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Diamo spazio alla riflessione sul Piano Casa del Governo (DL 47 Casa-Expo) del sen. Franco Mirabelli, che è il relatore per la Commissione Ambiente del Senato. Attualmente è iniziata la discussione del DL nelle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici riunite e probabilmente a metà maggio arriverà in Aula al Senato. Si tratta di un DL importante, dati anche i toni drammatici che ha assunto l’emergenza abitativa nel nostro Paese e i brutti episodi che stanno riempiendo le pagine della cronaca di questi giorni che quell’emergenza ha generato. Ci sono alcune questioni sul tema della casa che non spettano alla legislazione nazionale, tuttavia, anche in questa fase di discussione sulle riforme istituzionali, dovremmo capire bene come affrontare il tema guardando ai problemi di questi anni. Oggi la casa è materia concorrente e questo ha determinato una situazione in cui le Regioni, soprattutto in assenza di risorse, non sono state in grado di gestire politiche abitative degne di questo nome, mentre lo Stato non è stato in grado di garantire principi generali e fondamentali come quello dell’abitare. Per cui dovremo valutare molto attentamente questo tema recuperando gli strumenti per rilanciare politiche pubbliche sulla casa in assenza delle quali si rischia di non rispondere ai bisogni di tanti cittadini e lavoratori. La materia casa non può più essere concorrente ma deve stare da una parte sola: lo Stato forse è il luogo in cui sarà più facile avere la possibilità di reperire risorse finanziarie. Si potrà anche decidere in altro modo, però, su questo ci vuole una chiarezza di fondo che non c’è stata in questi anni. Ad esempio rispetto ai criteri di assegnazione è necessaria una revisione: non esiste un Paese in cui in una Regione ci sono delle regole e nella Regione accanto ce ne sono delle altre; non ha senso che se un milanese va a vivere per 5 anni in Puglia, quando ritorna, se chiede la casa popolare gli rispondono che non gliela possono dare perché deve essere residente in Lombardia da un certo numero di anni. Nella proposta che avanzeremo sulla modifica del titolo quinto della Costituzione è previsto che la materia dell’urbanistica, del territorio e, quindi, della casa restino in capo allo Stato per tutti i criteri generali (tra i quali il finanziamento). Vedremo alla fine della discussione cosa succederà. Intanto, in queste settimane stiamo discutendo in Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato il Piano Casa del Governo Renzi. C’è una novità importante: oggi, siamo di fronte a un’emergenza abitativa vera e drammatica in tutto il Paese ma il Decreto cerca di affrontarla in una logica e con un approccio non emergenziale. Si cerca, quindi, di affrontare la questione della casa cominciando a prevedere alcuni provvedimenti che disegnano un’idea di quelle politiche pubbliche che da molto tempo mancano in questo Paese. La situazione in cui ci troviamo oggi è stata determinata anche dal fatto che le politiche pubbliche sulla casa sono venute a mancare da quando sono finiti i finanziamenti GESCAL, che obbligavano lo Stato a distribuirli dando dei criteri. Le politiche pubbliche hanno l’obiettivo di garantire un diritto. Il testo presentato col decreto si può migliorare: saranno sicuramente possibili ulteriori interventi. Uno dei punti su cui dovremo lavorare è, per esempio, evitare che si parli di edilizia residenziale pubblica pensando solo agli IACP escludendo i Comuni, quando sono proprietari di case. Il testo, nella sostanza, raddoppia due fondi fondamentali che sono stati messi in campo per affrontare l’emergenza già dal Governo Letta. Il Governo Monti aveva azzerato il Fondo Sostegno Affitti mentre con il Governo Letta si era previsto di mettere a 50 milioni di euro ogni anno e, ora, queste risorse raddoppieranno per i primi due anni e anche sul Fondo per la Morosità Incolpevole verranno raddoppiati i finanziamenti per i prossimi due anni. Il Fondo per la Morosità Incolpevole è stato istituito per la prima volta dal Governo Letta e ora si prevede di raddoppiarlo. Ci