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Dopo sei anni di continui cali nelle erogazioni per finanziamenti per investimenti in edilizia, anche i dati del primo semestre 2014 confermano che la stretta creditizia nei confronti delle imprese del settore delle costruzioni non si è ancora arrestata. I dati della Banca d’Italia, infatti, mostrano come, nei primi 6 mesi del 2014, in Italia i finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale siano diminuiti di un ulteriore 14,2%, mentre il calo registrato nei finanziamenti nel comparto non residenziale, nello stesso periodo, è stato pari a -15%. L’andamento negativo dei finanziamenti per investimenti in costruzioni peggiora nel secondo trimestre del 2014, con variazioni negative che superano il -20% sia nel comparto residenziale che in quello non residenziale. Nei primi 3 mesi del 2014 si erano registrate variazioni positive in alcune regioni, che si sono ridimensionate notevolmente con i dati del secondo trimestre. A livello territoriale, nel primo semestre 2014, le uniche variazioni positive per i finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale sono quelle registrate in Valle d’Aosta (+3,7%), Piemonte (+3,1%), e Calabria (+2,2%). Anche per quanto riguarda i finanziamenti per investimenti in edilizia non residenziale in alcune regioni, nei primi sei mesi del 2014, si sono registrate variazioni positive: in Liguria la variazione è stata pari al +92%, in Abruzzo +51,9%, in Trentino Alto Adige +9,6% in Veneto +4%, in Puglia +1,6%. Nel valutare le variazioni positive registrate in alcune regioni è bene, comunque, tenere presente che potrebbero costituire dei rimbalzi dovuti alle forti cadute registrate negli ultimi anni. Appare evidente come le imprese del Mezzogiorno stanno vivendo ancora condizioni di accesso al credito peggiori rispetto alle imprese localizzate nel Nord Italia, ciò dovuto anche al fatto che, secondo quanto riportato dalla Banca d’Italia nell’Economia delle regioni italiane di dicembre 2014 “sono più dipendenti dal credito bancario rispetto a quelle del Centro Nord”. Peraltro nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia veniva preannunciato che “La debolezza della ripresa e le difficoltà di accesso al credito rimarranno i principali fattori di rischio per le imprese nei prossimi mesi”. Il Governatore Visco ha, inoltre, ribadito durante l’Audizione sull’attuazione dell’Unione bancaria europea presso la Commissione Bilancio della Camera dei deputati che “La ripresa dei prestiti bancari sarà necessariamente graduale: stimiamo che quelli alle società non finanziarie riprenderanno a crescere non prima della metà del 2015”. Il pesante razionamento che ha caratterizzato le imprese e le famiglie negli ultimi anni è evidente confrontando la ripartizione dei finanziamenti tra i diversi comparti dell’economia nel 2007 e il 2013. Il credito alle famiglie per l’acquisto immobiliare è passato dal 18% all’8% rispetto al totale dei prestiti a media lunga scadenza, mentre i finanziamenti per investimenti in costruzioni sono passati dal 12% del 2007 al 7% del 2013. I dati della Banca d’Italia sono confermati anche dall’Indagine rapida di ottobre 2014 effettuata presso le imprese associate. Oltre il 46% delle imprese che ha partecipato all’Indagine ha continuato a registrare forti difficoltà di accesso al credito e il 48,7% ha registrato un peggioramento nelle condizioni di accesso. Tali difficoltà, nel 74,4% dei casi, si sono manifestate con la richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche, seguite da un allungamento dei tempi di istruttoria nel 62,8% dei casi. Per il 53,5% delle imprese, inoltre, la banca ha richiesto il rientro, mentre al 45,3% è stato applicato un aumento dello spread. Rimane elevata la quota di imprese che segnala la concessione di una minore quota di finanziamento rispetto all’importo totale dell’investimento (33,7%). Problemi di accollo dei mutui da parte degli acquirenti sono stati segnalati dal 9,3% delle imprese che ha partecipato all’Indagine. Le imprese continuano a segnalare cambiamenti nelle condizioni contrattuali dei finanziamenti in essere (35,2%), che hanno riguardato per il 48% il cambiamento del tasso di interesse applicato e per il 46% dei casi la quantità di credito erogato. Le condizioni contrattuali applicate hanno riguardato soprattutto lo scoperto di c/c (63% dei casi) e l’apertura di c/c (49,2%). Seguono i finanziamenti a breve non finalizzati (29,2%) e il finanziamento revolving (18,5%). Nonostante il continuo ed inarrestabile disimpegno delle banche nei confronti delle imprese di costruzioni, la domanda di credito continua ad essere sostenuta: il 36,5% delle imprese che ha partecipato all’Indagine dichiara di aver incrementato le proprie esigenze di credito negli ultimi 6 mesi. La principale esigenza che ha spinto le imprese ad aumentare la richiesta di credito è collegata ad una variazione della capacità di autofinanziamento (47,2%), seguita dalla necessità di far fronte ai ritardati pagamenti della PA (38,6%). Per il 37,8% delle imprese la necessità di maggiore liquidità è collegata ad una variazione delle esigenze produttive, a cui segue, per il 26% dei casi, una variazione delle esigenze di ristrutturazione del debito e la variazione del ricorso ad altre forme di indebitamento (10,2%). Per quanto riguarda il Fondo di Garanzia per le PMI, l’Indagine Ance conferma le difficoltà di accesso per le imprese di costruzioni: nonostante il forte credit crunch soltanto il 12% delle imprese ha richiesto la garanzia pubblica e circa una impresa su due ha incontrato difficoltà nell’ottenerla. A tal proposito è necessario, per cogliere le specificità del ciclo produttivo dell’edilizia, integrare i criteri di accesso al Fondo in considerazione della struttura economica, finanziaria e patrimoniale delle imprese di costruzioni. Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni – Dicembre 2014 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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