Recupero del costruito in zona sismica

L’assicurazione del rischio sismico unitamente alla qualità del costruito nel rispetto degli standard antisismici, è il binomio imprescindibile per salvaguardare le risorse e contribuire a far crescere la cultura del costruire sicuro. Questo  in sintesi quanto emerso dal convegno organizzato da Associazione ISI – Ingegneria Sismica Italiana –  lo scorso  25 Maggio a Bologna.
Il convegno sottolineando la vulnerabilità del patrimonio immobiliare italiano, ha posto l’accento sul tema scottante dell’assicurazione del rischio sismico  e sulla necessità di formare  una coscienza civica in materia di prevenzione.
Dopo ogni evento sismico devastante (Lisbona 1775, Messina 1908), architetti, ingegneri  e persino sociologi hanno discusso sulla necessità di erigere edifici antisismici e proposto nuovi  criteri costruttivi. In Italia  è solo dopo il terremoto del Friuli nel 1976 che si inizia a parlare di classificazioni territoriali  e di zona sismica, ma in realtà le prime norme adeguate  entrano in vigore solo nel 2003.
Il sisma avvenuto di recente nelle provincie di Modena e Ferrara, porta oltre alla disastrosa perdita di vite umane anche quella di buona parte del patrimonio architettonico storico  delle aree colpite e  ci pone in evidenza come non siano solo gli edifici medievali a crollare, ma anche capannoni industriali  e strutture residenziali costruite qualche decina di anni fa’.
Condomini, fabbriche, privi di strutture necessarie a contrastare le forze di un sisma che agisce in ogni direzione, dove si è cercato di contenere i costi di costruzione limitando le travi di collegamento tra pareti e solai.Eppure è noto che ben il 50 % del territorio italiano è a rischio sismico, nessuna area della nostra penisola è totalmente indenne agli effetti delle scosse telluriche, ben 2.000 sono i terremoti registrati ogni anno sulla penisola, 3 milioni i residenti in aree ad alto rischio sismico in Italia.
Nel corso del convegno “Recupero del costruito in zona sismica. Alla luce delle NTC2008 e degli aspetti assicurativi” tenutosi lo scorso 25 maggio a Bologna sono state passate in rassegna le più evolute tecnologie costruttive e modalità di intervento per recuperare il patrimonio immobiliare millenario di un paese o meglio per prevenirne la perdita. Il convegno che per un caso, tragicamente fortuito, si è tenuto a Bologna qualche giorno dopo la scossa distruttiva del 20 maggio a Finale Emilia, ha riacceso tra i professionisti del settore costruzioni l’animata discussione sulla necessità di efficaci sistemi preventivi. “L’introduzione di assicurazioni per rischio sismico  si potrebbe concretizzare in un effettivo beneficio per la salvaguardia del patrimonio immobiliare se affianco a questo si pone anche un maggiore controllo da parte degli organi competenti” ha affermato il presidente dell’ISI Agostino Marioni ai margini del convegno “ dobbiamo andare verso un concetto di certificazione di  edificio nuovo costruito con materiali e metodologie innovativi”. Chiarificatore  in tal senso l’intervento di Alberto Monti, consulente OCSE sulle assicurazioni per rischi catastrofali e docente di diritto comparato alla IUSS Università di Pavia. “L’assicurazione contro il rischio sismico rende innanzitutto certa la prestazione a fronte di un danno- ha affermato Monti- mentre il contributo dello Stato è discrezionale e variabile a seconda delle risorse disponibili. Inoltre nel D.Lgs. 59/2012 è prevista la deducibilità fiscale del premio che sarà legato al rischio sismico. Dare un valore monetario alla possibilità di essere colpiti da un terremoto può essere utilizzato come strumento per educarci e indurci ad adottare contromisure, come avviene in altri paesi come la Nuova Zelanda ( il 90% degli edifici è assicurato) o la California (il 12%).