sono poi una serie di interventi che si propongono, e per questo prevedono finanziamenti significativi, di affrontare due problemi molto presenti in quest’area metropolitana: uno è quello del degrado del patrimonio pubblico esistente e l’altro è quello del ripristino di molti di quegli alloggi che oggi sono vuoti e che hanno bisogno di interventi significativi per essere resi abitabili. Il Decreto prevede che vengano messi 500 milioni di euro a disposizione della sistemazione di questi alloggi e un altro fondo alimentato da 60 milioni di euro in tre anni per il ripristino degli alloggi. Stiamo parlando in sostanza di un intervento molto simile a quello che è stato fatto con i Contratti di Quartiere, di cui una parte dei quartieri milanesi hanno beneficiato (e sarebbe interessante vedere dove sono finiti i soldi che hanno finanziato i Contratti di Quartiere che non sono stati finiti). Nel testo vengono, a questo proposito, indicate chiaramente le norme per monitorare questi interventi di manutenzione, ripristino e restauro degli alloggi, ed evitare sprechi di denaro. E’ prevista poi una norma – a mio avviso giusta – che affronta il tema delle occupazioni abusive che dice che chi e’ abusivo non può avere contratti di alcun tipo rispetto a forniture elettriche, forniture di acqua potabile e non può avere la residenza e, ove esistessero, diventano nulle. C’e’ poi un provvedimento che è finora passato troppo sotto silenzio, che invece è importante in una fase di crisi come questa. Spesso discutiamo dei canoni alti e delle difficoltà delle persone a farvi fronte e questo provvedimento prevede una detrazione di 900,00 euro per gli affittuari di alloggi sociali con redditi fino a 15.493,07 euro e di 450,00 euro fino a 40 mila euro. Si tratta, quindi, di uno strumento che coglie un problema e un disagio reale. Ancora una delle norme più importanti e’ quella che prevede, in seguito all’entrata in vigore della legge, la possibilità per tutti i futuri affittuari di poter sottoscrivere un contratto che consente il riscatto dell’alloggio dopo 7 anni di affitto in locazione nell’edilizia sociale. Durante la discussione sulla Legge di Stabilità ci siamo battuti per chiedere di abbassare di molto la cedolare secca per chi stipula contratti di locazione a canone concordato, al fine di garantire anche fuori dall’edilizia residenziale pubblica o dall’intervento pubblico la possibilità di facilitare il reperimento di alloggi in affitto a canoni accettabili e sostenibili per le famiglie. La legge raccoglie questa proposta e abbassa dal 19 al 10 per cento la cedolare secca per chi affitta a prezzo concordato. Infine l’altra scelta qualificante del decreto e’ quella di incrementare gli alloggi sociali. Quando parliamo di alloggi sociali non parliamo solo di alloggi di proprietà pubblica ma parliamo di tutti gli alloggi che hanno comunque un canone contenuto e sono in locazione. Su questo punto, si prevedono una serie di norme sia urbanistiche che finanziarie per consentire di incrementare gli alloggi sociali restaurando l’esistente, abbattendo e ricostruendo l’esistente e facendo una serie di ragionamenti importanti. Ad esempio, abbiamo avuto sempre un problema drammatico con la mobilità (cioè dove vanno a vivere gli inquilini nel momento in cui si ristrutturano gli stabili in cui abitano) ogni volta che abbiamo pensato di ristrutturare in modo molto significativo edifici di edilizia residenziale pubblica (pensiamo a tanti contratti di quartiere). Nel provvedimento si sceglie di fare in modo che una parte di questi alloggi sociali vengano destinati alla mobilità, anche grazie ad un accesso più facile al fondo nazionale per l’abitare, che è finanziato con 2 miliardi di euro dalla Cassa Depositi Insomma un buon provvedimento che c’è ancora tempo per approfondire e migliorare ma che prevede misure urgenti per affrontare l’emergenza ma anche provvedimenti utili per aumentare l’offerta di edilizia sociale. Franco Mirabelli DL 47 Casa-Expo - Piano Casa del Governo 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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