa 4 miliardi di euro.

L’effettiva realizzazione di un tale livello di produzione aggiuntiva dovrebbe basarsi su un piano di opere pubbliche immediatamente cantierabili. A tale riguardo, un utile riferimento può essere costituito dalla ricognizione compiuta dall’intero Sistema Associativo dell’Ance, da cui sono emersi circa 5.300 progetti cantierabili, diffusi su tutto il territorio nazionale, per un importo complessivo di quasi 10 miliardi di euro. Tali progetti sono all’esame della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. I tre quarti delle opere segnalate dispongono già di un elevato livello progettuale (progetto definitivo o esecutivo), in grado di consentire l’apertura dei cantieri in tempi rapidi. Il Ministero delle Infrastrutture ha espressamente riconosciuto che “l’elenco di opere messo a disposizione da ANCE rappresenta un elemento di grande interesse in relazione alle iniziative assunte dalle amministrazioni locali ed alla disponibilità di progetti per l’avvio di un sistema di interventi diffusi sul territorio”. La disponibilità di progetti di pronta cantierizzazione rappresenta, infatti, un elemento centrale nell’individuazione degli interventi che il Governo ha dichiarato di voler prevedere nell’ambito di un prossimo Piano di investimenti infrastrutturali, di circa 20 miliardi.

Sul fronte del mercato privato, la stima per il 2016 considera un aumento di circa 900 milioni di euro, che deriva dalla proroga del potenziamento degli incentivi fiscali (50% e 65%) relativi agli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica e dall’impatto sugli investimenti di una parziale detassazione degli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata che può essere determinato da un’accelerazione dell’attività nei cantieri in corso.

In questo scenario per il settore delle costruzioni si prefigura un’interruzione della caduta nel 2016, con una crescita dei livelli produttivi del 3,2% in termini reali su base annua. Un risultato dovuto ad una crescita più sostenuta per gli investimenti in opere pubbliche (+16,9% rispetto al 2015), un ulteriore aumento dell’1,5% per gli investimenti in manutenzione straordinaria ed un calo più contenuto per gli investimenti in nuove abitazioni pari al -3,1%, a fronte di un andamento analogo allo scenario “tendenziale” 2016 per il comparto non residenziale privato. L’adozione delle misure proposte, pur non avendo un impatto sufficiente a compensare la forte caduta dei livelli produttivi del settore, in atto dal 2008, consentirebbe di invertire il trend negativo degli investimenti in costruzioni e di contenere la perdita produttiva dal -35,2% al -33,1% ponendo le basi per una effettiva ripresa.
Dopo sette anni consecutivi di riduzione del numero di abitazioni compravendute (-53,6% tra il 2007 ed il 2013), nel corso del 2014 si registra un’interruzione del trend negativo con una crescita del 3,6% rispetto al 2013. Il 2014 può essere letto, quindi, come l’anno di inversione di tendenza del ciclo negativo, con un recupero di vivacità riscontrabile soprattutto nelle grandi città capoluogo. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, il risultato del 2014 deriva dalla sintesi di una dinamica particolarmente positiva dei comuni capoluoghi, con un aumento tendenziale del 7,4% del numero di transazioni effettuate e di una crescita più contenuta nei comuni non capoluogo (+1,7% rispetto al 2013).

Nel primo trimestre del 2015 il numero di abitazioni compravendute si riduce del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale andamento, però, risulta alterato dall’elevato valore di confronto del primo trimestre 2014, periodo nel quale il numero di abitazioni compravendute era aumentato in modo significativo per effetto dell’entrata in vigore, dal 1° gennaio 2014, del nuovo regime delle imposte di registro, ipotecaria e catastale1 , che ha reso più conveniente l’acquisto dell’abitazione soprattutto per gli immobili usati. Infatti, al netto dell’effetto fiscale del mutato regime di imposta l’Agenzia delle Entrate stima, nel primo trimestre 2015, una variazione positiva dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel 2014 dati particolarmente interessanti provengono dalle otto maggiori città2 italiane, nelle quali è evidente il rafforzamento della crescita delle abitazioni compravendute. In particolare, dopo un primo ed un secondo trimestre 2014 in aumento tendenziale rispettivamente del 10,2% e del 3,8% nella media delle metropoli italiane, segue un’ulteriore e significativa crescita nei due trimestri successivi rispettivamente del 9,6% (rispetto al terzo trimestre 2013) e del 13,5%.

Segnali particolarmente positivi con tassi di variazione superiori al 10% provengono dalle città di Roma (+19,8%), Bologna (+18%), Torino e Napoli entrambe con +17,6% e Firenze (+10,2%). Anche la città di Palermo registra, nel quarto trimestre 2014, un aumento del numero di abitazioni compravendute dell’1,5% confermando un trend positivo in atto dal secondo trimestre dello scorso anno. Il rinnovato interesse verso il bene casa è confermato anche dai dati Istat relativi alle intenzioni di acquisto di abitazioni da parte delle famiglie che torna a crescere posizionandosi su dei livelli tra i più alti degli ultimi anni. La quota di famiglie che dichiara di essere favorevolmente disposta all’acquisto di un’abitazione ad aprile 2015 risulta, infatti, pari al 2,6% in aumento rispetto al minino registrato due anni fa (aprile 2013) che manifestava una frequenza pari all’1%. Benché si tratti di intenzioni, ovvero di un indicatore sensibile ai mutamenti del contesto di riferimento, appare comunque evidente la dinamica di crescita delle famiglie interessate all’acquisto di un’abitazione a partire dal secondo trimestre 2013.

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