Il punto è capire quali alternative concrete ci sono all’indennizzo statale”.Se  poi per  adeguare un normale edificio in muratura e renderlo antisismico sono sufficienti poche centinaia di euro a mq come chiaramente esposto da Mauro Dolce, direttore dell’ufficio valutazione rischio sismico della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ci si domanda come non si riesca a promuovere degli interventi preventivi, considerando che la stessa  normativa in vigore, NTC2008 –  ha affermato ancora Dolce- “permette di intervenire in maniera locale con interventi sulle parti strutturali”, descrivendo quindi  una serie di esempi relativi alla ricostruzione in Abruzzo, perfettamente  calati nell’ottica del rispetto della normativa e  della prevenzione sismica. 
Il processo di ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo è stato lo spunto di molte riflessioni presentate anche da Gaetano Manfredi, professore ordinario del dipartimento di ingegneria strutturale dell’Università di Napoli Federico II. Manfredi, parlando di rinforzo di edifici in c.a. ha sottolineato come la vulnerabilità di questi edifici sia da ricondurre ad una molteplicità di aspetti dovuti alla scarsa qualità del calcestruzzo, alla carenza delle armature trasversali alla mancanza di cura nei dettagli costruttivi alla progettazione secondo prescrizione di vecchia concezione. Abbattere o recuperare edifici con simili caratteristiche a volte comporta delle problematiche sociali oltre che economiche. “Le NTC2008, una delle espressioni normative più avanzate, afferma però  Manfredi, risultano in taluni casi non univocamente interpretabili, specie in merito ai diversi aspetti che coinvolgono la modellazione delle strutture esistenti.
Alle consuete problematiche si aggiunge la corretta interpretazione di un modello di calcolo di scelte progettuali innovative e pertanto non ancora del tutto codificate nelle attuali norme tecniche” Nella rosa dei relatori intervenuti al convegno, tutti  massimi esperti e accademici di ingegneria sismica e normativa di livello internazionale troviamo anche Gian Michele Calvi presidente della fondazione Eucentre  e ideatore del progetto C.A.S.E. a l’Aquila. Calvi ha fatto una disanima della  possibile adozione di standards diversi per la progettazione del nuovo e la valutazione dell’esistente, soffermandosi sull’uso di logiche di back analysis basate su stime storiche, di un uso appropriato della sperimentazione, di utilizzo di sistemi di isolamento di dissipatori nei pilastri portanti di una struttura che isolano la struttura e in parte assorbano le onde sismiche. Ampiamente affrontata la presentazione  delle più innovative  tecnologie disponibili per la messa in sicurezza delle strutture ed infrastrutture soggette a rischio sismico.
Tra i relatori anche Paolo Riva Preside Facoltà di Ingegneria Università degli Studi di Bergamo, Constantin Christopoulos del dipartimento di Infrastruttura dell’Università di Toronto (Canada), da Paolo Spinelli Professore ordinario Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Università degli Studi di Firenze e Tomaso Trombetti della facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Gremita nell’arco dell’intera giornata da più di 200 ingegneri la sala della Regione Emilia Romagna sede del convegno.L’esperienza della Regione Emilia Romagna è stato portata tramite un contributo del presidente di CNA Costruzioni Emilia Romagna , Roberto Franchini.  Il convegno è stato voluto  e   organizzato da ISI Ingegneria Sismica italiana –  associazione che riunisce  i diversi attori che operano nell’ambito dell’ingegneria sismica  in Italia e promuove attività di divulgazione del loro lavoro, interfacciandosi  con le istituzioni, gli enti normatori, la comunità accademica, scientifica ed il mondo industriale e dei professionisti.Per la peculiarità e l’attualità dei temi trattati il convegno ha visto il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Emilia Romagna CNA Costruzioni, Fondazione Eucentre, Ordine degli Architetti di Bologna e Provincia, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna e Ordine dei Geologi Emilia Romagna e dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze.    

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