Frammentare il quadro normativo del settore dei lavori pubblici

“Nel giro di pochi mesi – sottolinea Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli architetti e responsabile del Dipartimento Lavori Pubblici, abbiamo assistito a ripetute modifiche di norme che riguardano gli appalti e l’affidamento dei servizi di architettura e di ingegneria. Il Decreto sviluppo, ad esempio, appena qualche mese fa, aveva introdotto una norma che, nelle gare di appalti, forniture e servizi, sottraeva il costo del lavoro al ribasso, al fine di tutelare i minimi salariali del personale (comma 3 bis dell’art.81 del codice)”.
“Con il Decreto Salva Italia – continua – tale dispositivo è stato abrogato, vanificando il lavoro svolto dai Consigli Nazionali delle Professioni Tecniche, che erano stati tempestivi a proporre all’Autorità di Vigilanza un documento che determinava un criterio per il calcolo di tale costo del personale nei servizi di architettura e di ingegneria. Anche nell’ambito delle soglie, che in ragione dell’importo stimato determinano diverse procedure per gli affidamenti dei servizi di architettura e di ingegneria, si registrano provvedimenti altalenanti, che alimentano ulteriore confusione. Infatti, la soglia intermedia dei 100.000 euro è stata soppressa con lo “statuto delle imprese” (che prevedeva la procedura negoziata sino alla soglia comunitaria) e reintrodotta con il decreto “Salva Italia”, nel giro di venti giorni.
Sull’argomento il Consiglio Nazionale continua a sostenere che, al di là delle soglie, il migliore strumento per l’affidamento di questi suddetti servizi sia il concorso di progettazione; unica formula in cui il parametro di selezione è la qualità del progetto e non il fatturato, il ribasso dell’onorario o il numero di dipendenti del professionista concorrente. Concorso che deve essere comunque notevolmente semplificato per superare i limiti che ne hanno sinora impedito un’adeguata diffusione. Gli architetti italiani ritengono inoltre indispensabile la modifica di tutti quei dispositivi, come l’art.263 del Regolamento (DPR 203/2010), che impediscono l’accesso al mercato dei lavori pubblici dei giovani e degli studi professionali che non abbiano una notevole dimensione imprenditoriale, con parecchie decine di dipendenti. Ribadiscono la necessità di garantire maggiore trasparenza negli affidamenti attraverso il sorteggio pubblico delle giurie, sia nei concorsi che nella gare ordinarie, basate sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Queste modifiche – conclude La Mendola – dovrebbero comunque essere inserite in appositi provvedimenti specifici ed organici alla tematica dei lavori pubblici e non, come accade sempre più spesso, in leggi omnibus, che alterano e frammentano il quadro globale della normativa di settore.”

Consiglia questa notizia ai tuoi amici

Commenta questa notizia



Categoria notizia

MERCATO

Le ultime notizie sull’argomento