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Lo scenario mondiale e italiano delle costruzioni secondo CRESME

Il mercato italiano delle costruzioni: presentazione del Rapporto Congiunturale e Previsionale CRESME

Lo scenario mondiale e italiano delle costruzioni secondo CRESME

Il 20 Novembre 2014 è stato presentato presso la Triennale di Milano il 22° Rapporto congiunturale e previsionale CRESME, in cui il relatore, il direttore di CRESME Lorenzo Bellicini, ha esplicitato un andamento del mercato delle costruzioni durante il 2014 più complicato di quello che ci si aspettava dalle previsioni.
Il convegno è stato diviso in due parti differenti: lo scenario mondiale ed europeo dell’ultimo decennio e lo scenario italiano con un approfondimento delle varie categorie che rientrano nel settore delle costruzioni.

Lo scenario economico mondiale 2013-2017 dimostra che le previsioni erano troppo ottimistiche rispetto alla realtà a cui abbiamo assistito. La crescita rallenta ed è costante, ma si prevede comunque miglioramento per il biennio 2015-2017, soprattutto per quanto riguarda USA  e Regno Unito, o meglio quelli che hanno scelto la strada dell’austerità espansiva, arrivando fino al 3% annuo di crescita. L’unica eccezione europea è l’Italia, considerato secondo Bellicini, un paese che non sa più crescere, alle prese con la sua terza recessione, che sarebbe in verità la seconda mai finita.
L’Italia è passata da un’austerità espansiva del 2012, strada sbagliata per la nostra situazione, alla paura di una stagnazione secolare. All’Eurozona è bastata della liquidità per risollevarsi in pochi mesi dalla crisi, ma in Italia è rimasto tutto stagnante, il che ha portato ad un calo pesante degli investimenti, un elemento fondamentale di risposta alla crisi.

Il mercato mondiale delle costruzioni vale 6539 miliardi di euro nonchè l’11,4% del Prodotto Interno Lordo, di cui il 51% si attribuisce all’Asia, mentre solo il 22% all’Europa. Il quadro che si delinea è un settore delle costruzioni che ha davanti a sè un  periodo molto importante, specialmente per i paesi BRIC  e per i nuovi paesi emergenti, come Indonesia e Africa.

Il settore delle costruzioni in Cina nell’ultimo decennio è cresciuto ad un tasso annuo medio del 13%. La cosiddetta bolla immobiliare cinese è stata neutralizzata senza particolare clamore grazie agli investimenti spostati tra vari settori e oggi le previsioni indicano che, almeno fino al 2018, tutta l’edilizia cinese vedrà un incremento a ritmo del 7% annuo circa.

Dopo anni caratterizzati dallo sviluppo edilizio non residenziale, anche in India si stima che le prospettive migliori saranno nel mercato abitativo, e per sostenere la domanda si prevede saranno necessarie circa 15 milioni di nuove abitazioni fino al 2017. Ma non solo Cina e India. Nei prossimi quattro anni gli investimenti in costruzioni in Indonesia, Malesia, Thailandia e Filippine cresceranno ad un ritmo superiore al 5% annuo, i nuovi paesi emergenti dopo il BRIC.

E’ destinato a proseguire lo sforzo infrastrutturale e edilizio in Brasile (+4% la crescita attesa annua degli investimenti), ma anche in Cile e Perù le opportunità saranno eccezionali. Qui verranno investiti complessivamente ogni anno (tra edilizia, infrastrutture, impianti, macchinari, ecc.) tra il 25 e il 30% del PIL nazionale (in Italia la media è il 18%).

Le grandi risorse economiche disponibili e i grandi progetti edilizi e infrastrutturali anche legati ai grandi eventi programmati (Expo 2020, mondiali di calcio in Qatar 2022), fanno della Penisola Araba una regione dalle grandi potenzialità per le imprese italiane, forti di una presenza e una reputazione storicamente consolidata. Qui gli investimenti in costruzioni pro-capite raggiungono livelli eccezionali, 5.500 euro negli Emirati Arabi e addirittura 9.800 in Qatar (in Italia sono 2.400) e aumenteranno ancora nei prossimi anni, specialmente in seguito alla loro attenzione per l’eco-compatibilità e per il risparmio energetico del loro operato edilizio.

La situazione italiana.

Nonostante la piena crisi che affligge il Bel Paese, l’Italia si presenta tuttora come la 9° economia mondiale, il 4° mercato europeo delle costruzioni, nonchè il 10° a livello mondiale, con un mercato delle costruzioni poco più piccolo ormai di quello del Regno Unito. Ma non cresciamo da 14 anni, grande problema di questo paese.

Dopo un primo trimestre denso di segnali positivi le costruzioni ricadono verso il basso tra maggio e agosto. Dalle statistiche, gli italiani hanno più senso del risparmio, ma solo come conseguenza del ridotto potere di acquisto e della riduzione del valore immobiliare. Nella seconda parte del mese di settembre i segnali sono più positivi, ma la vera ripresa non sarà evidente fino al 2016, dove finalmente assisteremo ad una piccola percentuale di crescita nel settore italiano delle costruzioni, con una grande differenza tra i diversi territori interni italiani: ci sono delle regioni che per capacità di innovazione stanno già tuttora uscendo dalla crisi, alcune che cercano di attaccarsi e prendere esempio dai primi territori e altre che sono ancora in piena recessione.

Mentre fino al 2013 si era vista una crescita economica dovuta alla riqualificazione del patrimonio edilizio già esistente a dispetto dell’edilizia di nuova costruzione, negli ultimi semestri la rigenerazione delle costruzioni fatica a mantenere quei ritmi di crescita.

La conclusione per il futuro prevista dal CRESME è l’affacciarsi di un processo di innovazioni strutturali che vedrà le costruzioni dividersi in tre mercati: quello del XXI secolo, quello tradizionale e quello della micro riqualificazione, dove riuscirà a primeggiare chi avrà il coraggio di esplorare nuovi mercati con nuove idee.

a cura di Sara Leonardi

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