Misure governative auspicate da FINCO

Ciò con particolare riferimento da un lato all’innalzamento del bonus per le spese di ristrutturazione edilizia dal 36% al 50% (fino al 2014), con aumento da 48.000 a 96.000 euro del tetto di spesa agevolabile; dall’altro alla stabilizzazione (ma purtroppo alcune notizie parlano solo di un’ulteriore proroga per un anno) del bonus del 55% per la riqualificazione energetica (ricordiamo che attualmente il bonus del 55% è applicabile solo fino alla fine del 2012, mentre a partire dal 2013 diminuirebbe al 36%).
Per un più positivo impatto occorrerebbe estendere l’applicabilità della detrazione del 55% tanto ai soggetti titolari di reddito d’impresa e alle Pubbliche Amministrazioni, quanto renderla disponibile per altri interventi relativi, per esempio, al settore delle schermature solari e del verde pensile.
La logica di fondo dovrà comunque essere quella di una convinta azione verso lo sviluppo attraverso la sostenibilità urbana che rappresenta un notevole volano per una (equilibrata) ripresa economica.
Il programma “Abbattere per Ricostruire” lanciato da Finco circa 7 anni fa, potrebbe fornire ottimi spunti di riflessione per un percorso virtuoso che consideri il territorio come risorsa scarsa e la sostituzione urbana come criterio generale per lo sviluppo del settore delle costruzioni in Italia (a proposito della necessità di sostituzione, sarà bene ricordare che ci sono più di un milione di appartamenti di nuova costruzione invenduti).
Stiamo parlando di concrete misure di sviluppo economico quanto mai necessarie nell’attuale contesto così come quelle previste dal Piano nazionale delle Città.
Contesto grave e che non si risolve con una semplice (si fa per dire) politica di rigore.
Occorre infatti indirizzare verso usi produttivi le risorse recuperate in uno scenario che vede intollerabili ritardi nei pagamenti della P.A. alle imprese (ma anche tra queste ultime): da un lato l’Amministrazione non onora i propri debiti, dall’altro invia celermente cartelle esattoriali al privato inadempiente.
Le maggiori entrate dovute alle politiche di rigore NON DEVONO ESSERE IMPIEGATE PER CONSERVARE IL LIVELLO ATTUALE DI SPESA PUBBLICA O ADDIRITTURA PER AUMENTARLO.
Nelle manovre che si sono succedute (non solo e non tanto da parte di questo Governo per la verità), invece, anche le misure di contrasto all’evasione sono andate di fatto a coprire la spesa pubblica, su cui non si riesce a intervenire in maniera incisiva (sotto questo profilo non dare seguito alla riforma della P.A. del Ministro Brunetta sarebbe un gravissimo sbaglio. E come tale si sta purtroppo configurando).
Occorrono una serie di riforme che incidano sulla spesa pubblica riducendola drasticamente e avviino un nuovo processo di liberalizzazione e privatizzazione del patrimonio immobiliare e delle partecipazioni.
Altrimenti la pressione fiscale finisce per servire allo Stato (e agli Enti pubblici locali) per alimentare sé stesso.
Vi è poi anche un problema etico.
In una situazione economica come quella attuale alcune cose sono intollerabili ancor più che in periodi “ordinari”.
Ci riferiamo all’accordo sindacale in base al quale ai dipendenti dell’Amministrazione finanziaria (Agenzia delle Entrate) va un premio in relazione alla (maggiore) riscossione delle imposte anche se gli accertamenti sono successivamente annullati dalle Commissioni tributarie che accolgono i ricorsi dei contribuenti in oltre la metà dei casi, annullando o riducendo l’ammontare dell’accertamento.
La spiegazione a ciò deriva dall’ attività di riscossione di Equitalia, la cui cartella esattoriale viene talvolta recapitata quando il contribuente può essere fallito o comunque non dispone più per svariate ragioni di quel patrimonio, oppure si trova all’estero, o ancora quando ha già provveduto a “rimuoverlo”.
La domanda, quindi, sorge spontanea: perché pagare un premio di maggiore produttività per un lavoro che già compete?
E perché non dare, allora, un premio invece a coloro che si adoperano per pagare in tempo utile le imprese ed i fornitori, mettendo in circolo risorse e consentendo alle imprese e all’economia tutta di sopravvivere?

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