Ance chiede modifiche al D.L. su fisco e opere pubbliche

Ha ricordato, altresì, che nonostante la forte crisi il settore fornisce un importante contributo all`economia del Paese rappresentando il 10% degli impieghi del Pil e che, pertanto, aiutare il comparto significa attivare impulsi che si riflettono in tutto il sistema.
In tale contesto, il recente decreto “Salva-Italia” (Dl 201/2011 convertito dalla L 214/2011), pur rappresentando un’efficace risposta alla crisi dei mercati finanziari, ha ulteriormente compromesso il settore con l’inasprimento fiscale sulle abitazioni.
A fronte di questa situazione, l’Associazione si è attivata elaborando un articolato pacchetto di misure che il Governo ha valutato positivamente e che sono state ricomprese, almeno in parte, nei provvedimenti varati.

Il Presidente si è, quindi, soffermato sui contenuti del decreto legge 1/2012, da ultimo emanato dal Governo, contenente importanti misure in tema di liberalizzazione dei mercati e sviluppo delle infrastrutture.
In particolare, in tema di servizi pubblici locali ha valutato positivamente: l’impulso all`affidamento degli stessi attraverso procedure ad evidenza pubblica, l’attribuzione a tale processo di un elemento di virtuosità ai fini del Patto di Stabilità Interno, nonchè la previsione di maggiori poteri all’Antitrust nella valutazione delle condizioni per l’affidamento con gara dei predetti servizi.
Ha, altresì, espresso una positiva valutazione sui limiti imposti alla gestione in house dei servizi pubblici locali, attraverso la riduzione da 900.000 a 200.000 euro annui della soglia al di sotto della quale e` possibile affidare i servizi direttamente a societa` partecipate da soggetti pubblici.

In tema di infrastrutture, ha giudicato positiva la norma che consente alle società concessionarie di opere pubbliche e di pubblica utilita` di emettere obbligazioni, anche prive di specifica garanzia ipotecaria, purche` sottoscritte da investitori qualificati, ovvero tutti i soggetti autorizzati ad operare sui mercati finanziari. La norma appare, infatti, in grado di incentivare il potenziale finanziamento di infrastrutture realizzate con capitali privati, soprattutto nelle fasi di start up dell`investimento, quando ancora non vengono generati i cash flow.
Il Presidente Buzzetti è passato, poi, ad illustrare alcune misure correttive al provvedimento in grado di incidere concretamente sulle potenzialita` e sulle prospettive del settore delle costruzioni. In particolare, ha espresso la necessità di:
modificare l`art. 57 del provvedimento nel senso di estendere l`applicazione dell`IVA su opzione – non solo agli alloggi sociali e abitazioni rientranti in piani di edilizia convenzionata come attualmente previsto nel testo del decreto legge – ma a tutte le cessioni di abitazioni, anche se effettuate dopo 5 anni dall`ultimazione dei lavori ed alle locazioni di fabbricati residenziali costruiti per la vendita, temporaneamente affittati, ai fini di garantire la neutralità dell`Iva nell`esercizio dell’attività edile, che si trasforma, attualmente, in un costo aggiuntivo per le imprese gia` in difficolta` per la sfavorevole congiuntura economica in atto;
escludere dall`IMU i fabbricati costruiti per la vendita, per un periodo non superiore a tre anni dall’ultimazione dei lavori, e le aree edificabili in corso di edificazione e quelle oggetto di convenzione urbanistica. Al riguardo, l`art. 56 del provvedimento ha attribuito ai Comuni la facolta` di ridurre l`aliquota IMU (sino allo 0,38%, dall`ordinario 0,76%); tuttavia, trattandosi di una mera facoltà, l`Associazione ritiene che nessun Comune, nonostante la forte recessione economica attuale ed il conseguente incremento dell`invenduto delle imprese, dara` attuazione a tale disposizione, incidendo cosi` sulle casse degli operatori, già notevolmente compromesse per effetto della crisi economico-finanziaria in atto;
definire l`ambito di applicazione della norma, di cui all`art. 35 sui debiti pregressi delle amministrazioni statali, esplicitando che la stessa si applica anche alle transazioni commerciali relative a lavori.
Tale modifica renderebbe la misura conforme a quanto previsto dalla nuova direttiva europea sui ritardati pagamenti (Direttiva europea 2011/7/UE) che tra le “transazioni commerciali” include “la progettazione e l’esecuzione di opere e edifici pubblici, nonchè i lavori di ingegneria civile”.
Inoltre, appare opportuno prevedere anche misure che accelerino i pagamenti da parte degli enti locali nei confronti dei quali le imprese di costruzioni risultano maggiormente esposte;
modificare l`art. 51 del provvedimento che aumenta, dal 40 al 50 per cento – a partire dal 1° gennaio 2015 – la quota dei lavori che i concessionari autostradali devono affidare a terzi. Si tratta, infatti, di una misura del tutto insufficiente a garantire un fondamentale principio di derivazione europea, che impone ai soggetti che abbiano acquisito concessioni senza gara e senza la necessaria qualificazione all`esecuzione, di affidare a terzi i lavori inerenti tale concessione. Si ritiene, quindi, necessario elevare, quantomeno al 60 per cento, la quota di lavori che i concessionari autostradali sono tenuti ad affidare a terzi, avvicinando il mercato autostradale al contesto normativo europeo, e anticiparne l`applicazione al 2012;
– modificare le disposizioni di cui all`art. 43 del provvedimento tese a favorire la realizzazione di infrastrutture carcerarie tramite il ricorso ai capitali privati. Al riguardo, appare inopportuno prevedere il limite massimo di venti anni alla durata della concessione, in quanto non appare coerente con una corretta costruzione delle operazioni di project financing che necessitano di una valutazione specifica per la definizione del limite temporale della concessione. Inoltre è necessario eliminare l`obbligo, per i concessionari privati, di coinvolgere le fondazioni di origine bancaria o altri enti pubblici nel finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento delle infrastrutture carcerarie, trattandosi, infatti, di un onere improprio che esula dalla volontà del concessionario, essendo associato alla volontà di soggetti terzi (le fondazioni bancarie o altri soggetti pubblici);
– modificare l`art. 49 del provvedimento che prevedendo un decreto del Ministro dell`ambiente di concerto con quello delle infrastrutture e dei trasporti per l`utilizzo delle terre e rocce da scavo, pone una serie di problematiche che introducono ulteriori elementi di incertezza in uno scenario normativo farraginoso che rischia di aggravare la crisi del settore delle costruzioni. A tal fine, è opportuno individuare regole di chiara e immediata applicazione affinchè le terre e rocce da scavo derivanti dall’attività del settore delle costruzioni possano essere gestite come sottoprodotti, e quindi, sottratte al regime dei rifiuti, in modo da ridurre il ricorso all`attività estrattiva e la produzione di rifiuti.

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