Gli Architetti scrivono a Renzi

Gli Architetti scrivono a Renzi

“Riavviare la macchina istituzionale ferma da troppo tempo per il bene dell’Italia che crede ancora in un futuro sostenibile e civile”.
E poi “proposte sulle scuole, le periferie e sulle città, dove dopo 30 anni di progressivo disimpegno bisogna tornare ad investire”.
E’ quanto si legge nella lettera che il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha inviato al neo premier Matteo Renzi.
A seguire quanto scritto
“gli architetti italiani Le fanno gli auguri di riuscire, per il bene dell’Italia, a riavviare la macchina istituzionale che non risponde più, da tempo, alle esigenze dei cittadini che credono ancora che il nostro Paese sia in grado di essere protagonista del futuro per uno sviluppo sostenibile e civile. Negli ultimi tre anni questo Consiglio ha fatto un lavoro serio in termini di analisi e proposta sui temi del dissesto idrogeologico, del risparmio energetico e del Riuso delle città, mettendo a sistema il mondo delle costruzioni, dell’ambientalismo e del commercio. Abbiamo elaborato progetti ambiziosi ma sostenibili economicamente, capaci di avviarsi con poche norme, resuscitando gli investimenti privati, con il fine chiaro di migliorare l’habitat urbano e fare sviluppo: sono pronti e disponibili per il Governo e il Parlamento. Usateli, evitando le trappole dei conflitti di competenza, dei pregiudizi, del rimando a impianti legislativi che non hanno il ritmo drammatico della realtà.

Fra questi dati, che sono a completa disposizione del Governo, ci sono le proposte sulle scuole, le periferie e sulle città, dove dopo 30 anni di
progressivo disimpegno bisogna tornare ad investire, perchè lì vivono il 70% degli italiani e si produce l’80% del PIL e la forza delle idee.
Gli architetti italiani, in questi anni di riforma delle professioni, hanno assunto posizioni non conservatrici, convinti come siamo che il ruolo sociale di una professione dipenda solo dalla nostra capacità di assumerci responsabilità etiche e fare proposte utili alla crescita dell’Italia, non dall’essere stati investiti “cavalieri” da una qualche autorità terza. Nello stesso tempo, proprio perché viviamo con la testa nel mondo della cultura che serve all’Italia, ma con i piedi ben immersi nelle difficoltà economiche – tanto più gravi per i nostri 70 mila giovani architetti che sono il futuro dell’ambiente e del paesaggio italiano – Le chiediamo che finalmente le libere professioni possano entrare di diritto nelle politiche nazionali, ancora ideologicamente riservate esclusivamente al binomio esclusivo “lavoratori” e “datori di lavoro”.
Con la forza della nostra capacità di innovazione, flessibilità e conoscenza, possiamo aiutare davvero a risolvere i problemi della burocrazia e promuovere le qualità dell’Italia nel mondo.”
Fonte www.awn.it

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