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I numeri del problema sono sconfortanti: nel nostro Paese sono oltre 6000 i siti inquinati accertati. A tutto ciò fa riscontro una realtà, nella quale si rilevano bassissime percentuali di bonifiche effettuate. Questi gli esempi più eclatanti: • in Sicilia non risultano siti bonificati (sul totale delle 347 aree inquinate), • in Basilicata sono 3 (su 316 siti inquinati), • in Puglia 4 (su 198), • in Sardegna 5 (su 171), • in Calabria 7 (su 52), • in Umbria 12 (su 64), • nel Lazio 18 (su 71). Anche il dato relativo al produttivo nord-est è abbastanza emblematico dei ritardi nel settore: in Veneto sono stati bonificati solo 55 siti, mentre in Friuli Venezia Giulia 94. Sull’intero territorio nazionale sono oltre 9.000.000 gli abitanti interessati con una media di 2 siti inquinati per comune. Aree dismesse: l’esempio Lombardia Una recente ricerca dell’Università Bocconi (per EXPO 2015), ha stimato in circa 404.000 mq le aree dismesse a Milano interessate da possibili trasformazioni e 495.000 mq nella provincia. Se ci si sposta a Monza Brianza sono 255.000 i mq dismessi e utilizzabili e addirittura 809.000 mq nella provincia di Pavia. Ma quanto costano le bonifiche? Tra il 2001 e il 2012 l’impegno finanziario pubblico è stato di 1,9 mld/€ e quello privato di 1,7 mld/€. E le procedure? A dir poco complesse, complicate e spesso incerte che sovente assorbono più tempo per adempimenti amministrativi e di studio, piuttosto che per interventi di vero e proprio recupero funzionale delle aree. Occorrerebbe una bonifica (delle procedure)! Nei soli SIN – siti di interesse nazionale (tra 1998 ed il 2013) si sono tenute, con tutti i relativi costi, ben 1507 conferenze dei servizi per un totale di 22880 documenti! Come parlare di tutela dell’ambiente vista solo la carta, le fotocopie, gli inchiostri, le trasferte ecc.! ‘’Gli interventi di bonifica e riqualificazione di aree industriali dismesse rappresentano per imprese ed enti locali non solo un obiettivo di protezione ambientale e di recupero di risorse naturali e territoriali, ma anche un’opportunità di ampliamento del tessuto economico-produttivo locale. Le attuali procedure contenute nel Codice dell’Ambiente si sono rivelate in questi 8 anni incapaci di attivare una vera politica di bonifica e recupero di suolo. Diventa quindi fondamentale: predisporre un quadro delle regole chiaro e stabile nel tempo, assicurare il raccordo tra la normativa prettamente ambientale e quella urbanistica e delineare un processo decisionale organico e coordinato.’’ Paolo Buzzetti, Presidente ANCE 6.027 i siti potenzialmente inquinati in Italia 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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